venerdì 24 ottobre 2008

giovedì 14 agosto 2008

NESSUNA DISCARICA SUL FORMICOSO! CONCERTO DI VINICIO CAPOSSELA IL 18 AGOSTO!

UNSITOSBAGLIATO SOSTIENE PIENAMENTE LA LOTTA POPOLARE DEI COMPAGNI E DELLE COMPAGNE DELL'ALTA IRPINIA!

Postiamo il comunicato stampa giratoci dal compagno/consigliere al Comune di Andretta, Aurelio Arace:

"Giornata di sensibilizzazione nazionale dell’opinione pubblica contro la costruzione di una nuova discarica sull’Altopiano del Formicoso, nel cuore dell’Alta Irpinia. Interverranno, tra gli altri, VINICIO CAPOSSELA, FRANCO ARMINIO, LA BANDA MUSICALE CITTA’ DI CALITRI, PASQUALE E PAOLO INNARELLA, CATERINA PONTRANDOLFO, JAMBASSA+KETAMO, MOLOTOV, SIMONE CAROTENUTO E TAMMURIATI DEL VESUVIO, FOLSKA e tanti altri cantori locali e paesani.

In seguito alla decisione del Governo di costruire una ulteriore discarica regionale in Campania nel territorio del Comune di Andretta, così come previsto dal Decreto Legge n°90 del 23/05/2008, convertito in legge 18 Luglio 2008 n°123/08, i Comitati: “ProFormicoso”, “Nessuno Tocchi Il Formicoso”, la Comunità Montana “Alta Irpinia”, la Comunità Montana “Ufita”, i Comuni di Andretta, Bisaccia, Cairano, Calitri, Aquilonia, Monteverde, Teora, Conza della Campania, Sant’Andrea di Conza, Lacedonia, Lioni, Vallata, Castel Baronia, Guardia Lombardi, Rocca San Felice, Villamaina, Trevico, Morra De Sanctis, Sant’Angelo dei Lombardi, la Legambiente Campania, il Circolo “Alta Irpinia” Legambiente Calitri, il Presidente del GAL-CILSI, l’Associazione dei Comuni della Podalica, gli Amministratori dell’Irpinia:

· Hanno deciso di organizzare, per LUNEDÌ 18 AGOSTO 2008, sull’ALTOPIANO DEL FORMICOSO, una giornata in cui la popolazione, gli artisti, i rappresentanti delle istituzioni si riuniranno a difesa delle Terre dell’Alta Irpinia dalla costruzione della “Discarica delle Discariche” sull’Altopiano del FORMICOSO.

L’evento si articolerà nell’arco dell’intera giornata, durante la quale si potranno prenotare visite guidate nei centri storici dei paesi dell’Alta Irpinia, nell’Oasi faunistica del WWF di Conza della Campania, nel Centro di Educazione Ambientale Legambiente Bosco di Castiglione e nel Museo Etnografico di Aquilonia. La giornata proseguirà sull’Altopiano del Formicoso dalle ore 17:00 fino a notte inoltrata. Interverranno gli artisti e gruppi musicali sopra citati.
Sono previsti stand di prodotti tipici artigianali ed eno-gastronomici ed aree attrezzate per campeggiatori e caravan.

La giornata servirà anche e soprattutto a far conoscere e a far aderire l’opinione pubblica alle nostre proposte.
PROPOSTE che sono delle alternative VALIDE tecnicamente, economicamente e socialmente per qualsiasi paese Civile!!!

ADERITE ai nostri SI’! ADERITE ai nostri NO!

I NOSTRI SI’

· SI’ a ridurre i rifiuti a monte del ciclo produttivo, eliminando gli imballaggi inutili;
· SI’ a potenziare subito la raccolta differenziata secco-umido “porta a porta”, eliminando i cassonetti;
· SI’ al riuso e riciclo dei materiali;
· SI’ agli impianti decentrati e diffusi di compostaggio dell’umido e di selezione del secco;
· SI’ all’adeguamento immediato degli attuali 7 impianti ex-CDR, per il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dei rifiuti, dotandoli di vasche per la produzione di compost.

In particolare, per la Provincia di Avellino, sosteniamo:

1. la necessità di un rapido adeguamento nel senso suddetto dell’impianto ex-CDR di Pianodardine, affidandone la gestione ad un Commissario ad acta o ai Consorzi, in direzione del funzionamento come impianto di TMB dei rifiuti indifferenziati;
2. la non differibilità della provincializzazione prevista dalla Legge Regionale n° 4 del marzo 2007 ed imposta dalle Direttive dell’Unione Europea, secondo le quali i rifiuti vanno trattati nei luoghi dove vengono prodotti e i materiali vanno recuperati prima di avviare a discarica le frazioni residue;
3. l’accettazione, in spirito solidale con gli altri territori della Regione Campania, di quantità di rifiuti solidi urbani da trattare negli impianti presenti, compatibilmente con le capacità degli stessi.

I NOSTRI NO

· NO ALLA LOGICA DELLE DISCARICHE;
· NO ALLA COSTRUZIONE DI UNA MEGA DISCARICA SULL’ALTOPIANO DEL FORMICOSO;
· NO, perché la Provincia di Avellino è quella che più si è attivata per avere un’impiantisca per il recupero ed il trattamento dei rifiuti;
· NO, perché la Comunità Montana “Alta Irpinia” ha raggiunto il 55% di raccolta differenziata;
· NO, perché gli Amministratori di questo territorio hanno speso energie progettuali:

1. per fare della sua vocazione ambientale e della sua natura incontaminata la maggiore risorsa per il futuro, utilizzando tutti gli strumenti locali, regionali, nazionali e comunitari della Programmazione Negoziata (POR; PIT, PIR; Patti Territoriali, LEADER II e Plus, Parco Letterario “Francesco De Sanctis”, etc.) per dare concretezza all’idea di Sviluppo Locale eco-compatibile;

2. per valorizzare le produzioni agricole, dal grano (che proprio nell’area fra Andretta e Bisaccia fa vivere migliaia di aziende agricole familiari) alla carne (agnello del Formicoso e vitello di grande pregio dell’Appennino), dall’olio della Valle dell’Ufita ai vini DOCG famosi nel mondo e al latte (la Regione Campania ha investito 4 milioni di euro per la Formaggioteca a Calitri, per fare un solo esempio) e quindi per attivare Progetti di Filiera di questi prodotti di eccellenza;

3. per fornire a molte aziende casearie campane (da Salerno a Caserta a Napoli) il fieno pregiato del Formicoso, alimento principe degli allevamenti bufalini, così da consentire a tanti produttori di mozzarella di bufala di arginare gli effetti della crisi drammatica dell’emergenza rifiuti;

4. per accettare sul territorio, talvolta in contrasto con le popolazioni, un gran numero di impianti eolici (che contribuiscono al fabbisogno dell’intera regione) ed una Stazione di trasformazione dell’energia per l’immissione nella rete elettrica a 380 mila Volt gestita dalla Società TERNA (a pochi metri dal sito di Andretta) che costituisce un nodo importante della rete nazionale, pur avendo essi un carattere invasivo e di aggressione al territorio;

5. per attivare gli strumenti della Programmazione Regionale atti all’istituzione del Distretto Energetico, già firmato dal Sindaco del Comune di Bisaccia, che è capofila, con l’Assessore Cozzolino, il quale dovrebbe consentire all’intero comprensorio di creare un polo di eccellenza nel campo delle fonti rinnovabili capace di dare ai giovani prospettive future sul territorio."

Per ulteriori informazioni:
www.nessunotocchiilformicoso.splinder.com


martedì 27 maggio 2008

1 Giugno: Manifestazione nazionale a Chiaiano "in difesa della salute, dell'ambiente e del diritto al dissenso"!

Da Infoaut.org

Come già preannunciato nei giorni scorsi, i "comitati popolari contro la discarica di Chiaiano" e la "Rete Campana Salute e Ambiente" hanno lanciato una mobilitazione nazionale per domenica 1 giugno, "in difesa della salute, dell'ambiente e del diritto al dissenso", con un corteo che attraverserà le strade del quartiere napoletano. L'appello è rivolto ai cittadini, ai movimenti, alle comunità in lotta: dai No-Tav, ai No-Dal Molin, ai No-Ponte. Ore 16 concentramento presso la Metropolitana di Chiaiano. Per adesioni e info: retecampanasaluteambiente@noglobal.org.

A Chiaiano, tolta la barricata, partono i carotaggi. Ma è tempesta giudiziaria sul Commissariato!

Da Infoaut.org

ORE 07:00: L'assemblea di questa notte, come si era percepito, è stata una bolgia: quel che poche ore fa sembrava una linea assodata, cioè la non rimozione dei blocchi, ha visto un ribaltamento per mano dell'ennesimo amministratore "di lotta e di governo". Il sindaco di Marano, Perrotta, è riuscito a ribaltare quel che era emerso dalle prime battute assembleari, che avevano visto anche momenti di contestazione agli amministratori locali: rimossa dai manifestanti, alle 3 di stanotte, la barricata di via Cupa dei cani, con la promessa, da parte di Perrotta, che le forze dell'ordine non prenderanno possesso del luogo. Rimangono sulla strada tronchi d'albero tagliati e masserizie e carcasse d'auto ribaltate. Si è ora in attesa dei tecnici che dovrebbero arrivare a minuti, per realizzare i carotaggi, per valutare la compatibilità del sito con il progetto di immettere nelle cave di Chiaiano 700mila tonnellate di rifiuti. Pochi i manifestanti presenti alla rotonda Titanic in questo momento. Da buttare la totalità delle prime pagine dei giornali, impegnatisi destramente nella pratica di criminalizzazione del movimento di protesta, paventando "guerriglia e sangue", quasi a voler spingere/tifare per l'azione repressiva.

ORE 08:30: I tecnici e le trivelle dell'Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania) sono entrati nelle cave di Chiaiano. I carotaggi daranno un responso entro una ventina di giorni. L'entrata è avvenuta da una via secondaria, non da via Cupa dei cani, il che mostra come la rimozione della barricata, voluta strenuamente dal sindaco di Marano, sia stata per lo più un vezzo e non una necessarità per dare il via ai lavori.

ORE 09:30: Mentre una decina di tecnici stanno eseguendo i lavori nelle cave, le agenzie battono una notizia che dà la cifra e rende (ancora una volta) l'idea di che razza di ceto politico-amministrativo ha gestito e sta gestendo l'emergenza: dopo gli scandali delle consulenze che avevano travolto lo scorso anno Bertolaso, oggi tornato in sella con ancora maggiori stellette, filtra l'emissione di un avviso di garanzia per il Prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, per la sua gestione del commissariato per l'emergenza rifiuti (di cui è stato a capo dopo le dimissioni di Bertolaso, lasciando poi la poltrona all'arrivo di De Gennaro) e di 25 arresti per funzionari e dipendenti del Commissariato. Tra i destinatari dell'ordinanza ci sono attuali o ex dirigenti della regione Campania e della Protezione Civile.

ORE 10:20: In piazza Titanic, teatro degli scontri con la polizia negli scorsi giorni, subito dopo la notizia degli arresti, si sono radunate un centinaio di persone che stanno presidiando la piazza.

ORE 12:45: Anche i vertici di Ecolog, la società responsabile dei trasferimenti delle ecoballe di rifiuti in Germania, sono indagati e sono tra i 25 arrestati di questa mattina. L'inchiesta riguarda pure Marta De Gennaro, responsabile del settore sanitario della Protezione Civile ed ex vice di Bertolaso, coinvolta nella faccenda dei trasferimenti all'estero. Traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni dello Stato: queste le accuse rivolte, nel quadro di un connubio di affari ed appalti tra politica ed imprese. Presente, anche questa volta, l'Impregilo, tramite una sua società, la Fibe.

lunedì 26 maggio 2008

Serre in rivolta: «Bertolaso ci vuole morti». In 500 al Consiglio: trattiamo ma non cediamo.

Da Il Mattino del 26/05

«Torniamo a casa con animo più sereno dopo l'incontro con il sottosegretario Bertolaso, al quale abbiamo esposto tutte le nostre perplessità sull'inserimento nel decreto del sito di Valle della Masseria». Il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, dopo l'incontro avuto in prefettura a Napoli con Bertolaso sembra possibilista su di una soluzione positiva. «Ci siamo dati appuntamento fra dieci giorni - dice il sindaco di Serre - in pratica quando sarà ultimata l'opera del commissario De Gennaro». Bertolaso sarà a Serre nei prossimi giorni. «A Bertolaso abbiamo spiegato che per il territorio di Valle della Masseria esiste un protocollo d'intesa tra ministero dell'Ambiente, l'allora commissario per l'emergenza rifiuti Pansa, la Regione Campania e la Provincia di Salerno nel quale è specificato che dopo l'individuazione e l'entrata in funzione della discarica di località Macchia Soprana, a Serre non sarebbero state realizzate altre discariche». A Serre le reazioni sono di altro tono. «Il sottosegretario ha voluto saggiare in anticipo la nostra resistenza. Vuole subito altro spazio a Macchia Soprana. E ci ricatta su Valle della Masseria». Nella piazza centrale di Serre, un minuto dopo la riunione napoletana, i particolari dell'incontro di Guido Bertolaso e del prefetto Alessandro Pansa con una delegazione partita da Serre, sono già conosciuti ed analizzati. Fra i tavolini dei bar all'aperto si parla solo di questo. «L'ha fatto per prassi, quello lì ha già deciso. Ci vuole "accidere", ci vuole morti», riflette un anziano. «Ci ha dato altri dieci giorni di riflessione. Verrà di nuovo qui per vedere come vanno le cose a Macchia Soprana. Forse ha cominciato a stimarci. Succede spesso fra nemici, no?». Su Bertolaso la diffidenza è sempre tanta. «Rispetti i patti già fatti, pacta sunt servanda», aggiunge un attempato avvocato. In prefettura a Napoli, dal paese degli Alburni, si sono presentati in 15, nove fra amministratori comunali e consiglieri d'opposizione e sei componenti dei comitati popolari. «Io da solo da quello lì non ci vado». È da sempre questa la linea di Cornetta verso Bertolaso, una diffidenza che viene da lontano. Questa volta il sindaco ha con sé tutte le anime della società civile del suo paese. L'esordio è di Bertolaso: «Innanzitutto voglio sgombrare il campo da dicerie: non agisco per ripicca. Io so bene ciò che state sopportando. Ve ne sono grato», dice il sottosegretario. Tocca a Cornetta mettere subito le cose in chiaro: «Non si discute con una pistola puntata alla tempia. Il protocollo firmato pochi mesi fa deve essere rispettato. Valle Della Masseria deve essere tolta dal decreto e poi parliamo. Serre ha già dato» e «se la vittoria è data dalla guerriglia, la gente considererà anche questo. L'appello alla collaborazione l'abbiamo rispettato - dice Cornetta - da un anno si scarica a Serre. Non ci possiamo far seppellire sotto l'immondizia». «Consentite l'ampliamento di Macchia Soprana», è la richiesta di Bertolaso. In cambio, fa capire, del possibile salvataggio di Valle della Masseria. Lo stesso scontro di un anno fa.

Dopo la processione del "Corpus Domini", Serre si ritrova nella palestra comunale per il Consiglio. Ci sono cinquecento persone ad ascoltare il sindaco Cornetta. Ed è subito colpo di scena: apertura di credito a Bertolaso, ma attenzione vigile: insomma credito condizionato. Ci sono dieci giorni di tempo per confrontarsi sull’ipotesi messa in campo ieri pomeriggio a Napoli: ampliamento di Macchia Soprana in cambio della salvaguardia di Valle della Masseria. Il sindaco porta la proposta del sottosegretario, ma non a tutti piace. Anzi, gran parte del consiglio comunale, a cominciare da Tommaso Scelza, Mimmo Catalano e Giovanni Grieco, tutti e tre appartenenti alla maggioranza del sindaco, diffida sostanzialmente il primo cittadino ad accedere al «do ut des» di Bertolaso. Il mandato che arriva dall'assemblea al sindaco è di trattare ad oltranza. Si chiede innanzitutto il rispetto del protocollo d’intesa, «perchè lo Stato non può venir meno ai patti stipulati con i cittadini», dicono tutti. Pesante la critica anche alla Provincia che non ha indicato un sito alternativo, facendo divenire nuovamente Serre il principale punto di sfogo dei rifiuti della Campania. E ripartono ancora le proposte che più di una volta erano affiorate. A cominciare dalle dimissioni in massa dei consiglieri e consegna delle chiavi del Comune al Commissariato qualora dovesse passare l’ipotesi di aprire un sito a Valle della Masseria. Il sindaco, anche con i suoi concittadini, ha ripetuto quanto aveva detto a Bertolaso: ha continuato a stigmatizzare il fatto che sullo stesso territorio debbano esistere due siti di discarica e poco lontano, a Coda di Volpe, un sito di stoccaggio temporaneo. E continua a chiedere che sia avviata la bonifica del territorio dalle discariche "legali" del passato, fino ad oggi promessa mai effettuata. Poi l’annuncio di una visita di Bertolaso non ha suscitato entusiasmi, ma non ci sono stati nemmeno fischi: solo qualche sparuto applauso ironico e di disapprovazione. Bertolaso è finanche disposto ad incontrare la gente, a partecipare al "faccia a faccia", correndo il rischio di un confronto diretto. La sua sarà una visita al sito, ma anche alle aree di pregio dove ci sono progetti di sviluppo turistico. Il tutto entro i prossimi dieci giorni. La trattativa, per i prossimi giorni, ha comportato anche la decisione di una moratoria su ogni tipo di protesta o presidio. Gli abitanti di Serre hanno assicurato che rimarranno buoni buoni ad osservare quel che accade, ma nessuno scenderà nuovamente in piazza. E l’ex sindaco Marano ha infine fatto un appello alla protesta civile e democratica: niente presidi e violenza, niente pietre. Si discuta con civiltà.

Oreste Mottola



Fragile tregua a Chiaiano. I tecnici arriveranno martedì, ma la Resistenza non smobilita!

Da Corriere.it


Averne, di montagne che partoriscono topolini del genere. Ancora alle 21 (di ieri sera, domenica 25 maggio, ndr), a Chiaiano tutto sembrava pronto per lo scontro finale. Un uomo scaricava tre fusti di vernice dal bagaglio di una Twingo blu e li affidava ad altrettanti ragazzi in motorino, che sgommavano verso il fondo di via Cupa di cane, e appariva chiaro, non solo per l’ora, che quella vernice non sarebbe stata utilizzata per dare una mano di bianco alle pareti. «Ci fanno le bombe», era la corretta deduzione di un anziano signore che assisteva alla scena da una finestra al primo piano. C’era un’aria che mancava l’aria, qui a Chiaiano, uno strano impasto di sagra paesana e trincea, dove tutti erano concordi nell’aspettarsi il peggio, e guardavano con apprensione la strada da dove sarebbero dovute spuntare le camionette della Polizia. I fuochi invece non si accendono, e nessuno avrebbe puntato un centesimo su questa eventualità. Quando è notte fonda, la delegazione dei sindaci e dei comitati si presenta all’assemblea di piazza Titanic divisa, ma decisa a discutere di quello che è emerso dalle tre ore passate in Prefettura, nell'incontro con il sottosegretario Bertolaso. I tecnici incaricati di controllare la cava dovrebbero arrivare martedì, non si sa ancora attraverso quale strada. Il governo vorrebbe la rimozione della barricata all’ingresso di via Cupa di cane. I sindaci non possono prometterla. Sarebbe una resa, e i centri sociali non lo permetterebbero. La soluzione potrebbe giungere da un tacito accordo, il passaggio della trivella da una strada secondaria, lasciando così intonso il muro di cassonetti avvolti dal filo spinato e il loro valore simbolico. Ma è anche sui simboli che si gioca questa partita, e non è sicuro che il governo sia disponibile ad accettare questo compromesso. Un passo indietro. Ore 17 di ieri. In piazza Plebiscito, a Napoli, sfilano le delegazioni dei Comuni interessati dall’ordinanza. Quella di Serre, nemico storico di Guido Bertolaso, è composta da poche persone. Mezz’ora ed è tutto finito. Arriva il turno di Chiaiano, e sull’ascensore della Prefettura non c’è posto per tutti. Oltre al presidente della municipalità, istituzionalmente l’unico autorizzato a trattare, vengono fatti accomodare anche i sindaci di Marano e Mugnano, i presidenti delle sezioni locali dei partiti, dal Pdl alla Sinistra Arcobaleno, il leader dei centri sociali napoletani, e altri personaggi che in qualche modo rappresentano la piazza. Sedici persone in tutto, un numero esagerato solo in apparenza. Il tavolo allargato non è dovuto a galateo istituzionale, ma ad una strategia ben precisa, rappresentare ogni aspetto della protesta, riprodurre il fronte sociale e politico più ampio possibile, per isolare i violenti. La trattativa, durata quasi quattro ore, non è stata rose e fiori. Ci sono stati momenti di dissenso forte. I sindaci hanno chiesto dieci giorni di tempo per consentire ai tecnici di entrare nelle cave per le analisi, lo stesso trattamento che è stato riservato a Serre. La risposta è stata un no secco. L’ulteriore proposta del fronte anti-discarica è stata al ribasso, 72 ore. Un altro no. Alla fine si è arrivati a queste 36 ore (che si concluderanno, appunto, martedì), che rappresentano il sottile diaframma tra lo scontro e la speranza di una soluzione non cruenta. Resta il nodo della barricata, da sciogliere entro domani. Ma l’accordo, firmato dai rappresentanti istituzionali e dai comitati cittadini, all’interno dei quali c’erano i centri sociali, è un modo per impedire a chi vuole la violenza ad ogni costo di nascondersi dietro a chi protesta in modo civile. Chi non ci sta e sceglie altre strade da ieri è più solo. Non sarà moltissimo, ma è comunque meglio di un disastro annunciato.

Marco Imarisio

domenica 25 maggio 2008

L'ideologia del sacro fuoco - Guido Viale

Da Il Manifesto del 24/05

Nessuna novità di rilievo, rispetto alle anticipazioni, nelle notizie relative alla strada scelta dal governo Berlusconi per portare la Campania fuori dall'emergenza rifiuti. Si continua a ritenere che gestire i rifiuti, anche in situazioni di crisi estrema come quella campana, si riduca a costruire degli inceneritori e aprire delle discariche: la stessa idea che era alla base del Piano Regionale varato 14 anni fa dalla Giunta campana di Rastrelli - e poi confermato da Bassolino e dagli altri commissari - che prevedeva la costruzione di ben 24 inceneritori. Che poi sono stati ridotti a 13, poi a 3, poi a uno solo - ma di dimensioni immani - mentre nel frattempo, in attesa di accendere il loro fuoco purificatore, non si è fatto altro che cercare siti vecchi e nuovi per aprire o riaprire discariche dove sotterrare la montagna crescente dei rifiuti che ogni giorno la regione produce, e che ogni giorno si accumula o riaccumula sulle strade. Di fronte a questo, la soluzione proposta dal governo si articola in quattro punti.

Più inceneritori

Quattro inceneritori, e non più solo tre: a quello mai finito di Acerra si dovrebbero aggiungere quelli già programmati di S. Maria La Fossa e di Salerno e un quarto a Napoli. Dei nuovi impianti non è stata comunicata la capacità. L'inceneritore di Acerra ha una capacità di 700.000 tonnellate all'anno di Cdr. Se i tre nuovi inceneritori fossero altrettanto grandi, si arriverebbe a quasi tre milioni di tonnellate: più di tutti i rifiuti prodotti dalla regione in un anno. Se, più sensatamente, avranno un terzo o poco più di quella capacità - diciamo 250.000 tonnellate anno ciascuno - e quello di Acerra, posto che si riesca a farlo entrare in funzione, lavorerà alla metà della sua capacità teorica, avremmo comunque un potenziale di oltre un milione di tonnellate/anno. Poiché il Cdr è meno della metà della frazione indifferenziata trattata, questo vuol dire che tra quattro anni, quando nella migliore delle ipotesi i nuovi inceneritori entreranno in funzione, la raccolta differenziata della regione non dovrà superare le 6-700.000 tonnellate/anno: cioè poco più del 20 per cento. La legge prescrive di raggiungere l'obiettivo del 40 per cento entro quest'anno e del 60 per cento entro il 20011. E' una legge fatta dal precedente governo Berlusconi, (Dlg.152/06), mentre la nuova direttiva sui rifiuti dell'Unione Europea prescriverà di arrivare almeno al 50 per cento di recupero di materia, obiettivo per raggiungere il quale bisogna però realizzare almeno il 60 per cento di raccolta differenziata. Quindi, se il governo non intende violare in Campania le sue stesse leggi, il Cdr per alimentare i nuovi inceneritori dovrà arrivare da fuori regione. Oppure si pensa di bruciare in questi inceneritori anche i sette milioni di tonnellate di ecoballe (grazie a un'ordinanza varata in articolo mortis dal governo Prodi) che si è già dimostrato impossibile smaltire in altri inceneritori. Sempre grazie a un'altra Ordinanza finale del governo Prodi, gli inceneritori campani continueranno a godere del famigerato Cip6; il che, negli otto anni di vigenza dell'incentivo, corrisponderà a un esborso a favore dei gestori da uno a due miliardi di euro, a seconda della effettiva capacità installata. Il tutto a spese delle utenze elettriche; e poi ci si lamenta che in Italia l'energia costa troppo. Per costruire i nuovi inceneritori rispettando le prescrizioni di legge ci vogliono almeno quattro anni. Nel frattempo dovranno lavorare a pieno ritmo le nuove discariche. Ma il governo intende attivare delle procedure accelerate per ridurre i tempi. E' una strada decisamente sconsigliata: la ha già seguita una volta la giunta Rastrelli, la cui commissione valutatrice ha assegnato l'inceneritore di Acerra a Impregilo (il progetto tecnicamente peggiore tra quelli in gara) perché il gruppo si era impegnato a realizzarlo in 300 giorni. La conseguenza è che siamo ancora lì e, per metterlo a norma, ci vogliono altri 150 milioni di euro: quasi il costo di un inceneritore nuovo. E non è detto che funzioni.

Otto-dieci discariche

Otto-dieci siti per aprirvi nuove discariche; per difendere ciò che vi viene fatto dentro provvederanno l'esercito e l'inasprimento delle pene per chi si oppone: una soluzione che verosimilmente verrà applicata anche a chi contrasterà i piani di incenerimento. Così l'ambientalismo del «fare», che negli ultimi mesi si è speso per promuovere l'incenerimento assai più che la raccolta differenziata o la riduzione alla fonte, per non parlare del trattamento meccanico biologico del residuo indifferenziato, che potrebbe ridurlo quasi a zero, può celebrare i suoi trionfi. A condizione che a proteggerlo ci sia l'Esercito.

Zero differenziata

Niente sulla raccolta differenziata. Ne ha parlato il ministro Prestigiacomo, peraltro esclusa dalla competenza sulla materia, che è stata consegnata alle cure del «nuovo» sottosegretario Bertolaso, che da Commissario straordinario non era riuscito a far valere le sue doti organizzative. Resta fermo il dettato del Commissario attuale: i comuni che non hanno presentato un piano per la raccolta differenziata (ma quanta? e con che risultati?) verranno commissariati e sanzionati. Ma per fare la raccolta differenziata non basta un piano: quelli consegnati al Commissario dagli oltre 500 comuni campani sono in gran parte inutili pezzi di carta. Ci vogliono risorse materiali (mezzi e uomini), strutture organizzative e competenze tecniche oggi in gran parte inesistenti e, soprattutto, un rapporto stretto tra i cittadini e le loro amministrazioni: tutte cose ancora in gran parte da costruire; assecondando i comuni più virtuosi e facendo far loro da traino a quelli inefficienti. Proprio quello che la gestione commissariale, sempre in attesa del fuoco purificatore, non si è mai sforzata di fare, perché è un processo che richiede l'attivazione di tutte le risorse inutilizzate o latenti di un territorio, che non si comandano dall'alto. Questa sì, sarebbe una politica del «fare»: una politica che però ha sistematicamente trovato di fronte a sé un «no» inespresso, ma non per questo meno efficace, di chi era in attesa del fuoco salvifico dell'inceneritore. I risultati di questa attesa sono davanti agli occhi di tutti.

Sprechi a pioggia

Niente sulla riduzione dei rifiuti alla fonte; la Campania continuerà a produrre 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno, con aumenti - se a contrastarli non provvederà il carovita - del 2-3 per cento all'anno. Non c'era quindi bisogno di spostare a Napoli tutta la compagine governativa per decidere un pacchetto simile. Di questa trasferta ha finora beneficiato, solo per un giorno, il centro della città, lungo il percorso presidenziale dall'aeroporto a Piazza del Plebiscito. Ma il dado è gettato. Adesso si apre una corsa: tra chi pensa di risolvere tutto con inceneritori e discariche, con un enorme dispendio di risorse e in contrasto con gli obiettivi di legge, e chi invece ritiene che la soluzione del problema stia nella riduzione dei rifiuti a monte, in una vera raccolta differenziata e in impianti decentrati e diffusi a valle (innanzitutto di compostaggio della frazione organica, poi di trattamento degli imballaggi, delle apparecchiature elettriche e elettroniche e dei rifiuti ingombranti; e magari di trattamento meccanico e biologico della frazione residua: cioè di un potenziamento impiantistico degli attuali Cdr), secondo quanto prescritto dalla normativa e attuato dalle città italiane, europee e statunitensi che hanno intrapreso un percorso virtuoso (S. Francisco, per fare un esempio, ha già raggiunto il 65 per cento di raccolta differenziata; pochi anni fa non ne faceva affatto). Ci potranno essere - e sicuramente ci saranno - mobilitazioni per opporsi all'aperture delle nuove discariche e dei vecchi e nuovi inceneritori. Ma la vera partita si gioca qui. Nell'impegno dei cittadini, dei loro comitati e associazioni, delle loro amministrazioni e delle nuove imprese provinciali previste dalla recente legge regionale a battere sul tempo il programma del «tutto fuoco».

Riceviamo e pubblichiamo...

L'assemblea delle realtà del Patto di Mutuo Soccorso riunita a Riace esprime soidarietà alle popolazioni di Napoli colpite dalla pesante repressione che tenta di fiaccare una resistenza determinata nel difendere la propria salute, i beni comuni e il diritto dei cittadini ad essere partecipi delle scelte che li coinvolgono e non sudditi e vittime dell'abbraccio tra politica, poteri forti e criminalità organizzata. Come già in passato, il Patto di Mutuo Soccorso saprà manifestare gesti di sostegno concreto alle popolazioni di Chiaiano e delle altre zone interessate che stanno sperimentando sulla propria pelle la volontà del nuovo governo di mantenere le promesse elettorali in tema di sicurezza, ordine pubblico e annullamento di ogni spazio di democrazia partecipata. In questo quadro l'assemblea si impegna a promuovere ed articolare nei singoli territori mobilitazioni in sostegno delle resistenze di Napoli.

Riace, 24 maggio 2008

Quello che è successo a Chiaiano...

Da Repubblica.it (in riferimento agli scontri di venerdì 23 maggio, ndr)

Dalla professoressa Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia in un liceo di Napoli, riceviamo questa testimonianza sugli scontri di ieri sera a Chiaiano: "Io sono nata in quella zona - ci ha raccontato per telefono - ma non abito più lì da tempo. Però mi sento legata a quella gente e a questa brutta vicenda. Così ieri sera ero lì e ho visto cose terribili. Ho avuto la sensazione che tutto fosse preparato, che la polizia abbia caricato improvvisamente senza una ragione, una scintilla. Perciò ho deciso di provare a scrivere quello che avevo visto".

Ecco il racconto della professoressa Di Guida: "Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra". "Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare". "Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitari. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".

Elisa di Guida (docente di Storia e Filosofia, Napoli)

Serra Arenosa è fuori dal decreto! Ma la Resistenza, negli altri posti minacciati, si organizza!

A due mesi dall'ultimo aggiornamento, periodo durante il quale è dapprima regnata una sospetta calma che non faceva presagire niente di buono per poi registrare l'ennesima emergenza rifiuti nel napoletano oltre che le ennesime pressioni indebite di Angelo Paladino su Serra Arenosa, il nuovo governo di centro-destra, in occasione del primo Consiglio dei Ministri, tenutosi simbolicamente (quanto ruffianamente) a Napoli, ha emanato, oltre ad altri liberticidi ed autoritari provvedimenti, un decreto legge concernente l'emergenza rifiuti contrassegnato dal pugno di ferro più spietato: il decadimento di Gianni De Gennaro dalle sue funzioni di commissario straordinario all'emergenza rifiuti, la nomina di Guido Bertolaso (toh, chi si rivede!) a sottosegretario di Governo con delega ai rifiuti (un ruolo creato "ad hoc"), 10 future discariche distribuite fra le cinque province campane, comprese quelle già individuate con la legge 87/07, 4 termovalorizzatori, tolleranza zero verso chi manifesta qualunque tipo di opposizione, siti proclamati "zone d'interesse strategico nazionale" ed, in conseguenza di ciò, presidiate dai militari dell'Esercito.

Come detto nel titolo del post, Serra Arenosa non figura in questo elenco (che sotto indichiamo specificamente). Di questo non possiamo che rallegrarci, ma, in fondo, nonostante le paure che ancora si percepivano fra la popolazione, non si è fatto altro che dar seguìto a ciò che il commissario De Gennaro, seppure tra qualche ambiguità, aveva, sin da metà febbraio 2008, appurato: quel sito è assolutamente inidoneo, come dimostrato dalla relazione del professor Ortolani e dalla strenua opposizione dei comitati popolari di Caggiano e Vietri, dei due Comuni, della Provincia di Potenza e della Regione Basilicata, avente avuto luogo negli scorsi mesi. Il nostro blog non può che rivendicare questa presa d'atto di civiltà e di buon senso, ma il suo compito non si ferma.

Il decreto di misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza rifiuti in Campania è stato pubblicato oggi (24 maggio 2008) sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 23 maggio. Il provvedimento, ora in vigore, prevede che lo stato di emergenza cessi il 31 dicembre 2009.

Si tratta di: Sant'Arcangelo Trimonte (Bn) località Norecchie, Savignano Irpino (Av) località Postarza, Serre (Sa) località Macchia Soprana (allargamento) e Valle della Masseria (eventuale carta di riserva), Andretta (Av) località Pero Spaccone, Terzigno (Na) località Pozzelle e Cava Vitiello, Chiaiano (Na), Caserta località Torrione (Cava Mastroianni), Santa Maria La Fossa (Ce) località Ferrandelle.

Come avremo modo di dettagliare meglio in successivi post, la Resistenza in questi luoghi si sta già organizzando, ed a Chiaiano (Na), quartiere a ridosso di una preziosa zona verde oltre che della zona ospedaliera, si è già trasformata in aperta rivolta (nelle giornate di venerdì 23 e sabato 24 maggio) da parte della popolazione tutta, sotto forma di poderose barricate (tramite bus capovolti, filo spinato, cassonetti, sacchetti di immondizia, presidi permanenti, ecc...) a protezione del luogo della cava di tufo (leggi incredibilmente permeabile a qualsiasi cosa) entro la quale dovrebbe sorgere la discarica, sassaiole, bombe carta, molotov, scontri fra manifestanti e forze dell'ordine (si registrano diversi feriti, una ventina circa, fra cui bambini, donne e anziani), blocchi stradali, cortei, mentre che si annuncia la preparazione di una manifestazione nazionale da tenersi a Napoli per il prossimo 1 giugno. Massiccia la presenza dei centri sociali e da rimarcare quella dell'intero consiglio comunale di Marano, paese limitrofo. Per il momento, regna la calma, e Chiaiano resta un fortino inespugnato. D'altro canto, i primi risultati della stretta sicuritaria, impressa dal governo, sono già sotto gli occhi di tutti: processate per direttissima, e condotte agli arresti domiciliari, 3 persone, e fermate altre 6; ma, come vedremo, tramite una diretta testimonianza, sono state, più che altro, l'intolleranza (non si sopporta la protesta ad oltranza, seppure nelle forme di un pacifico sit-in), la premeditazione, l'abuso delle proprie funzioni ed il non rispetto delle minime regole di uno Stato democratico (semmai di quelle di uno Stato di polizia), il che non rappresenta una novità, da parte delle forze dell'ordine (cariche e manganellate indiscriminate cui si è opposta una legittima resistenza) a causare i violenti disordini di ieri e dell'altro ieri.

UNSITOSBAGLIATO DICHIARA SODDISFAZIONE PER SERRA ARENOSA ED
ESPRIME PIENA SOLIDARIETA' ALLA LOTTA DI POPOLO DI CHIAIANO ED A TUTTE QUELLE CHE SEGUIRANNO!

domenica 23 marzo 2008

Aggiornamenti...

Napoli, 22 marzo - (Adnkronos, Corriere del Mezzogiorno) - Il commissario delegato per l'emergenza rifiuti, Gianni De Gennaro, ha reso noto che "prosegue con regolarità lo smaltimento dei rifiuti a Napoli ed in tutta la Campania, come evidenziano i dati degli ultimi giorni che, a partire dal 17 marzo, hanno fatto registrare i seguenti quantitativi di tonnellate raccolte: circa 7.650 nella giornata del 17; oltre 8.750 il giorno successivo, circa 8.100 il 19 e 8.860 il 20. Nella giornata di ieri le tonnellate di spazzatura raccolte sono state 10.060, per un totale complessivo di circa 43.418 tonnellate, con una media di 8.700 al giorno". In una nota del commissariato di governo è spiegato che "il risultato positivo è stato determinato dal regolare funzionamento degli impianti di Ferrandelle e dall'avvio di quelli di Marigliano oltre che dalla ripresa di maggiore operatività della discarica di Macchia Soprana, ed anche considerando che non si è potuto ancora dare corso - prosegue la nota - allo smaltimento, tramite termovalorizzazione, negli impianti tedeschi, perché non é stato completato l'iter procedurale della firma di tutti i contratti e delle relative autorizzazioni". Sottolinea De Gennaro: "L'attuale evoluzione positiva della crisi è, quindi, da attribuire quasi esclusivamente alla forte sensibilità dei cittadini campani ed in particolar modo di quelle comunità che, con grande spirito di solidarietà sopportano i maggiori disagi per l'interesse collettivo". Tra i comuni che hanno beneficiato dei recenti progressi, San Giorgio a Cremano, uno degli epicentri dell'emergenza. "Fino a pochi giorni fa avevamo 1000 tonnellate di spazzatura in strada - riferisce il sindaco Domenico Giorgiano - ora va meglio grazie ad un intervento straordinario di raccolta". Ma non è tutto rose e fiori. A Marigliano, giovedì sera, è iniziato l'abbancamento delle ecoballe (mentre prosegue la querelle su Eboli o Battipaglia come sede di un ulteriore sito di stoccaggio delle stesse, ndr). Ventotto camion hanno già scaricato 560 metri cubi di immondizia impacchettata nell'area del depuratore, requisita da De Gennaro l'otto febbraio scorso. Intanto, una delegazione del comitato per la tutela della salute ha concordato con i funzionari del consorzio di bacino Napoli 3, che gestirà le operazioni, una visita all'interno del sito. Al termine, l'ingegnere Sebastiano Pesce ha espresso preoccupazione: "Non tutte le balle sono coperte; le fosse per il percolato non sono state ancora realizzate e mancano pure i pozzi spia dello stesso. Complici le abbondanti piogge, un'autocisterna ha già prelevato 13 metri cubi del liquido che cola dai rifiuti". I tecnici del comitato rilevano, inoltre, che manca un sistema di lavaggio delle ruote dei camion che entrano nel sito e poi tornano indietro. Il sito di stoccaggio non sarebbe, infine, dotato di alcun sistema idoneo a spegnere gli incendi, estintori in primis. Replicano i collaboratori del Commissariato di governo: "I lavori sono stati effettuati dopo aver acquisito il parere di Arpac e Asl sulla fattibilità dell'intervento, i risultati sulla caratterizzazione della falda acquifera e del suolo da parte dell'Arpac, nonché altre valutazioni".

Ricordiamo, per dovere di cronaca, che l'individuazione degli impianti di Ferrandelle (Caserta) e Marigliano (Napoli) è stata oggetto, nelle ultime settimane, cioè prima della loro effettiva apertura, di consistenti proteste popolari (compresi tafferugli e scontri con le forze dell'ordine).

lunedì 17 marzo 2008

La Questione...

L'eco “balla” dei rifiuti campani

Cronaca di un disastro politico e della catena degli errori e delle responsabilità di due giunte regionali e del governo.

di Giuseppe Morrone

Emergenza rifiuti uguale a cumuli di spazzatura, roghi o discariche presidiate dalla polizia, cittadini inferociti... Ma qual è la catena di errori, incompetenze e malaffare che in un quindicennio di fallimenti commissariali e con un buco finanziario di 2 miliardi di euro ha prodotto il disastro?

L'emergenza in Campania è stata dichiarata fin dal 1994, per la cattiva gestione dei rifiuti urbani e per l'illecito sversamento di rifiuti tossici, soprattutto in terre comprese fra le province di Caserta e di Napoli, provenienti da tutta Europa spesso con l'aiuto delle ecomafie, camorra in primis. Su questi aspetti la magistratura e gli inquirenti sono al lavoro da tempo e ci diranno, quello che conosciamo, invece, è la catena politica delle decisioni.

Sin dalla fine degli anni '90, con un'amministrazione regionale e commissariato governativo presiedute/i da Antonio Rastrelli (An), in Campania viene stabilito un piano per lo smaltimento dei rifiuti. Nonostante il decreto Ronchi (ministro dell'Ambiente, Verdi) predisponga già l'obbligo di realizzare in tempi brevi un 35% di raccolta differenziata sul totale, la Regione punta essenzialmente sul "ciclo integrato": raccolta, selezione meccanica del Cdr (combustibile da rifiuto), tritovagliato e compattato nelle cosiddette "ecoballe" (ossia con selezione, teoricamente non inquinante, del rifiuto da bruciare) e infine incenerimento di queste mediante un unico termovalorizzatore (in origine se ne prevedevano tre, indicazione recentemente ripresa con un'ordinanza da Romano Prodi). Viene già individuato il territorio per la costruzione del mega-inceneritore campano: Acerra (Na), zona già ampiamente inquinata, con una concentrazione di diossina considerevole, ed in attesa di bonifica.

La scelta della Regione non prende in considerazione strade alternative come ad esempio le quattro "r" dell'opzione "Rifiuti Zero" (riduzione a monte della produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso), gli impianti di compostaggio, l'impiantistica a freddo, perfino le discariche pubbliche e controllate, oppure - senza troppo sognare - una normativa severa che informasse e orientasse pesantemente le amministrazioni locali e cittadini alla raccolta differenziata "porta a porta". Tanto più che proprio in Campania e in particolare nel salernitano esistono esempi d'eccellenza nazionale in materia (basti citare Mercato San Severino o Atena Lucana, che toccano vette dell'80%). Niente di tutto ciò.

Tralasciando l'inganno insito nel termine "termovalorizzatore" (ovverosia convertitore in energia dei rifiuti via produzione di calore ovvero di combustione), in generale, dato che l'incenerimento dei rifiuti nonostante tutte le mediazioni positive produce emissioni inquinanti, e nello specifico di Acerra, posto in aperta campagna, mal collegato e col rischio di diventare una delle tanti cattedrali del non-sviluppo del Sud, arriviamo alla gara di appalto per l'assegnazione della costruzione dello stesso. Il bando della giunta Rastrelli è del 1999, i principali concorrenti che si presentanto sono Enel e Impregilo-Fibe di Cesare Romiti. Nonostante la compagnia semi-pubblica avesse presentato un progetto giudicato più avanzato a livello tecnico, è l'Impregilo-Fibe, più nota per la costruzione di ponti e strade, ad accaparrarsi il gruzzolo pubblico, proponendo una tariffa stracciata, 83 lire per chilogrammo di rifiuto smaltito. E' il mercato, bellezza.

La costruzione del termovalorizzatore parte e si giunge fino all'attuale 92% della sua struttura finale realizzata, Antonio Bassolino, nel frattempo subentrato a Rastrelli, a presidente della Regione e commissario per l'emergenza rifiuti, sostiene l'opera e - direttamente o meno, lo sta vagliando la magistratura - l'ambiguo operato della Impregilo-Fibe (i cui massimi dirigenti sono attualmente rinviati a giudizio per diversi reati inerenti alla commessa Acerra). Tutto procede liscio quindi? Non proprio, perché la popolazione di Acerra è in rivolta e le minuziose contro-inchieste svolte da Tommaso Sodano, attuale presidente della commissione parlamentare Ambiente, di Rifondazione Comunista, denunciano che molte cose nell'appalto, nel progetto, nella raccolta non vanno. Diventeranno materiale per i giudici. La politica non ha voluto ascoltarle.

L'esempio migliore sono le "ecoballe", ovvero il punto centrale del piano del 1999, ormai giunte a contenere 7 milioni di tonnellate di rifiuti all'interno dei loro involucri plastificati, che continuano ad essere depositate nei 5-6 centri di raccolta della regione. Praticamente nessuna è stata ancora incenerita. E il motivo non è, banalmente, come i fans della termovalorizzazione (da Berlusconi a Veltroni, passando per Fini e Prodi, consigliati da quella che questo giornale ha più volte chiamato "lobby del Cip6") continuano a sostenere: l'entrata in funzione dell'impianto di Acerra bloccato dai "veti ideologici" dei nimby, degli "ambientalisti del no" ecc. ecc. Ma perché, molto più concretamente, come sostengono "gli oppositori", le "ecoballe" non sono compatibili con il termovalorizzatore in oggetto, e forse con nessun altro: infatti queste non sono neanche lontanamente "eco", in quanto composte, principalmente, da immondizia non dissezionata, né selezionata. In pratica, nelle "ecoballe" è mischiato di tutto, dai solidi indifferenziati all'umido, ecc., solamente compattato. Incenerirle equivarrebbe ad emettere nell'aria qualsiasi cosa. Con tutti i rischi del caso, spesso non prevedibili, essendo sconosciuto il contenuto del materiale da bruciare.

Morale: quelle "ecoballe" non sono combustibili, a meno di non volere creare una situazione catastrofica, e proprio su questa linea si attesta l'ultima, della fine di febbraio, ennesima e scellerata, ordinanza di Romano Prodi, la quale dichiara, senza mezzi termini, che le "ecoballe", seppure non a norma, come fra l'altro chiarisce uno studio del ministero dell'Ambiente di due anni fa, saranno bruciate, comunque, nell'impianto di Acerra e in sovrappiù - dato che i rifiuti si accumulano - in altri due inceneritori da costruire da zero a S. Maria la Fossa (Caserta) e Salerno.

Le "ecoballe", di proprietà, per forza di cose, della Impregilo-Fibe, diventano così l'esempio e il paradosso della catena di scelte poco ponderate, per non dire peggio, che hanno portato all'attuale drammatica situazione. Però si continua come se non fossero, appunto, una "balla", una bugia, ecologica.

Secondo paradosso: le discariche. Attualmente in Campania l'unica discarica, non a caso detta regionale, funzionante, e pubblica, è quella di Macchia Soprana, a Serre, in provincia di Salerno, capiente ma non infinita. Non si tratta della stessa area che scatenò le proteste dei cittadini, lo scorso anno, quando era in questione l'apertura di un altro sito poco distante, Valle della Masseria, a ridosso dell'oasi naturalistica di Persano, bensì appunto dell'alternativa a quest'ultima, indicata dalla Provincia di Salerno e caldeggiata dal ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. A parte Serre, il resto dei rifiuti viene scaricato in centinaia di piccole discariche abusive, specie fra Napoli e Caserta, che hanno consentito che i territori in oggetto, il cosiddetto "triangolo della morte", fossero considerati come una delle zone a più alta incidenza tumorale d'Europa. Queste discariche sono per la grande maggioranza localizzate all'interno di cave dismesse controllate dalla camorra. E ancora, continuando con il confezionamento delle "ecoballe", i rifiuti vengono sparsi lungo l'intero territorio della regione in centri di raccolta. L'umido, dove esiste la raccolta differenziata vera, viene mandato, a prezzi altissimi, verso la Sicilia per mancanza di adeguati impianti di compostaggio.

L'individuazione delle discariche pubbliche, o per lo stoccaggio delle "ecoballe", è un altro mistero. Esistono due documenti: uno è la legge 87/07, che recepisce le direttive del piano Bertolaso (commissario per l'emergenza rifiuti all'epoca), disponendo per ognuna delle cinque province campane (in realtà ne vengono prese in considerazione soltanto quattro, perché Caserta è inspiegabilmente ignorata) una discarica unica entro cui far confluire i rifiuti del territorio di competenza. Di queste quattro zone indicate, tre (Savignano Irpino per Avellino, Sant'Arcangelo Trimonte per Benevento e Terzigno per Napoli) stanno subendo solo adesso i primi controlli valutativi, mentre Serre (Macchia Soprana), passata dallo status di "provinciale" a "regionale" per ovvi motivi, è attiva e sull'orlo dell'esaurimento, tanto è vero che ci si sta attrezzando per individuarne un'altra in sua sostituzione, entro i confini della provincia di Salerno (c'è un'indicazione, dell'amministrazione provinciale salernitana, in tal senso, per quanto concerne Serra Arenosa, una cava dismessa sita nel territorio di Caggiano, e posta a confine con la Basilicata, ma l'inidoneità geo-ambientale, sottolineata rumorosamente dai geologi e dalla locale popolazione, oltre alla comprensibile ira lucana per lo sconfinamento, sembrerebbero invalidarla come ipotesi).

L'altro documento, meno ufficiale ma non per questo meno rilevante, è stato stilato da due eminenti geologi della "Federico II" di Napoli, Giovanbattista De Medici e Franco Ortolani, per le Assise della Città di Napoli e del "Mezzogiorno d'Italia" (una libera associazione d'individui tesa ad interrogarsi seriamente, tramite continue assemblee ed un portentoso bollettino, sugli scandali, anzitutto di moralità, presenti nel Mezzogiorno), oltre che sottoposto ai vari commissari succedutisi durante l'ultimo anno in Campania, a Romano Prodi e ad Alfonso Pecoraro Scanio, senza mai ottenere uno straccio di risposta. Lo studio contiene una dettagliatissima, e dovutamente motivata, mappa circa l'indicazione di una serie di siti (5, tutti posizionati fra l'alta Irpinia ed il beneventano, i feudi cioè di Ciriaco De Mita e Clemente Mastella...) perfettamente idonei ad ospitare, ognuno, una possibile discarica, dal punto di vista logistico, tecnico e della sicurezza ambientale: zone non naturalisticamente protette, non localizzazione entro i perimetri di cave dismesse, spesso e volentieri in mano alla camorra, adeguata lontananza dai centri abitati, assenza pressoché totale di falde acquifere e quindi del rischio di infiltrazioni di percolato, viabilità ampia e poco trafficata, quindi pressoché ideale per i mezzi che effettuerebbero il trasporto dei rifiuti, ecc. E' vero che lo studio inficerebbe il principio della "provincializzazione", posto come esiziale dalla stessa legge 87/07, ma è altrettanto vero, allora, che bisognerebbe dar ragione subito, e non demonizzare, le legittime rimostranze degli abitanti di Terzigno, Sant'Arcangelo, Savignano, Caggiano e, ancor prima, Pianura. Anche quando le proteste locali sono più che altro sospinte dall'ingenua e banale sindrome nimby (“Not in my back yard”) piuttosto che dalla ricognizione precisa e puntuale dei problemi, ambientali, logistici e tecnici, che potrebbero sorgere dall'apertura di siti di smaltimento in posti inidonei. Ma si sa. Se manca la politica, non resta che la protesta.

Liberazione, 13 Marzo 2008

sabato 8 marzo 2008

Un pò di chiarezza...

Grazie all'ausilio delle carte, proviamo a districare la matassa degli ultimi giorni, rilanciata dalla notizia richiamata nel post precedente. I fatti, anzitutto: il giorno 31 dicembre 2007, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, all'epoca Alessandro Pansa, preso atto della delibera consiliare della Provincia di Salerno del giorno 21 dicembre 2007, la quale indica nella cava di Serra Arenosa, tra i comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, il sito della futura discarica provinciale, emana l'ordinanza 520. Tale ordinanza dispone di “autorizzare, nel pieno rispetto delle prioritarie esigenze di carattere ambientale ed igienico sanitario, a decorrere dalla data odierna e sino a cessata esigenza... l'immediato accesso ai fondi del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa, riportati nella planimetria e nell'elenco delle particelle catastali allegati, per l'espletamento delle attività conoscitive, rilievi, sondaggi e verifiche tecniche, utili per lo studio di fattibilità e le ulteriori iniziative da porre in essere da parte della Struttura Commissariale....”. Segue l'elenco dei soggetti individuati dalla Provincia di Salerno, e quello dei soggetti individuati dalla Struttura Commissariale, preposti ai compiti, in realtà mai effettuati. Inoltre, tale ordinanza commissariale, come scritto in calce ad essa, avrebbe dovuto essere recapitata alla Provincia di Salerno ed al Comune di Caggiano; però, non si sa per quale misterioso motivo, al Comune di Caggiano, in realtà, è giunta soltanto il giorno 3 marzo 2008, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Ma non corriamo troppo. Il giorno 18 febbraio 2008, quando da un mese si è insediato Gianni De Gennaro a capo della Struttura Commissariale e quando l'onda lunga della protesta popolare va un po' scemando, viene emanata, da parte del neo-commissario delegato liquidatore per l'emergenza rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, l'ordinanza 612. In essa, “considerato che non risulta eseguito l'accesso al fondo in questione e che la competenza in ordine alla scelta e realizzazione dei siti è passata in capo” alla rinnovata Struttura Commissariale, e “rilevato che è opportuno rimuovere il provvedimento di individuazione del citato sito di stoccaggio (Serra Arenosa, ndr)”, si dispone di “revocare l'ordinanza commissariale n.520 del 31/12/2007 nella parte in cui prevede l'individuazione del sito di stoccaggio preliminare nel territorio del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa”. Anche tale ordinanza, nonostante in calce ad essa sia stato scritto che avrebbe dovuto essere notificata alla Regione Campania, alla Prefettura di Salerno ed al Comune di Caggiano, in realtà giungerà in Comune soltanto il giorno 3 marzo 2008, quindi contestualmente alla precedente, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Esposti i fatti, restano da segnalare tre ulteriori discrepanze, le quali si sommano alle precedenti: 1) come mai nell'ordinanza 612 si parla di “sito di stoccaggio preliminare” e non di "discarica provinciale", come in tutti gli altri documenti elaborati a proposito della vicenda oltre che nella dialettica della pubblica opinione? 2) alcuni sopralluoghi tecnici presso Serra Arenosa, stando ai racconti degli abitanti della zona, effettuati da militari, quindi della Struttura Commissariale, e civili, sono stati portati a compimento nelle scorse settimane (comunque posteriori all'ordinanza 612), non si sa con quali scopi e risultati; 3) il 20 febbraio 2008 si è tenuto l'incontro fra il commissario De Gennaro ed i vertici della Provincia di Salerno, al cui termine l'assessore all'Ambiente, Angelo Paladino, rilasciò queste due dichiarazioni: “nei prossimi giorni verranno effettuati dei sopralluoghi tecnici” (cosa effettivamente, ma nascostamente come detto, avvenuta, ndr); “l'ultima parola spetterà a De Gennaro”.

Da allora è calato di nuovo il silenzio, rotto soltanto dalla pubblicizzazione di queste due vecchie ordinanze, assurdamente non notificate a chi di dovere nei tempi dovuti, le quali hanno scatenato l'ennesima ondata di speranze, timori, rettifiche e battage mediatico. Delle due ci interessa particolarmente la 620, che, è bene chiarirlo, oltre ad un discorso di prammatica, cioè revocare un'ordinanza precedente perché non vi è stato dato corso concretamente, non dice una sola parola di sostanza riguardo alla vera questione: dichiarare che il sito di Serra Arenosa è inadeguato dal punto di vista geo-ambientale, logistico e legale. Probabilmente non era questo il compito del commissario liquidatore, Goffredo Sottile, è vero, ma è altrettanto vero che il commissario De Gennaro, dopo aver dimostrato di recepire ben tre punti d'incompatibilità fra la serie di essi indicata dai Comuni di Caggiano e Vietri, e dalla Provincia di Potenza e dalla Regione Basilicata, non ha dato seguito fattuale a tale circostanza, esprimendo, ad esempio, una contrarietà chiara e netta all'indicazione della Provincia di Salerno, pronunciamento il quale, come riconosce perfino Angelo Paladino, avrebbe chiuso, e ancora chiuderebbe, definitivamente la questione. Sarà soltanto questione di tempo e sarà, quindi, che si attendono i risultati dei sopralluoghi tecnici delle ultime settimane? Lo vogliamo ancora sperare confidando nella competenza e nell'oculatezza, dimostrate, del commissario De Gennaro, ma intanto la delibera consiliare della Provincia di Salerno resta appesa a mezz'aria come un'ingiusta Spada di Damocle sulle nostre teste, e contro di essa potranno agire, ma in là nel tempo di qualche mese ed ovviamente in caso di accoglimento, soltanto i ricorsi presentati, negli ultimi tempi, presso il Tar del Lazio, dal Comune di Caggiano e dalla Provincia di Potenza.

mercoledì 5 marzo 2008

Sul filo delle ordinanze...

Da Telecolore.it del 04/03/08:

Discarica di Serra Arenosa a Caggiano, punto e a capo. Il commissario delegato per la liquidazione della gestione commissariale e per la liquidazione della precedente gestione dei rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, ha revocato l’ordinanza dell’ex commissario Pansa che prevedeva l’apertura, nella cava a cavallo tra le province di Salerno e Potenza, di una discarica a servizio di tutto il "salernitano". Firmata alcuni giorni fa, è stata resa pubblica soltanto ieri in tarda serata. Per l’assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, Paladino, occorrerà adesso attendere una posizione ufficiale del commissario De Gennaro che, però, sembra concentrato su altri problemi.

A presto per un approfondimento sulla questione, intanto segnaliamo come, oltre al ricorso al Tar del Lazio, contro la delibera consiliare della Provincia di Salerno che indicava in Serra Arenosa il sito cui allocare la futura discarica provinciale, effettuato dalla Provincia di Potenza, analoga operazione è stata effettuata dal Comune di Caggiano.

giovedì 28 febbraio 2008

mercoledì 20 febbraio 2008

Ancora una fumata grigia... Intanto la Provincia di Potenza s'impegna ad impugnare la delibera...

Da Ansa.it:

Il commissario di governo per l'emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro, ha incontrato oggi, negli uffici della Provincia di Salerno, il Presidente della Provincia, Angelo Villani, e l'assessore all'Ambiente, Angelo Paladino, per fare il punto sull'emergenza rifiuti nel "salernitano". Al vertice ha preso parte anche il sottosegretario ai Trasporti, Andrea Annunziata. L'incontro è durato circa due ore. Il commissario De Gennaro è andato via senza rilasciare dichiarazioni. «Abbiamo discusso della situazione emergenziale, dell'impiantistica, della raccolta differenziata. È stato un incontro che ha visto sul tavolo la discussione di argomenti a 360 gradi»: ha detto l'assessore provinciale all'Ambiente, Angelo Paladino, alla fine del vertice. Paladino ha ribadito che al supercommissario è stata fatta esplicita richiesta affinchè si dia il via alla provincializzazione del ciclo dei rifiuti. Nel corso dell'incontro si è parlato anche del sito di Caggiano, individuato dalla Provincia di Salerno, mentre è stato smentito, da Paladino, che sia previsto un possibile ampliamento della discarica di Serre. «Serre chiuderà - ha affermato l'assessore - quando avrà finito di assolvere al suo compito. Cioè fino a quando potrà accogliere 700 mila tonnellate di rifiuti (capienza massima di Macchia Soprana, ndr) prodotti dalla regione Campania».

Da segnalare che Angelo Paladino, in una dichiarazione rilasciata a Il Mattino, ha aggiunto questa notazione: "Si è deciso che nei prossimi giorni ci saranno una serie di sopralluoghi tecnici". In un'altra dichiarazione ancora (da notare come ad ogni organo di stampa l'assessore Paladino fa trasparire un particolare diverso, forse orientato a tranquillizzare, o destabilizzare, l'uditorio cui si rivolge, ndr), rilasciata a La Nuova Basilicata, ha snocciolato queste frasi: "La Provincia di Salerno ha evidenziato come il sito sia potenzialmente idoneo (cosa vuol dire potenzialmente poi ce lo spiegherà, ndr), ora spetta al Commissariato prendere le ulteriori decisioni. Anche perchè sono i tecnici del Commissariato che dovranno valutare tutti gli aspetti idrogeologici e politici prima di ufficializzare il sito. Il commissario De Gennaro si è, appunto, riservato di decidere con la sua struttura tecnica". Sempre nello stesso articolo, La Nuova Basilicata c'informa che il commissario De Gennaro avrebbe riferito, a chiare lettere, che le proprie valutazioni si baseranno sotto l'aspetto della "capacità e della accessibilità" delle discariche da aprire (e ci mancherebbe altro, verrebbe da aggiungere, ndr).

In quali termini si sia parlato di Serra Arenosa, nonostante le numerose esternazioni di Paladino, non è ancora del tutto chiaro. Certo è che questi sopralluoghi non si capisce bene a cosa servano, dato che la situazione geo-ambientale risulta assolutamente INIDONEA (ci siamo perfino stancati di ripeterlo, altro che "potenzialmente idonea"...), checchè ne dicano, e ne scrivano, Belgiorno e la Provincia! L'altro fatto che registriamo è che, per parte di Paladino e contrariamente alle indiscrezioni fra ieri e oggi circolate, Macchia Soprana, Serre, non dovrebbe essere ampliata, ipotesi che, se si fosse concretizzata, avrebbe escluso, automaticamente, la soluzione Serra Arenosa.


Sempre nella giornata di oggi, l'intero Consiglio provinciale di Potenza ha approvato un ordine del giorno con cui dichiara «contrarietà» alla realizzazione di una discarica di rifiuti solidi urbani indifferenziati in località Serra Arenosa, tra Caggiano (Salerno) e Vietri (Potenza). Il Consiglio provinciale ha inoltre impegnato la giunta provinciale a «produrre tutti gli atti formali per impugnare la legittimità della delibera della Provincia di Salerno». Il sito è stato scelto dal Consiglio provinciale di Salerno ma, al momento, è stato dichiarato non idoneo dal commissario per l'emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro.

Di questa netta, e ulteriore, presa di posizione non possiamo altro che compiacerci...

martedì 19 febbraio 2008

La Provincia va in Commissariato e Paladino smorza i toni... Giorni decisivi...

Indichiamo gli ultimi due articoli (cliccare sulla dicitura "primo link" che riguarda l'articolo del 18/02; cliccare sulla dicitura "secondo link" che riguarda l'articolo del 19/02) che La Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato a proposito del caso-Serra Arenosa.

Riguardano l'annunciato, e nuovo (eufemismo!), studio di fattibilità presentato dall'ingegnere Vincenzo Belgiorno, per la Provincia di Salerno, al Commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, nella giornata di lunedì 18 febbraio, affinchè il commissario De Gennaro possa esprimere la propria decisione finale avendo in mano anche la posizione della Provincia di Salerno. In esso sono state ribadite (primo link), senza vergogna nè ravvedimento, le valutazioni già contenute nella famigerata, ed incompetente, relazione tecnica, sulla quale si basò l'indicazione di Serra Arenosa da parte della Provincia. Ma, a parte ciò, vi consigliamo di leggere le odierne dichiarazioni (secondo link) rilasciate dall'ineffabile Angelo Paladino, assessore all'Ambiente della Provincia di Salerno. Egli ri-mescola, ancora una volta, le carte, e, forse perchè accortosi di essere divenuto indifendibile, non dimostra la solita fiducia in se stesso e nelle proprie azioni, anzi appare piuttosto titubante, evasivo e confuso, atteggiamento che per noi potrebbe rappresentare un segnale definitivamente positivo dopo due mesi di passione.

Da segnalare come l'assessore Paladino, nel primo dei due articoli in oggetto, si permetta d'ironizzare sul professor Ortolani, cioè una delle poche persone che ha dimostrato, e non solo in questa occasione, seria professionalità ed attenzione alle prerogative, ed ai diritti, dei territori e delle persone. Veramente deplorevole, ma non ci stupiamo più di nulla.

CONTINUIAMO A VIGILARE, LA LOTTA PERMANE SERIA E INTRANSIGENTE!



sabato 16 febbraio 2008

Cambia il piano De Gennaro: non ri-aprirà nessuna delle vecchie discariche, perchè inidonee. Finalmente un gesto di responsabilità!

Da un estratto (con nostri incisi in grassetto) de Il Corriere del Mezzogiorno di sabato 16 febbraio:

Il calcolo di previsione che il commissario per l'emergenza, il prefetto Gianni De Gennaro, provò a elaborare al momento del suo insediamento mirava a sfondare il tetto di 1 milione di tonnellate (ma non, come furbescamente ipotizzava Paladino, da depositare in una o due mega discariche soltanto, bensì indicando questa concreta cifra complessivamente, da smaltire in 4-5 discariche di media grandezza; in questo senso basta consultare l'originario piano De Gennaro, da noi precedentemte riportato, anche se ormai divenuto, quasi del tutto, carta straccia, come sarà chiaro nel prosieguo del presente articolo, ndr) da smaltire in cento giorni, in coincidenza con la fine del suo mandato. Ora, la portata si riduce (probabilmente si attesterà sulle 700 mila tonnellate, considerando l'andamento di raccolta attuale e sottolineando come si stiano stringendo i contatti con due associazioni tedesche impegnate nello smaltimento dei rifiuti, Itad e Bde, le quali hanno ricevuto una richiesta ufficiale per smaltire, tramite incenerimento, 200 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, ndr). Non solo. Infatti, De Gennaro punta ad aprire le discariche provinciali nel più breve tempo possibile, data l'imprecisione delle valutazioni pregresse (lasciate in eredità dalla precedente struttura commissariale, ndr), attestanti la bonifica e/o l'idoneità dei vecchi siti (che si prevedeva, appunto, di utilizzare secondo il piano De Gennaro, ndr), nei quali è stato, invece, impossibile operare alla luce dei preoccupanti esiti scaturiti dalle nuove analisi (con lo stesso commissario che, in una dichiarazione all'Ansa, è stato costretto ad ammettere che avevano ragione le locali popolazioni nel protestare, ndr). De Gennaro preferisce la riservatezza, ma sarebbero soprattutto le condizioni in cui versa Lo Uttaro, il sito di Caserta già posto sotto sequestro, a suscitare inquietudine. "A Montesarchio - dice De Gennaro - ho dovuto revocare l'ordinanza poichè è emerso un rischio statico dell'invaso. Ad Ariano Irpino (quasi a voler smentire, inconsapevolmente, le recenti dichiarazioni dell'assessore Paladino, il quale aveva giustappunto nominato Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpino, oltre che dimostrando, ancora una volta, come dei dati tecnici, ambientali e geologici, dalle parti del Commissariato, nonostante le deroghe, se ne tiene adeguatamente conto, ndr) ho disposto delle analisi ed è emerso che oltre a franare, la discarica è anche inquinata. A Villaricca mi accorgo che la capacità residuale è di appena 10 mila tonnellate e, fatti velocemente i calcoli, non mi conviene spendere soldi per uno spazio tanto insufficiente". A questo punto, diventa non solo necessario, ma improcrastinabile aprire nuovi invasi: "Chiuso il discorso con le vecchie discariche - affonda il commissario - dato che le carte che abbiamo trovato segnalavano situazioni ben diverse rispetto a quello che abbiamo effettivamente rinvenuto dopo aver eseguito i nostri esami, compresi i carotaggi obliqui e le analisi del terreno, non ci resta che aprire le nuove discariche provinciali" (ricordiamo che, secondo la legge 87/07, esse sarebbero da edificare a: Savignano Iripino (Av), Sant'Angelo Trimonte (Bn) e Terzigno (Na); il caso di Serre (Sa), è diverso: essa è già attiva ed è in fase di esaurimento; infatti, nella stessa legge 87, si demandava alla Provincia di Salerno d'individuarne un'altra in sua sostituzione: come tutti sappiamo, in tale ottica, è stata indicata Serra Arenosa, Caggiano (Sa); per quel che riguarda la discarica provinciale da ubicare nel territorio casertano, infine, nella legge 87 non v'è traccia, nè menzione, alcuna, ndr). Prosegue De Gennaro: "Tra una settimana incominceremo a lavorare a Savignano Irpino. Quindi, avvieremo Sant'Arcangelo Trimonte, nel Sannio, dove mi recherò martedì prossimo per incontrare i rappresentanti locali. Poi toccherà a Terzigno. Successivamente esamineremo quale discarica aprire nel Casertano e quale nel Salernitano". Per Savignano, De Gennaro ha già firmato gli atti amministrativi, c'è il progetto definitivo ed è stato modificato anche il provvedimento per gli espropri. "In due mesi - precisa - spero di poter occupare progressivamente sia Savignano che Sant'Arcangelo, giacché si tratta di siti capaci, rispettivamente, di accogliere 700 mila e 450 mila tonnellate". Per Terzigno, infine, è pronto lo studio di fattibilità del ministero dell'Ambiente.

venerdì 15 febbraio 2008

Voci di stampa...

