domenica 25 maggio 2008

L'ideologia del sacro fuoco - Guido Viale

Da Il Manifesto del 24/05

Nessuna novità di rilievo, rispetto alle anticipazioni, nelle notizie relative alla strada scelta dal governo Berlusconi per portare la Campania fuori dall'emergenza rifiuti. Si continua a ritenere che gestire i rifiuti, anche in situazioni di crisi estrema come quella campana, si riduca a costruire degli inceneritori e aprire delle discariche: la stessa idea che era alla base del Piano Regionale varato 14 anni fa dalla Giunta campana di Rastrelli - e poi confermato da Bassolino e dagli altri commissari - che prevedeva la costruzione di ben 24 inceneritori. Che poi sono stati ridotti a 13, poi a 3, poi a uno solo - ma di dimensioni immani - mentre nel frattempo, in attesa di accendere il loro fuoco purificatore, non si è fatto altro che cercare siti vecchi e nuovi per aprire o riaprire discariche dove sotterrare la montagna crescente dei rifiuti che ogni giorno la regione produce, e che ogni giorno si accumula o riaccumula sulle strade. Di fronte a questo, la soluzione proposta dal governo si articola in quattro punti.

Più inceneritori

Quattro inceneritori, e non più solo tre: a quello mai finito di Acerra si dovrebbero aggiungere quelli già programmati di S. Maria La Fossa e di Salerno e un quarto a Napoli. Dei nuovi impianti non è stata comunicata la capacità. L'inceneritore di Acerra ha una capacità di 700.000 tonnellate all'anno di Cdr. Se i tre nuovi inceneritori fossero altrettanto grandi, si arriverebbe a quasi tre milioni di tonnellate: più di tutti i rifiuti prodotti dalla regione in un anno. Se, più sensatamente, avranno un terzo o poco più di quella capacità - diciamo 250.000 tonnellate anno ciascuno - e quello di Acerra, posto che si riesca a farlo entrare in funzione, lavorerà alla metà della sua capacità teorica, avremmo comunque un potenziale di oltre un milione di tonnellate/anno. Poiché il Cdr è meno della metà della frazione indifferenziata trattata, questo vuol dire che tra quattro anni, quando nella migliore delle ipotesi i nuovi inceneritori entreranno in funzione, la raccolta differenziata della regione non dovrà superare le 6-700.000 tonnellate/anno: cioè poco più del 20 per cento. La legge prescrive di raggiungere l'obiettivo del 40 per cento entro quest'anno e del 60 per cento entro il 20011. E' una legge fatta dal precedente governo Berlusconi, (Dlg.152/06), mentre la nuova direttiva sui rifiuti dell'Unione Europea prescriverà di arrivare almeno al 50 per cento di recupero di materia, obiettivo per raggiungere il quale bisogna però realizzare almeno il 60 per cento di raccolta differenziata. Quindi, se il governo non intende violare in Campania le sue stesse leggi, il Cdr per alimentare i nuovi inceneritori dovrà arrivare da fuori regione. Oppure si pensa di bruciare in questi inceneritori anche i sette milioni di tonnellate di ecoballe (grazie a un'ordinanza varata in articolo mortis dal governo Prodi) che si è già dimostrato impossibile smaltire in altri inceneritori. Sempre grazie a un'altra Ordinanza finale del governo Prodi, gli inceneritori campani continueranno a godere del famigerato Cip6; il che, negli otto anni di vigenza dell'incentivo, corrisponderà a un esborso a favore dei gestori da uno a due miliardi di euro, a seconda della effettiva capacità installata. Il tutto a spese delle utenze elettriche; e poi ci si lamenta che in Italia l'energia costa troppo. Per costruire i nuovi inceneritori rispettando le prescrizioni di legge ci vogliono almeno quattro anni. Nel frattempo dovranno lavorare a pieno ritmo le nuove discariche. Ma il governo intende attivare delle procedure accelerate per ridurre i tempi. E' una strada decisamente sconsigliata: la ha già seguita una volta la giunta Rastrelli, la cui commissione valutatrice ha assegnato l'inceneritore di Acerra a Impregilo (il progetto tecnicamente peggiore tra quelli in gara) perché il gruppo si era impegnato a realizzarlo in 300 giorni. La conseguenza è che siamo ancora lì e, per metterlo a norma, ci vogliono altri 150 milioni di euro: quasi il costo di un inceneritore nuovo. E non è detto che funzioni.

Otto-dieci discariche

Otto-dieci siti per aprirvi nuove discariche; per difendere ciò che vi viene fatto dentro provvederanno l'esercito e l'inasprimento delle pene per chi si oppone: una soluzione che verosimilmente verrà applicata anche a chi contrasterà i piani di incenerimento. Così l'ambientalismo del «fare», che negli ultimi mesi si è speso per promuovere l'incenerimento assai più che la raccolta differenziata o la riduzione alla fonte, per non parlare del trattamento meccanico biologico del residuo indifferenziato, che potrebbe ridurlo quasi a zero, può celebrare i suoi trionfi. A condizione che a proteggerlo ci sia l'Esercito.

Zero differenziata

Niente sulla raccolta differenziata. Ne ha parlato il ministro Prestigiacomo, peraltro esclusa dalla competenza sulla materia, che è stata consegnata alle cure del «nuovo» sottosegretario Bertolaso, che da Commissario straordinario non era riuscito a far valere le sue doti organizzative. Resta fermo il dettato del Commissario attuale: i comuni che non hanno presentato un piano per la raccolta differenziata (ma quanta? e con che risultati?) verranno commissariati e sanzionati. Ma per fare la raccolta differenziata non basta un piano: quelli consegnati al Commissario dagli oltre 500 comuni campani sono in gran parte inutili pezzi di carta. Ci vogliono risorse materiali (mezzi e uomini), strutture organizzative e competenze tecniche oggi in gran parte inesistenti e, soprattutto, un rapporto stretto tra i cittadini e le loro amministrazioni: tutte cose ancora in gran parte da costruire; assecondando i comuni più virtuosi e facendo far loro da traino a quelli inefficienti. Proprio quello che la gestione commissariale, sempre in attesa del fuoco purificatore, non si è mai sforzata di fare, perché è un processo che richiede l'attivazione di tutte le risorse inutilizzate o latenti di un territorio, che non si comandano dall'alto. Questa sì, sarebbe una politica del «fare»: una politica che però ha sistematicamente trovato di fronte a sé un «no» inespresso, ma non per questo meno efficace, di chi era in attesa del fuoco salvifico dell'inceneritore. I risultati di questa attesa sono davanti agli occhi di tutti.

Sprechi a pioggia

Niente sulla riduzione dei rifiuti alla fonte; la Campania continuerà a produrre 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno, con aumenti - se a contrastarli non provvederà il carovita - del 2-3 per cento all'anno. Non c'era quindi bisogno di spostare a Napoli tutta la compagine governativa per decidere un pacchetto simile. Di questa trasferta ha finora beneficiato, solo per un giorno, il centro della città, lungo il percorso presidenziale dall'aeroporto a Piazza del Plebiscito. Ma il dado è gettato. Adesso si apre una corsa: tra chi pensa di risolvere tutto con inceneritori e discariche, con un enorme dispendio di risorse e in contrasto con gli obiettivi di legge, e chi invece ritiene che la soluzione del problema stia nella riduzione dei rifiuti a monte, in una vera raccolta differenziata e in impianti decentrati e diffusi a valle (innanzitutto di compostaggio della frazione organica, poi di trattamento degli imballaggi, delle apparecchiature elettriche e elettroniche e dei rifiuti ingombranti; e magari di trattamento meccanico e biologico della frazione residua: cioè di un potenziamento impiantistico degli attuali Cdr), secondo quanto prescritto dalla normativa e attuato dalle città italiane, europee e statunitensi che hanno intrapreso un percorso virtuoso (S. Francisco, per fare un esempio, ha già raggiunto il 65 per cento di raccolta differenziata; pochi anni fa non ne faceva affatto). Ci potranno essere - e sicuramente ci saranno - mobilitazioni per opporsi all'aperture delle nuove discariche e dei vecchi e nuovi inceneritori. Ma la vera partita si gioca qui. Nell'impegno dei cittadini, dei loro comitati e associazioni, delle loro amministrazioni e delle nuove imprese provinciali previste dalla recente legge regionale a battere sul tempo il programma del «tutto fuoco».

Riceviamo e pubblichiamo...

L'assemblea delle realtà del Patto di Mutuo Soccorso riunita a Riace esprime soidarietà alle popolazioni di Napoli colpite dalla pesante repressione che tenta di fiaccare una resistenza determinata nel difendere la propria salute, i beni comuni e il diritto dei cittadini ad essere partecipi delle scelte che li coinvolgono e non sudditi e vittime dell'abbraccio tra politica, poteri forti e criminalità organizzata. Come già in passato, il Patto di Mutuo Soccorso saprà manifestare gesti di sostegno concreto alle popolazioni di Chiaiano e delle altre zone interessate che stanno sperimentando sulla propria pelle la volontà del nuovo governo di mantenere le promesse elettorali in tema di sicurezza, ordine pubblico e annullamento di ogni spazio di democrazia partecipata. In questo quadro l'assemblea si impegna a promuovere ed articolare nei singoli territori mobilitazioni in sostegno delle resistenze di Napoli.

Riace, 24 maggio 2008

Quello che è successo a Chiaiano...

Da Repubblica.it (in riferimento agli scontri di venerdì 23 maggio, ndr)

Dalla professoressa Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia in un liceo di Napoli, riceviamo questa testimonianza sugli scontri di ieri sera a Chiaiano: "Io sono nata in quella zona - ci ha raccontato per telefono - ma non abito più lì da tempo. Però mi sento legata a quella gente e a questa brutta vicenda. Così ieri sera ero lì e ho visto cose terribili. Ho avuto la sensazione che tutto fosse preparato, che la polizia abbia caricato improvvisamente senza una ragione, una scintilla. Perciò ho deciso di provare a scrivere quello che avevo visto".

Ecco il racconto della professoressa Di Guida: "Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra". "Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare". "Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitari. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".

Elisa di Guida (docente di Storia e Filosofia, Napoli)

Serra Arenosa è fuori dal decreto! Ma la Resistenza, negli altri posti minacciati, si organizza!

A due mesi dall'ultimo aggiornamento, periodo durante il quale è dapprima regnata una sospetta calma che non faceva presagire niente di buono per poi registrare l'ennesima emergenza rifiuti nel napoletano oltre che le ennesime pressioni indebite di Angelo Paladino su Serra Arenosa, il nuovo governo di centro-destra, in occasione del primo Consiglio dei Ministri, tenutosi simbolicamente (quanto ruffianamente) a Napoli, ha emanato, oltre ad altri liberticidi ed autoritari provvedimenti, un decreto legge concernente l'emergenza rifiuti contrassegnato dal pugno di ferro più spietato: il decadimento di Gianni De Gennaro dalle sue funzioni di commissario straordinario all'emergenza rifiuti, la nomina di Guido Bertolaso (toh, chi si rivede!) a sottosegretario di Governo con delega ai rifiuti (un ruolo creato "ad hoc"), 10 future discariche distribuite fra le cinque province campane, comprese quelle già individuate con la legge 87/07, 4 termovalorizzatori, tolleranza zero verso chi manifesta qualunque tipo di opposizione, siti proclamati "zone d'interesse strategico nazionale" ed, in conseguenza di ciò, presidiate dai militari dell'Esercito.

Come detto nel titolo del post, Serra Arenosa non figura in questo elenco (che sotto indichiamo specificamente). Di questo non possiamo che rallegrarci, ma, in fondo, nonostante le paure che ancora si percepivano fra la popolazione, non si è fatto altro che dar seguìto a ciò che il commissario De Gennaro, seppure tra qualche ambiguità, aveva, sin da metà febbraio 2008, appurato: quel sito è assolutamente inidoneo, come dimostrato dalla relazione del professor Ortolani e dalla strenua opposizione dei comitati popolari di Caggiano e Vietri, dei due Comuni, della Provincia di Potenza e della Regione Basilicata, avente avuto luogo negli scorsi mesi. Il nostro blog non può che rivendicare questa presa d'atto di civiltà e di buon senso, ma il suo compito non si ferma.

Il decreto di misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza rifiuti in Campania è stato pubblicato oggi (24 maggio 2008) sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 23 maggio. Il provvedimento, ora in vigore, prevede che lo stato di emergenza cessi il 31 dicembre 2009.

Si tratta di: Sant'Arcangelo Trimonte (Bn) località Norecchie, Savignano Irpino (Av) località Postarza, Serre (Sa) località Macchia Soprana (allargamento) e Valle della Masseria (eventuale carta di riserva), Andretta (Av) località Pero Spaccone, Terzigno (Na) località Pozzelle e Cava Vitiello, Chiaiano (Na), Caserta località Torrione (Cava Mastroianni), Santa Maria La Fossa (Ce) località Ferrandelle.

Come avremo modo di dettagliare meglio in successivi post, la Resistenza in questi luoghi si sta già organizzando, ed a Chiaiano (Na), quartiere a ridosso di una preziosa zona verde oltre che della zona ospedaliera, si è già trasformata in aperta rivolta (nelle giornate di venerdì 23 e sabato 24 maggio) da parte della popolazione tutta, sotto forma di poderose barricate (tramite bus capovolti, filo spinato, cassonetti, sacchetti di immondizia, presidi permanenti, ecc...) a protezione del luogo della cava di tufo (leggi incredibilmente permeabile a qualsiasi cosa) entro la quale dovrebbe sorgere la discarica, sassaiole, bombe carta, molotov, scontri fra manifestanti e forze dell'ordine (si registrano diversi feriti, una ventina circa, fra cui bambini, donne e anziani), blocchi stradali, cortei, mentre che si annuncia la preparazione di una manifestazione nazionale da tenersi a Napoli per il prossimo 1 giugno. Massiccia la presenza dei centri sociali e da rimarcare quella dell'intero consiglio comunale di Marano, paese limitrofo. Per il momento, regna la calma, e Chiaiano resta un fortino inespugnato. D'altro canto, i primi risultati della stretta sicuritaria, impressa dal governo, sono già sotto gli occhi di tutti: processate per direttissima, e condotte agli arresti domiciliari, 3 persone, e fermate altre 6; ma, come vedremo, tramite una diretta testimonianza, sono state, più che altro, l'intolleranza (non si sopporta la protesta ad oltranza, seppure nelle forme di un pacifico sit-in), la premeditazione, l'abuso delle proprie funzioni ed il non rispetto delle minime regole di uno Stato democratico (semmai di quelle di uno Stato di polizia), il che non rappresenta una novità, da parte delle forze dell'ordine (cariche e manganellate indiscriminate cui si è opposta una legittima resistenza) a causare i violenti disordini di ieri e dell'altro ieri.

UNSITOSBAGLIATO DICHIARA SODDISFAZIONE PER SERRA ARENOSA ED
ESPRIME PIENA SOLIDARIETA' ALLA LOTTA DI POPOLO DI CHIAIANO ED A TUTTE QUELLE CHE SEGUIRANNO!

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf