Napoli ospiterà per tre giorni Paul Connett, docente e ricercatore riconosciuto a livello mondiale per i suoi studi sul trattamento dei rifiuti, massimo teorico della Strategia Rifiuti Zero. Invitato dalla "Rete Campana Salute e Ambiente", terrà tre conferenze nel capoluogo campano: sabato 2, domenica 3 e lunedì 4 febbraio.
Professore di chimica ambientale e tossicologica alla St Lawrence University a Canton di New York, Paul Connet si occupa da più di 15 anni di studiare la gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento, ricercando alternative più sicure e sostenibili. Ha partecipato ai più importanti convegni internazionali sull'argomento e pubblicato diversi studi e documentazioni che ha presentato poi nel corso di numerosissimi incontri con il pubblico negli Usa e in molti altri stati. Gli studi di Connet partono dall’osservare come nei paesi in via di sviluppo la quantità di rifiuti abbia raggiunto, negli ultimi anni, livelli altissimi - per via della popolazione in continuo aumento, della migrazione dalle campagne verso le città, e per gli effetti della globalizzazione, che hanno reso ubiquitari i modelli di consumo occidentale, e per il proliferare delle confezioni monouso. Le discariche, spesso semplici ammassi di rifiuti a cielo aperto, sono stracolme e la dilatazione dei confini delle città limita la possibilità di crearne di nuove. Per questo molte nazioni guardano alla possibilità di incenerire i rifiuti come la situazione ideale. Ma si tratta di una tecnologia che presenta numerose problematiche e che i paesi più evoluti si avviano ad abbandonare. Le alternative hanno un costo inferiore, forniscono maggiori posti di lavoro e determinano un minore inquinamento.
Il movimento Rifiuti zero punta infatti ad una cospicua riduzione dei rifiuti prodotti. Un processo difficile ma rivoluzionario che prevederebbe, a livello locale, diverse iniziative, tra cui:
1) Adottare di un programma di smaltimento dei rifiuti che non preveda l’incenerimento.
2) Decentralizzare la gestione dei rifiuti facendo affidamento sulle risorse delle comunità locali.
3) Tenere separati i materiali da riciclare per preservarne la qualità.
4) Dare impulso al compostaggio, appetibile dal punto di vista economico.
5) Rendere la partecipazione al programma conveniente e significativa, istituendo se necessario, un sistema di incentivi economici.
6) Sviluppare un mercato per i materiali riciclati possibilmente a livello locale.
7) Impegnarsi per responsabilizzare i produttori relativamente a tutto il ciclo di vita dei loro prodotti.
8) Educare il più possibile gli utenti diffondendo la nuova filosofia a livello mediatico, negli ambienti lavorativi e nella scuola, inculcando il concetto che l’Opzione zero protegge l’ambiente, crea posti di lavoro e rafforza le economie locali e regionali.
Una soluzione non impossibile, e probabilmente l’unica che garantisce una reale salvaguardia ambientale, anche se in Italia c'è parecchia strada da fare. Attualmente infatti si ricicla solo il 18% della spazzatura (a Napoli il 10% o meno, anche se alcuni piccoli centri campani offrono invece esempi virtuosi), mentre il decreto Ronchi imponeva agli enti locali di raggiungere almeno il 35% entro il 31 dicembre del 2003.
Una strategia che implica anche però un cambiamento radicale nelle modalità di consumo: l’obiettivo non è infatti soltanto smaltire i rifiuti, ma anche ridurne drasticamente la produzione. Esempi già funzionanti sono, già da anni, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e molte grandi città degli Stati Uniti, dove si è raggiunta in breve tempo una diminuzione della spazzatura di oltre il 50%: in tutti i supermarket di queste zone sono stati installati ad esempio dispositivi di erogazione al minuto di shampoo, detergenti, acqua e vino, evitando così la produzione di milioni di contenitori di plastica.
Una soluzione non impossibile, e probabilmente l’unica che garantisce una reale salvaguardia ambientale, anche se in Italia c'è parecchia strada da fare. Attualmente infatti si ricicla solo il 18% della spazzatura (a Napoli il 10% o meno, anche se alcuni piccoli centri campani offrono invece esempi virtuosi), mentre il decreto Ronchi imponeva agli enti locali di raggiungere almeno il 35% entro il 31 dicembre del 2003.
Una strategia che implica anche però un cambiamento radicale nelle modalità di consumo: l’obiettivo non è infatti soltanto smaltire i rifiuti, ma anche ridurne drasticamente la produzione. Esempi già funzionanti sono, già da anni, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda e molte grandi città degli Stati Uniti, dove si è raggiunta in breve tempo una diminuzione della spazzatura di oltre il 50%: in tutti i supermarket di queste zone sono stati installati ad esempio dispositivi di erogazione al minuto di shampoo, detergenti, acqua e vino, evitando così la produzione di milioni di contenitori di plastica.
da www.ecodinapoli.com
1 commento:
leggendo i punti dell'iniziativa mi viene da chiedermi:
ma sarebbe così difficile metterli in pratica?
secondo me no..
politici e camorristi volendo..
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