Da un estratto de Il Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 13 febbraio:

Sul destino della discarica da realizzarsi a Caggiano si apre ufficialmente la "crisi" diplomatica tra Provincia di Salerno e commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti. A sancire il gelo è l'assessore provinciale alle Politiche Ambientali, Angelo Paladino, intervenuto ieri alla presentazione dello spot promozionale "Coltiva le differenze, che nelle prossime settimane sarà trasmesso dalle tv e dalle radio locali per sensibilizzare la popolazione all'abitudine della raccolta differenziata. "A fine settimana o al massimo nei primi giorni della prossima - ha esordito l'assessore - saremo a Napoli per presentare la nuova relazione tecnica preparata dal professore Vincenzo Belgiorno sulla discarica da realizzarsi a Caggiano. Restiamo convinti della bontà del lavoro fatto, ma siamo perplessi rispetto a quanto in realtà vuole il commissario De Gennaro. Se ha in mente una mega discarica da un milione di tonnellate (come sembra dalle ultime indiscrezioni rilanciate attraverso diversi organi di comunicazione, ndr), per reggere molto tempo, allora siamo su due strade completamente opposte e Caggiano, prevista per 300mila tonnellate, non potrà mai essere utilizzata per un quantitativo simile. Se così stanno le cose è meglio che ce lo dica subito".

Da La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 14 febbraio:

"La scelta di una mega discarica da un milione di tonnellate per De Gennaro potrebbe risolvere il problema dell'emergenza rifiuti ed escluderebbe automaticamente la località di Serra Arenosa in Caggiano, di dimensioni infinitamente inferiori." E' quanto sottolinea il sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano, secondo il quale "è giunto il momento di decisioni irrevocabili da parte della Provincia". Intanto, ieri mattina, il sindaco Caggiano ha inviato al presidente del Consiglio Provinciale una richiesta di audizione nella Conferenza dei capigruppo della Provincia di Salerno.

Da La Nuova Basilicata di giovedì 14 febbraio:

E' questa (l'ipotesi mega discariche, ndr), secondo Paladino, l'unica possibilità per non realizzare la discarica al confine tra le province di Salerno e Potenza. Anche perchè i rilievi tecnici evidenziati dai Comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, e dalle stesse Regione e Provincia di Potenza, non potrebbero aiutare in caso di necessità. "Parlare di sismicità o di vicinanza ai centri abitati - ha ricordato l'assessore - non farebbe recedere il Commissariato dal costruire la discarica tenuto presente che Ariano Irpino o altri siti che si trovano nella stessa situazione saranno riaperti" (vergogna, spudoratezza e mancanza di contatto con la realtà, da parte di Paladino, ancora una volta, ndr).

In attesa che venga fissato qualche punto fermo e preciso, valutiamo le indiscrezioni, deploriamo la solita ambiguità (tendente al pilatesco scaricabarile) dell'assessore Paladino e, soprattutto, segnaliamo uno spunto di riflessione: si è mai visto un responsabile dell'Ambiente, quale è Paladino, per il quale i requisiti tecnici, geologici e, giustappunto, ambientali, di una data zona, valgano meno di zero?








martedì 12 febbraio 2008

Informiamoci...

Da Il Manifesto del 10 febbraio 2008:

Acerra, gli affari dell'inceneritore

Inchiesta.

La Fibe voleva guadagnare dalla produzione di energia. Un business da milioni di euro. Bruciando di tutto, anche i pneumatici. Ecco cosa si nasconde dietro la costruzione dell'impianto.

Francesca Pilla
Napoli

Incenerire ogni cosa, tutta l'immondizia della Campania, plastica, carta, vetro, alluminio e perché no, anche pneumatici. Termovalorizzare, produrre energia e guadagnare miliardi di euro, con la garanzia di avere un monopolio per almeno 16 anni, ma attraverso le «mosse» giuste arrivare a un quarto di secolo e oltre. Sarebbe stato questo l'obiettivo Fibe-Impregilo, non certo i due miliardi e mezzo di euro serviti in 14 anni a mantenere in piedi le spese per il carrozzone del commissariato speciale. Le consulenze d'oro, gli stipendi milionari di Antonio Bassolino, del vicecommissario Raffaele Vanoli, del subcommissario Giulio Facchi (che negano di aver riscosso cifre da capogiro) sono una storia nella storia, se ci sono state spiegano solo in parte il disastro ambientale. Possono essere la ragione del consenso a un progetto «conveniente», dove anche i «raccomandati» fanno parte del sistema. Ma il come e il perché si arriva all'irreparabile nel sistema gestionale, ora in mano al prefetto De Gennaro, si chiama business e per i dirigenti Impregilo aveva un nome: il termovalorizzatore di Acerra. Per riuscire a costruirlo - secondo le indagini dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - Pier Giorgio Romiti a capo dell'Impregilo, Paolo Romiti direttore commerciale della controllata Fibe, gli altri dirigenti Armando Cattaneo e Vincenzo Urciuoli, insieme ai capimpianto dei cdr avrebbero ingannato, aggirato, lavorato sottobanco con la sola garanzia-speranza che il progetto andasse a buon fine. Nessuno si sarebbe dovuto accorgere che il cdr prodotto non era a norma, che non avevano in possesso le discariche dichiarate al momento della gara, che non si erano accollati le spese di spedizione delle ecoballe fuori regione (come pure previsto dal contratto). Una volta accesi quei benedetti forni di Acerra, le montagne di rifiuti si sarebbero volatilizzate nella cenere (anche tossica). Magari avrebbero ricevuto anche i complimenti delle amministrazioni e del governo di turno per avere messo la parola fine alle cicliche crisi campane. Di sicuro avrebbero guadagnato negli anni cifre astronomiche. E il commissario Bassolino? Per l'accusa avrebbe facilitato le operazioni e dato diversi, troppi, via libera e uscite «in sicurezza».

E' stata l'inchiesta della Procura di Napoli a evitare l'inevitabile. Tre anni di indagini che hanno prodotto oltre 100 mila pagine di fascicoli e 29 imputati. Cento faldoni zeppi di passaggi meticolosi, documenti, intercettazioni, compongono un impianto accusatorio confermato la scorsa estate dal gip Rosanna Saraceno, che ha disposto il sequestro di 750 milioni di euro e interdetto la ditta alla partecipazione di gare pubbliche di smaltimento rifiuti. Ora nell'udienza preliminare l'accusa cerca di confermare le tesi: hanno truffato la regione Campania e il governo per interessi privati. La camorra non c'entra un tubo nella lenta agonia che ha portato al collasso l'intero ciclo. Se pure si è infiltrata nei vari processi, il suo ruolo è stato marginale.

Come ti aggiro il contratto

La gara d'appalto del '99 era chiara e senza scappatoie. L'Impregilo avrebbe dovuto entro 14 mesi costruire il termovalorizzatore, avere a disposizione terreni e impianti funzionanti a norma di legge, in particolare al Dm del '98. Non avrebbe potuto subappaltare a terzi nessuna delle attività, anche del trasporto, e soprattutto in caso di disfunzioni o di slittamento dei tempi avrebbe dovuto sostenere ogni spesa relativa all'invio delle ecoballe fuori regione. Tutto disatteso. La multinazionale avrebbe mentito fin dall'inizio, partecipato senza avere la metà dei requisiti richiesti, tra l'altro lanciandosi in un'attività che nulla aveva a che fare con la sua esperienza in costruzioni. Come confermato dai fatti, l'Impregilo-Fisia-Fibe non ha rispettato nessuna delle prescrizioni, anzi quando si è accorta che il ciclo non funzionava avrebbe organizzato la truffa, tentando di guadagnare sui disastri. E' qui che Bassolino e il suo staff avrebbero commesso una serie di illeciti dal 2001 al 2004, concedendo deroghe su punti fondamentali del contratto. Non sarebbe stata infatti nei poteri del commissariato la possibilità di modificare la gara d'appalto per favorire l'azienda affidataria. Il commissariato avrebbe autorizzato, senza averne il potere, la «creazione» delle piazzole di sosta per le ecoballe: mostri come la cittadella della "munnezza" a Taverna del Re di Giugliano, a Villa Literno, a Santa Maria La Fossa. Non solo, si è accollato tutti i costi del mancato smaltimento e non ha «controllato» gli impianti cdr. Se è andata effettivamente così qual è il motivo? Sono stati aggirati o ci hanno guadagnato? Saranno i giudici a decidere.

Le banche sapevano?

I tecnici e i consulenti, però avevano le prove che il sistema era «taroccato». Sono, infatti, prima le banche finanziatrici a rendersi conto che qualcosa non quadra. Già nel 2001 la San Paolo Imi group e l'istituto di credito internazionale West Lb, alla richiesta di ingenti finanziamenti vogliono vederci chiaro e mandano un consulente, l'ingegnere Paolo Polinelli della Montgomery Watson. Nonostante i tentativi di dissimulazione e le analisi «addomesticate» dal laboratorio Fisia di Genova, Polinelli giudica inidonei gli impianti. Procede a nuovi controlli e come dichiarato ai pm conclude: «La nostra analisi del progetto fu progressivamente confortata da analisi sul cdr... fu considerato assolutamente lontano dai valori richiesti». Ma Armando Cattaneo, l'ex ad di Fibe, che secondo l'accusa sapeva e condivideva con la supervisione di Pier Giorgio Romiti, dà tutte le rassicurazioni sull'adeguamento. Le parti trovano un «escamotage», come riferisce Polinelli: «Il cdr sarebbe stato mediamente conforme ai parametri contrattuali». Prima del finanziamento avvenuto nel 2003 stipulano dunque un «Cdr side letter» dove si garantiscono eventuali adeguamenti. Solo il Credito Lyonnaise si era già sfilato, probabilmente aveva sentito puzza di «bruciato». Al telefono, nel maggio 2004, lo stesso Cattaneo afferma che mentre le banche si erano accorte dei problemi sulla qualità del cdr «il commissario (Bassolino, ndr) ha avuto un approccio blando». In seguito, con gli impianti che facevano acqua la Fibe decide di «andare oltre» e apre discariche fantasma per non vedersi chiudere i rubinetti da parte delle banche.

No differenziata, più energia

Già nel 2002, però, la situazione inizia a precipitare, da destra a sinistra in parlamento chiedono conto della monnezza in strada attraverso due interrogazioni parlamentari di Emidio Novi (Fi) e Pecoraro Scanio (Verdi). Nell'agosto 2002 Cattaneo scrive una nota al cdm «per dirimere ogni dubbio»: il materiale è a norma, cita i controlli Fisia di Genova. Dalla sua ha anche il via libera dell'Arpac, per questo è indagato il dirigente Maurizio Avallone, che nonostante i sopralluoghi non avrebbe mai denunciato le irregolarità. Il commissario Bassolino è l'intermediario con il governo e riesce a strappare diversi Opcm per fronteggiare la perenne emergenza. Piovono soldi, deroghe, poteri speciali. I progetti per la differenziata, però, non decollano. I motivi sono diversi. Nel 2005 sull'utenza in uso a Ettore Figliola, avvocato del dipartimento della protezione civile, la spiegano così: «Qui forse non hanno capito una mazza... è stata creata una società che ha fatto gli appalti per darli a. .. (indecifrabile) ...di intera proprietà del comune di Napoli. Bassolino e soci fecero una gara per la raccolta differenziata spendendo la bellezza di 280 miliardi; hanno poi comperato una serie di mezzi e autocompattattori per la munnezza normale? Dopo che glielo hanno dato all'Asia in comodato d'uso gratuito. Insomma il commissario compra i mezzi, li regala a qualcuno, qualcuno crea una società... peggio!». Ma questa è una supposizione ai limiti dell'illazione e non una prova.

Per l'accusa è invece un fatto che l'Impregilo avesse interesse a mettere di tutto nel termovalorizzatore per guadagnare di più e anche recuperare il tempo perduto a causa delle proteste degli acerrani, delle prescrizioni governative e delle inchieste. Infatti i magistrati, con diverse indagini parallele, iniziano via via a sequestrare gli impianti giudicati vecchi e inadeguati, bloccando un ciclo «artificioso». Non a torto visto che le «macchine» non riuscivano a stoccare nemmeno l'alluminio e i rifiuti presentavano più plastica in uscita rispetto all'entrata del talquale, come confermato perfino da un tecnico Fibe, l'ingegnere Sergio Pomodoro. Non solo. Nelle ecoballe ci finivano anche i pneumatici, che avrebbero aumentato l'energia prodotta dall'incenerimento. Ecco quanto si legge negli atti: «Effettuavano recupero di rifiuti speciali, pneumatici fuori uso, dotati di elevato potere calorifico destinati all'additivazione prodromica all'aumento del Pci delle balle di Cdr». Il tecnico della Fibe scrive nel tempo a tutti i dirigenti Impregilo per chiedere gli adeguamenti necessari per legge. Il 16-10-2002, in particolare, fa riferimento ai test interni nei siti di Caivano e Giugliano. «Mentre quelli di Caivano - scrive - sono ritenuti mediamente positivi (a parte il contenuto di cloro) quelli di Giugliano sono da ritenersi non soddisfacenti». Pomodoro sostiene anche che si tratta di una condizione generalizzata perché «le efficienze di separazione degli impianti sono sostanzialmente difformi da quelle di progetto (cioè va tutto insieme: carta plastica, metalli ferrosi, ndr)» e che si deve procedere all'adeguamento. Oggi, dopo sei anni, quell'adeguamento è ancora lettera morta.

mercoledì 6 febbraio 2008

A Buccino il percolato?

Da Il Mattino del 05/02:

Intesa raggiunta per una proposta alternativa al piano del commissario De Gennaro, il quale individuava il depuratore Sele-Tusciano, nel comune di Eboli, come uno dei due luoghi idonei (l'altro è Nocera Superiore) allo stoccaggio del percolato. Il documento presentato dalla Provincia di Salerno indica la compatibilità di una vasca, prossima ad un impianto sito nel territorio di Buccino, da anni in funzione per il trattamento dell'inquinante, capace di contenere i 2 mila metri cubi richiesti. Una valutazione questa, frutto di incontri susseguitisi in questi giorni tra i tecnici della struttura commissariale, la Provincia di Salerno, il Comune di Eboli ed il Consorzio Asi, ente di gestore degli impianti di depurazione. Un documento di sintesi non solo tecnica, ma anche politica, per scongiurare l'ipotesi del percolato a pochi metri dal mare e dalla foce del Sele. Ed è sulla spinta dagli assessori all'Agricoltura e all'Ambiente della Provincia di Salerno, del sindaco di Eboli, Melchionda e dell'assessore all'Ambiente e Agricoltura del Comune di Eboli, Pierino Infante, che ieri pomeriggio, pare, sia stata raggiunta un'intesa con la società CGS del consorzio Asi, gestore del suddetto impianto buccinese, individuato per contenere il percolato. Nei giorni scorsi i tecnici hanno proceduto ad elaborare un piano alternativo per il liquame prodotto dalla decomposizione del rifiuto, che dal 28 gennaio scorso, come da ordinanza commissariale, sarebbe dovuto arrivare ad Eboli, in contrada Coda di Volpe, nel depuratore Sele-Tusciano, mai entrato in funzione per l'assenza di una rete di collegamento. Pericolo scongiurato per i territori della piana del Sele? Troppo presto per dirlo, l'ultima parola spetta al Commissariato di Governo, che in queste ore valuterà la fattibilità del piano proposto.

Ci stupisce la sapientissima, e coordinata ai più articolati livelli, celerità tecnica e strategica dimostrata, in questa occasione, dalla Provincia di Salerno, specie se raffrontate all'inerzia e perfino alla cocciutaggine, anche di fronte ad evidenti ed accertate incompatibilità geo-ambientali e non solo, dimostrate nel caso di Serra Arenosa. Certo, capiamo che quest'ultima sia stata indicata direttamente dalla Provincia, a differenza del percolato ad Eboli, scelta effettuata dal Commissariato, ma pensiamo anche che, di fronte ai propri errori di valutazione (o forse non si tratta di questo, bensì di malafede e calcolo politico...) si possa ragionevolmente, ed autocriticamente, tornare indietro.

domenica 3 febbraio 2008

Paul Connet, teorico della Strategia Rifiuti Zero, a Napoli...

Napoli ospiterà per tre giorni Paul Connett, docente e ricercatore riconosciuto a livello mondiale per i suoi studi sul trattamento dei rifiuti, massimo teorico della Strategia Rifiuti Zero. Invitato dalla "Rete Campana Salute e Ambiente", terrà tre conferenze nel capoluogo campano: sabato 2, domenica 3 e lunedì 4 febbraio.

Professore di chimica ambientale e tossicologica alla St Lawrence University a Canton di New York, Paul Connet si occupa da più di 15 anni di studiare la gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento, ricercando alternative più sicure e sostenibili. Ha partecipato ai più importanti convegni internazionali sull'argomento e pubblicato diversi studi e documentazioni che ha presentato poi nel corso di numerosissimi incontri con il pubblico negli Usa e in molti altri stati. Gli studi di Connet partono dall’osservare come nei paesi in via di sviluppo la quantità di rifiuti abbia raggiunto, negli ultimi anni, livelli altissimi - per via della popolazione in continuo aumento, della migrazione dalle campagne verso le città, e per gli effetti della globalizzazione, che hanno reso ubiquitari i modelli di consumo occidentale, e per il proliferare delle confezioni monouso. Le discariche, spesso semplici ammassi di rifiuti a cielo aperto, sono stracolme e la dilatazione dei confini delle città limita la possibilità di crearne di nuove. Per questo molte nazioni guardano alla possibilità di incenerire i rifiuti come la situazione ideale. Ma si tratta di una tecnologia che presenta numerose problematiche e che i paesi più evoluti si avviano ad abbandonare. Le alternative hanno un costo inferiore, forniscono maggiori posti di lavoro e determinano un minore inquinamento.

Il movimento Rifiuti zero punta infatti ad una cospicua riduzione dei rifiuti prodotti. Un processo difficile ma rivoluzionario che prevederebbe, a livello locale, diverse iniziative, tra cui:
1) Adottare di un programma di smaltimento dei rifiuti che non preveda l’incenerimento.
2) Decentralizzare la gestione dei rifiuti facendo affidamento sulle risorse delle comunità locali.
3) Tenere separati i materiali da riciclare per preservarne la qualità.
4) Dare impulso al compostaggio, appetibile dal punto di vista economico.
5) Rendere la partecipazione al programma conveniente e significativa, istituendo se necessario, un sistema di incentivi economici.
6) Sviluppare un mercato per i materiali riciclati possibilmente a livello locale.
7) Impegnarsi per responsabilizzare i produttori relativamente a tutto il ciclo di vita dei loro prodotti.
8) Educare il più possibile gli utenti diffondendo la nuova filosofia a livello mediatico, negli ambienti lavorativi e nella scuola, inculcando il concetto che l’Opzione zero protegge l’ambiente, crea posti di lavoro e rafforza le economie locali e regionali.

Una soluzione non impossibile, e probabilmente l’unica che garantisce una reale salvaguardia ambientale, anche se in Italia c'è parecchia strada da fare. Attualmente infatti si ricicla solo il 18% della spazzatura (a Napoli il 10% o meno, anche se alcuni piccoli centri campani offrono invece esempi virtuosi), mentre il decreto Ronchi imponeva agli enti locali di raggiungere almeno il 35% entro il 31 dicembre del 2003.
Una strategia che implica anche però un cambiamento radicale nelle modalità di consumo: l’obiettivo non è infatti soltanto smaltire i rifiuti, ma anche ridurne drasticamente la produzione. Esempi già funzionanti sono, già da anni, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e molte grandi città degli Stati Uniti, dove si è raggiunta in breve tempo una diminuzione della spazzatura di oltre il 50%: in tutti i supermarket di queste zone sono stati installati ad esempio dispositivi di erogazione al minuto di shampoo, detergenti, acqua e vino, evitando così la produzione di milioni di contenitori di plastica.

da www.ecodinapoli.com

sabato 2 febbraio 2008

Napoli Antagonista si Autorganizza!

Da Infoaut.org del o1/02:

Monnezza in piazza Plebiscito, in cinquemila sfilano per Napoli!

Altro silenzio, molto più interessato, è quello che si è susseguito durante tutta la giornata di oggi. I media coprono l'imbarazzo di un potere messo alla berlina, illegittimato dall'organizzazione dal basso dei cittadini. Mentre giornali e uffici stampa strombazzano l'evento della "domenica ecologica della raccolta differenziata" che si terrà domenica prossima, con un sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, propenso nell'impresa disperata di amicarsi gli ultimi illusi, cinquemila persone hanno sfilato per le strade di Napoli, dietro un tir di diciassette metri, carico di rifiuti differenziati raccolti dai cittadini. Nelle ultime settimane, nella citta partenopea, sono sorti punti di raccolta differenziata, organizzati da cittadini e comitati di quartiere, il che non ha potuto che rappresentare un enorme smacco verso quelle istituzioni prodighe, nei loro infausti intenti, a porre fine all'emergenza. Il corteo regionale è partito da piazza del Gesù alle ore 18, composto da centri sociali, comitati di quartiere, presidi contro discariche e inceneritori, sindacati di base, movimento dei disoccupati e "Rete campana salute e ambiente", con il dichiarato obiettivo di scaricare il tir carico di rifiuti davanti alla Prefettura, in piazza Plebiscito, luogo altamente simbolico della città di Napoli. La tensione, ma anche la rabbia dei cittadini, è palpabile fin dai primi passi del corteo. Nei pressi della Questura il tir viene bloccato dalla Digos: il camion non può entrare in piazza Plebiscito, le forze dell'ordine vogliono evitare che i rifiuti vengano lasciati dinnanzi al Palazzo del Governo. Polizia e manifestanti si raffrontano: alcuni giovani rovesciano dei cassonetti dell'immondizia, vengono scanditi slogan contro le forze dell'ordine, sacchetti dell'immondizia volano sulla testa del cordone in assetto anti-sommossa, le prime file del corteo spingono, nasce qualche tafferuglio. Ogni sacchetto dell'immondizia viene portato a mano dai manifestanti in piazza Plebiscito, saltando la polizia e lanciando un chiaro segnale alle istituzioni ed ai suoi burattini: istituzioni e politici come parte del problema, autorganizzazione popolare come soluzione.

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf