martedì 27 maggio 2008

A Chiaiano, tolta la barricata, partono i carotaggi. Ma è tempesta giudiziaria sul Commissariato!

Da Infoaut.org

ORE 07:00: L'assemblea di questa notte, come si era percepito, è stata una bolgia: quel che poche ore fa sembrava una linea assodata, cioè la non rimozione dei blocchi, ha visto un ribaltamento per mano dell'ennesimo amministratore "di lotta e di governo". Il sindaco di Marano, Perrotta, è riuscito a ribaltare quel che era emerso dalle prime battute assembleari, che avevano visto anche momenti di contestazione agli amministratori locali: rimossa dai manifestanti, alle 3 di stanotte, la barricata di via Cupa dei cani, con la promessa, da parte di Perrotta, che le forze dell'ordine non prenderanno possesso del luogo. Rimangono sulla strada tronchi d'albero tagliati e masserizie e carcasse d'auto ribaltate. Si è ora in attesa dei tecnici che dovrebbero arrivare a minuti, per realizzare i carotaggi, per valutare la compatibilità del sito con il progetto di immettere nelle cave di Chiaiano 700mila tonnellate di rifiuti. Pochi i manifestanti presenti alla rotonda Titanic in questo momento. Da buttare la totalità delle prime pagine dei giornali, impegnatisi destramente nella pratica di criminalizzazione del movimento di protesta, paventando "guerriglia e sangue", quasi a voler spingere/tifare per l'azione repressiva.

ORE 08:30: I tecnici e le trivelle dell'Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania) sono entrati nelle cave di Chiaiano. I carotaggi daranno un responso entro una ventina di giorni. L'entrata è avvenuta da una via secondaria, non da via Cupa dei cani, il che mostra come la rimozione della barricata, voluta strenuamente dal sindaco di Marano, sia stata per lo più un vezzo e non una necessarità per dare il via ai lavori.

ORE 09:30: Mentre una decina di tecnici stanno eseguendo i lavori nelle cave, le agenzie battono una notizia che dà la cifra e rende (ancora una volta) l'idea di che razza di ceto politico-amministrativo ha gestito e sta gestendo l'emergenza: dopo gli scandali delle consulenze che avevano travolto lo scorso anno Bertolaso, oggi tornato in sella con ancora maggiori stellette, filtra l'emissione di un avviso di garanzia per il Prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, per la sua gestione del commissariato per l'emergenza rifiuti (di cui è stato a capo dopo le dimissioni di Bertolaso, lasciando poi la poltrona all'arrivo di De Gennaro) e di 25 arresti per funzionari e dipendenti del Commissariato. Tra i destinatari dell'ordinanza ci sono attuali o ex dirigenti della regione Campania e della Protezione Civile.

ORE 10:20: In piazza Titanic, teatro degli scontri con la polizia negli scorsi giorni, subito dopo la notizia degli arresti, si sono radunate un centinaio di persone che stanno presidiando la piazza.

ORE 12:45: Anche i vertici di Ecolog, la società responsabile dei trasferimenti delle ecoballe di rifiuti in Germania, sono indagati e sono tra i 25 arrestati di questa mattina. L'inchiesta riguarda pure Marta De Gennaro, responsabile del settore sanitario della Protezione Civile ed ex vice di Bertolaso, coinvolta nella faccenda dei trasferimenti all'estero. Traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni dello Stato: queste le accuse rivolte, nel quadro di un connubio di affari ed appalti tra politica ed imprese. Presente, anche questa volta, l'Impregilo, tramite una sua società, la Fibe.

lunedì 26 maggio 2008

Serre in rivolta: «Bertolaso ci vuole morti». In 500 al Consiglio: trattiamo ma non cediamo.

Da Il Mattino del 26/05

«Torniamo a casa con animo più sereno dopo l'incontro con il sottosegretario Bertolaso, al quale abbiamo esposto tutte le nostre perplessità sull'inserimento nel decreto del sito di Valle della Masseria». Il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, dopo l'incontro avuto in prefettura a Napoli con Bertolaso sembra possibilista su di una soluzione positiva. «Ci siamo dati appuntamento fra dieci giorni - dice il sindaco di Serre - in pratica quando sarà ultimata l'opera del commissario De Gennaro». Bertolaso sarà a Serre nei prossimi giorni. «A Bertolaso abbiamo spiegato che per il territorio di Valle della Masseria esiste un protocollo d'intesa tra ministero dell'Ambiente, l'allora commissario per l'emergenza rifiuti Pansa, la Regione Campania e la Provincia di Salerno nel quale è specificato che dopo l'individuazione e l'entrata in funzione della discarica di località Macchia Soprana, a Serre non sarebbero state realizzate altre discariche». A Serre le reazioni sono di altro tono. «Il sottosegretario ha voluto saggiare in anticipo la nostra resistenza. Vuole subito altro spazio a Macchia Soprana. E ci ricatta su Valle della Masseria». Nella piazza centrale di Serre, un minuto dopo la riunione napoletana, i particolari dell'incontro di Guido Bertolaso e del prefetto Alessandro Pansa con una delegazione partita da Serre, sono già conosciuti ed analizzati. Fra i tavolini dei bar all'aperto si parla solo di questo. «L'ha fatto per prassi, quello lì ha già deciso. Ci vuole "accidere", ci vuole morti», riflette un anziano. «Ci ha dato altri dieci giorni di riflessione. Verrà di nuovo qui per vedere come vanno le cose a Macchia Soprana. Forse ha cominciato a stimarci. Succede spesso fra nemici, no?». Su Bertolaso la diffidenza è sempre tanta. «Rispetti i patti già fatti, pacta sunt servanda», aggiunge un attempato avvocato. In prefettura a Napoli, dal paese degli Alburni, si sono presentati in 15, nove fra amministratori comunali e consiglieri d'opposizione e sei componenti dei comitati popolari. «Io da solo da quello lì non ci vado». È da sempre questa la linea di Cornetta verso Bertolaso, una diffidenza che viene da lontano. Questa volta il sindaco ha con sé tutte le anime della società civile del suo paese. L'esordio è di Bertolaso: «Innanzitutto voglio sgombrare il campo da dicerie: non agisco per ripicca. Io so bene ciò che state sopportando. Ve ne sono grato», dice il sottosegretario. Tocca a Cornetta mettere subito le cose in chiaro: «Non si discute con una pistola puntata alla tempia. Il protocollo firmato pochi mesi fa deve essere rispettato. Valle Della Masseria deve essere tolta dal decreto e poi parliamo. Serre ha già dato» e «se la vittoria è data dalla guerriglia, la gente considererà anche questo. L'appello alla collaborazione l'abbiamo rispettato - dice Cornetta - da un anno si scarica a Serre. Non ci possiamo far seppellire sotto l'immondizia». «Consentite l'ampliamento di Macchia Soprana», è la richiesta di Bertolaso. In cambio, fa capire, del possibile salvataggio di Valle della Masseria. Lo stesso scontro di un anno fa.

Dopo la processione del "Corpus Domini", Serre si ritrova nella palestra comunale per il Consiglio. Ci sono cinquecento persone ad ascoltare il sindaco Cornetta. Ed è subito colpo di scena: apertura di credito a Bertolaso, ma attenzione vigile: insomma credito condizionato. Ci sono dieci giorni di tempo per confrontarsi sull’ipotesi messa in campo ieri pomeriggio a Napoli: ampliamento di Macchia Soprana in cambio della salvaguardia di Valle della Masseria. Il sindaco porta la proposta del sottosegretario, ma non a tutti piace. Anzi, gran parte del consiglio comunale, a cominciare da Tommaso Scelza, Mimmo Catalano e Giovanni Grieco, tutti e tre appartenenti alla maggioranza del sindaco, diffida sostanzialmente il primo cittadino ad accedere al «do ut des» di Bertolaso. Il mandato che arriva dall'assemblea al sindaco è di trattare ad oltranza. Si chiede innanzitutto il rispetto del protocollo d’intesa, «perchè lo Stato non può venir meno ai patti stipulati con i cittadini», dicono tutti. Pesante la critica anche alla Provincia che non ha indicato un sito alternativo, facendo divenire nuovamente Serre il principale punto di sfogo dei rifiuti della Campania. E ripartono ancora le proposte che più di una volta erano affiorate. A cominciare dalle dimissioni in massa dei consiglieri e consegna delle chiavi del Comune al Commissariato qualora dovesse passare l’ipotesi di aprire un sito a Valle della Masseria. Il sindaco, anche con i suoi concittadini, ha ripetuto quanto aveva detto a Bertolaso: ha continuato a stigmatizzare il fatto che sullo stesso territorio debbano esistere due siti di discarica e poco lontano, a Coda di Volpe, un sito di stoccaggio temporaneo. E continua a chiedere che sia avviata la bonifica del territorio dalle discariche "legali" del passato, fino ad oggi promessa mai effettuata. Poi l’annuncio di una visita di Bertolaso non ha suscitato entusiasmi, ma non ci sono stati nemmeno fischi: solo qualche sparuto applauso ironico e di disapprovazione. Bertolaso è finanche disposto ad incontrare la gente, a partecipare al "faccia a faccia", correndo il rischio di un confronto diretto. La sua sarà una visita al sito, ma anche alle aree di pregio dove ci sono progetti di sviluppo turistico. Il tutto entro i prossimi dieci giorni. La trattativa, per i prossimi giorni, ha comportato anche la decisione di una moratoria su ogni tipo di protesta o presidio. Gli abitanti di Serre hanno assicurato che rimarranno buoni buoni ad osservare quel che accade, ma nessuno scenderà nuovamente in piazza. E l’ex sindaco Marano ha infine fatto un appello alla protesta civile e democratica: niente presidi e violenza, niente pietre. Si discuta con civiltà.

Oreste Mottola



Fragile tregua a Chiaiano. I tecnici arriveranno martedì, ma la Resistenza non smobilita!

Da Corriere.it


Averne, di montagne che partoriscono topolini del genere. Ancora alle 21 (di ieri sera, domenica 25 maggio, ndr), a Chiaiano tutto sembrava pronto per lo scontro finale. Un uomo scaricava tre fusti di vernice dal bagaglio di una Twingo blu e li affidava ad altrettanti ragazzi in motorino, che sgommavano verso il fondo di via Cupa di cane, e appariva chiaro, non solo per l’ora, che quella vernice non sarebbe stata utilizzata per dare una mano di bianco alle pareti. «Ci fanno le bombe», era la corretta deduzione di un anziano signore che assisteva alla scena da una finestra al primo piano. C’era un’aria che mancava l’aria, qui a Chiaiano, uno strano impasto di sagra paesana e trincea, dove tutti erano concordi nell’aspettarsi il peggio, e guardavano con apprensione la strada da dove sarebbero dovute spuntare le camionette della Polizia. I fuochi invece non si accendono, e nessuno avrebbe puntato un centesimo su questa eventualità. Quando è notte fonda, la delegazione dei sindaci e dei comitati si presenta all’assemblea di piazza Titanic divisa, ma decisa a discutere di quello che è emerso dalle tre ore passate in Prefettura, nell'incontro con il sottosegretario Bertolaso. I tecnici incaricati di controllare la cava dovrebbero arrivare martedì, non si sa ancora attraverso quale strada. Il governo vorrebbe la rimozione della barricata all’ingresso di via Cupa di cane. I sindaci non possono prometterla. Sarebbe una resa, e i centri sociali non lo permetterebbero. La soluzione potrebbe giungere da un tacito accordo, il passaggio della trivella da una strada secondaria, lasciando così intonso il muro di cassonetti avvolti dal filo spinato e il loro valore simbolico. Ma è anche sui simboli che si gioca questa partita, e non è sicuro che il governo sia disponibile ad accettare questo compromesso. Un passo indietro. Ore 17 di ieri. In piazza Plebiscito, a Napoli, sfilano le delegazioni dei Comuni interessati dall’ordinanza. Quella di Serre, nemico storico di Guido Bertolaso, è composta da poche persone. Mezz’ora ed è tutto finito. Arriva il turno di Chiaiano, e sull’ascensore della Prefettura non c’è posto per tutti. Oltre al presidente della municipalità, istituzionalmente l’unico autorizzato a trattare, vengono fatti accomodare anche i sindaci di Marano e Mugnano, i presidenti delle sezioni locali dei partiti, dal Pdl alla Sinistra Arcobaleno, il leader dei centri sociali napoletani, e altri personaggi che in qualche modo rappresentano la piazza. Sedici persone in tutto, un numero esagerato solo in apparenza. Il tavolo allargato non è dovuto a galateo istituzionale, ma ad una strategia ben precisa, rappresentare ogni aspetto della protesta, riprodurre il fronte sociale e politico più ampio possibile, per isolare i violenti. La trattativa, durata quasi quattro ore, non è stata rose e fiori. Ci sono stati momenti di dissenso forte. I sindaci hanno chiesto dieci giorni di tempo per consentire ai tecnici di entrare nelle cave per le analisi, lo stesso trattamento che è stato riservato a Serre. La risposta è stata un no secco. L’ulteriore proposta del fronte anti-discarica è stata al ribasso, 72 ore. Un altro no. Alla fine si è arrivati a queste 36 ore (che si concluderanno, appunto, martedì), che rappresentano il sottile diaframma tra lo scontro e la speranza di una soluzione non cruenta. Resta il nodo della barricata, da sciogliere entro domani. Ma l’accordo, firmato dai rappresentanti istituzionali e dai comitati cittadini, all’interno dei quali c’erano i centri sociali, è un modo per impedire a chi vuole la violenza ad ogni costo di nascondersi dietro a chi protesta in modo civile. Chi non ci sta e sceglie altre strade da ieri è più solo. Non sarà moltissimo, ma è comunque meglio di un disastro annunciato.

Marco Imarisio

domenica 25 maggio 2008

L'ideologia del sacro fuoco - Guido Viale

Da Il Manifesto del 24/05

Nessuna novità di rilievo, rispetto alle anticipazioni, nelle notizie relative alla strada scelta dal governo Berlusconi per portare la Campania fuori dall'emergenza rifiuti. Si continua a ritenere che gestire i rifiuti, anche in situazioni di crisi estrema come quella campana, si riduca a costruire degli inceneritori e aprire delle discariche: la stessa idea che era alla base del Piano Regionale varato 14 anni fa dalla Giunta campana di Rastrelli - e poi confermato da Bassolino e dagli altri commissari - che prevedeva la costruzione di ben 24 inceneritori. Che poi sono stati ridotti a 13, poi a 3, poi a uno solo - ma di dimensioni immani - mentre nel frattempo, in attesa di accendere il loro fuoco purificatore, non si è fatto altro che cercare siti vecchi e nuovi per aprire o riaprire discariche dove sotterrare la montagna crescente dei rifiuti che ogni giorno la regione produce, e che ogni giorno si accumula o riaccumula sulle strade. Di fronte a questo, la soluzione proposta dal governo si articola in quattro punti.

Più inceneritori

Quattro inceneritori, e non più solo tre: a quello mai finito di Acerra si dovrebbero aggiungere quelli già programmati di S. Maria La Fossa e di Salerno e un quarto a Napoli. Dei nuovi impianti non è stata comunicata la capacità. L'inceneritore di Acerra ha una capacità di 700.000 tonnellate all'anno di Cdr. Se i tre nuovi inceneritori fossero altrettanto grandi, si arriverebbe a quasi tre milioni di tonnellate: più di tutti i rifiuti prodotti dalla regione in un anno. Se, più sensatamente, avranno un terzo o poco più di quella capacità - diciamo 250.000 tonnellate anno ciascuno - e quello di Acerra, posto che si riesca a farlo entrare in funzione, lavorerà alla metà della sua capacità teorica, avremmo comunque un potenziale di oltre un milione di tonnellate/anno. Poiché il Cdr è meno della metà della frazione indifferenziata trattata, questo vuol dire che tra quattro anni, quando nella migliore delle ipotesi i nuovi inceneritori entreranno in funzione, la raccolta differenziata della regione non dovrà superare le 6-700.000 tonnellate/anno: cioè poco più del 20 per cento. La legge prescrive di raggiungere l'obiettivo del 40 per cento entro quest'anno e del 60 per cento entro il 20011. E' una legge fatta dal precedente governo Berlusconi, (Dlg.152/06), mentre la nuova direttiva sui rifiuti dell'Unione Europea prescriverà di arrivare almeno al 50 per cento di recupero di materia, obiettivo per raggiungere il quale bisogna però realizzare almeno il 60 per cento di raccolta differenziata. Quindi, se il governo non intende violare in Campania le sue stesse leggi, il Cdr per alimentare i nuovi inceneritori dovrà arrivare da fuori regione. Oppure si pensa di bruciare in questi inceneritori anche i sette milioni di tonnellate di ecoballe (grazie a un'ordinanza varata in articolo mortis dal governo Prodi) che si è già dimostrato impossibile smaltire in altri inceneritori. Sempre grazie a un'altra Ordinanza finale del governo Prodi, gli inceneritori campani continueranno a godere del famigerato Cip6; il che, negli otto anni di vigenza dell'incentivo, corrisponderà a un esborso a favore dei gestori da uno a due miliardi di euro, a seconda della effettiva capacità installata. Il tutto a spese delle utenze elettriche; e poi ci si lamenta che in Italia l'energia costa troppo. Per costruire i nuovi inceneritori rispettando le prescrizioni di legge ci vogliono almeno quattro anni. Nel frattempo dovranno lavorare a pieno ritmo le nuove discariche. Ma il governo intende attivare delle procedure accelerate per ridurre i tempi. E' una strada decisamente sconsigliata: la ha già seguita una volta la giunta Rastrelli, la cui commissione valutatrice ha assegnato l'inceneritore di Acerra a Impregilo (il progetto tecnicamente peggiore tra quelli in gara) perché il gruppo si era impegnato a realizzarlo in 300 giorni. La conseguenza è che siamo ancora lì e, per metterlo a norma, ci vogliono altri 150 milioni di euro: quasi il costo di un inceneritore nuovo. E non è detto che funzioni.

Otto-dieci discariche

Otto-dieci siti per aprirvi nuove discariche; per difendere ciò che vi viene fatto dentro provvederanno l'esercito e l'inasprimento delle pene per chi si oppone: una soluzione che verosimilmente verrà applicata anche a chi contrasterà i piani di incenerimento. Così l'ambientalismo del «fare», che negli ultimi mesi si è speso per promuovere l'incenerimento assai più che la raccolta differenziata o la riduzione alla fonte, per non parlare del trattamento meccanico biologico del residuo indifferenziato, che potrebbe ridurlo quasi a zero, può celebrare i suoi trionfi. A condizione che a proteggerlo ci sia l'Esercito.

Zero differenziata

Niente sulla raccolta differenziata. Ne ha parlato il ministro Prestigiacomo, peraltro esclusa dalla competenza sulla materia, che è stata consegnata alle cure del «nuovo» sottosegretario Bertolaso, che da Commissario straordinario non era riuscito a far valere le sue doti organizzative. Resta fermo il dettato del Commissario attuale: i comuni che non hanno presentato un piano per la raccolta differenziata (ma quanta? e con che risultati?) verranno commissariati e sanzionati. Ma per fare la raccolta differenziata non basta un piano: quelli consegnati al Commissario dagli oltre 500 comuni campani sono in gran parte inutili pezzi di carta. Ci vogliono risorse materiali (mezzi e uomini), strutture organizzative e competenze tecniche oggi in gran parte inesistenti e, soprattutto, un rapporto stretto tra i cittadini e le loro amministrazioni: tutte cose ancora in gran parte da costruire; assecondando i comuni più virtuosi e facendo far loro da traino a quelli inefficienti. Proprio quello che la gestione commissariale, sempre in attesa del fuoco purificatore, non si è mai sforzata di fare, perché è un processo che richiede l'attivazione di tutte le risorse inutilizzate o latenti di un territorio, che non si comandano dall'alto. Questa sì, sarebbe una politica del «fare»: una politica che però ha sistematicamente trovato di fronte a sé un «no» inespresso, ma non per questo meno efficace, di chi era in attesa del fuoco salvifico dell'inceneritore. I risultati di questa attesa sono davanti agli occhi di tutti.

Sprechi a pioggia

Niente sulla riduzione dei rifiuti alla fonte; la Campania continuerà a produrre 7.200 tonnellate di rifiuti al giorno, con aumenti - se a contrastarli non provvederà il carovita - del 2-3 per cento all'anno. Non c'era quindi bisogno di spostare a Napoli tutta la compagine governativa per decidere un pacchetto simile. Di questa trasferta ha finora beneficiato, solo per un giorno, il centro della città, lungo il percorso presidenziale dall'aeroporto a Piazza del Plebiscito. Ma il dado è gettato. Adesso si apre una corsa: tra chi pensa di risolvere tutto con inceneritori e discariche, con un enorme dispendio di risorse e in contrasto con gli obiettivi di legge, e chi invece ritiene che la soluzione del problema stia nella riduzione dei rifiuti a monte, in una vera raccolta differenziata e in impianti decentrati e diffusi a valle (innanzitutto di compostaggio della frazione organica, poi di trattamento degli imballaggi, delle apparecchiature elettriche e elettroniche e dei rifiuti ingombranti; e magari di trattamento meccanico e biologico della frazione residua: cioè di un potenziamento impiantistico degli attuali Cdr), secondo quanto prescritto dalla normativa e attuato dalle città italiane, europee e statunitensi che hanno intrapreso un percorso virtuoso (S. Francisco, per fare un esempio, ha già raggiunto il 65 per cento di raccolta differenziata; pochi anni fa non ne faceva affatto). Ci potranno essere - e sicuramente ci saranno - mobilitazioni per opporsi all'aperture delle nuove discariche e dei vecchi e nuovi inceneritori. Ma la vera partita si gioca qui. Nell'impegno dei cittadini, dei loro comitati e associazioni, delle loro amministrazioni e delle nuove imprese provinciali previste dalla recente legge regionale a battere sul tempo il programma del «tutto fuoco».

Riceviamo e pubblichiamo...

L'assemblea delle realtà del Patto di Mutuo Soccorso riunita a Riace esprime soidarietà alle popolazioni di Napoli colpite dalla pesante repressione che tenta di fiaccare una resistenza determinata nel difendere la propria salute, i beni comuni e il diritto dei cittadini ad essere partecipi delle scelte che li coinvolgono e non sudditi e vittime dell'abbraccio tra politica, poteri forti e criminalità organizzata. Come già in passato, il Patto di Mutuo Soccorso saprà manifestare gesti di sostegno concreto alle popolazioni di Chiaiano e delle altre zone interessate che stanno sperimentando sulla propria pelle la volontà del nuovo governo di mantenere le promesse elettorali in tema di sicurezza, ordine pubblico e annullamento di ogni spazio di democrazia partecipata. In questo quadro l'assemblea si impegna a promuovere ed articolare nei singoli territori mobilitazioni in sostegno delle resistenze di Napoli.

Riace, 24 maggio 2008

Quello che è successo a Chiaiano...

Da Repubblica.it (in riferimento agli scontri di venerdì 23 maggio, ndr)

Dalla professoressa Elisa Di Guida, docente di Storia e Filosofia in un liceo di Napoli, riceviamo questa testimonianza sugli scontri di ieri sera a Chiaiano: "Io sono nata in quella zona - ci ha raccontato per telefono - ma non abito più lì da tempo. Però mi sento legata a quella gente e a questa brutta vicenda. Così ieri sera ero lì e ho visto cose terribili. Ho avuto la sensazione che tutto fosse preparato, che la polizia abbia caricato improvvisamente senza una ragione, una scintilla. Perciò ho deciso di provare a scrivere quello che avevo visto".

Ecco il racconto della professoressa Di Guida: "Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un'altra". "Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare". "Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre 1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e l'atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi totalitari. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei studenti durante le lezioni di storia".

Elisa di Guida (docente di Storia e Filosofia, Napoli)

Serra Arenosa è fuori dal decreto! Ma la Resistenza, negli altri posti minacciati, si organizza!

A due mesi dall'ultimo aggiornamento, periodo durante il quale è dapprima regnata una sospetta calma che non faceva presagire niente di buono per poi registrare l'ennesima emergenza rifiuti nel napoletano oltre che le ennesime pressioni indebite di Angelo Paladino su Serra Arenosa, il nuovo governo di centro-destra, in occasione del primo Consiglio dei Ministri, tenutosi simbolicamente (quanto ruffianamente) a Napoli, ha emanato, oltre ad altri liberticidi ed autoritari provvedimenti, un decreto legge concernente l'emergenza rifiuti contrassegnato dal pugno di ferro più spietato: il decadimento di Gianni De Gennaro dalle sue funzioni di commissario straordinario all'emergenza rifiuti, la nomina di Guido Bertolaso (toh, chi si rivede!) a sottosegretario di Governo con delega ai rifiuti (un ruolo creato "ad hoc"), 10 future discariche distribuite fra le cinque province campane, comprese quelle già individuate con la legge 87/07, 4 termovalorizzatori, tolleranza zero verso chi manifesta qualunque tipo di opposizione, siti proclamati "zone d'interesse strategico nazionale" ed, in conseguenza di ciò, presidiate dai militari dell'Esercito.

Come detto nel titolo del post, Serra Arenosa non figura in questo elenco (che sotto indichiamo specificamente). Di questo non possiamo che rallegrarci, ma, in fondo, nonostante le paure che ancora si percepivano fra la popolazione, non si è fatto altro che dar seguìto a ciò che il commissario De Gennaro, seppure tra qualche ambiguità, aveva, sin da metà febbraio 2008, appurato: quel sito è assolutamente inidoneo, come dimostrato dalla relazione del professor Ortolani e dalla strenua opposizione dei comitati popolari di Caggiano e Vietri, dei due Comuni, della Provincia di Potenza e della Regione Basilicata, avente avuto luogo negli scorsi mesi. Il nostro blog non può che rivendicare questa presa d'atto di civiltà e di buon senso, ma il suo compito non si ferma.

Il decreto di misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza rifiuti in Campania è stato pubblicato oggi (24 maggio 2008) sulla Gazzetta Ufficiale n. 120 del 23 maggio. Il provvedimento, ora in vigore, prevede che lo stato di emergenza cessi il 31 dicembre 2009.

Si tratta di: Sant'Arcangelo Trimonte (Bn) località Norecchie, Savignano Irpino (Av) località Postarza, Serre (Sa) località Macchia Soprana (allargamento) e Valle della Masseria (eventuale carta di riserva), Andretta (Av) località Pero Spaccone, Terzigno (Na) località Pozzelle e Cava Vitiello, Chiaiano (Na), Caserta località Torrione (Cava Mastroianni), Santa Maria La Fossa (Ce) località Ferrandelle.

Come avremo modo di dettagliare meglio in successivi post, la Resistenza in questi luoghi si sta già organizzando, ed a Chiaiano (Na), quartiere a ridosso di una preziosa zona verde oltre che della zona ospedaliera, si è già trasformata in aperta rivolta (nelle giornate di venerdì 23 e sabato 24 maggio) da parte della popolazione tutta, sotto forma di poderose barricate (tramite bus capovolti, filo spinato, cassonetti, sacchetti di immondizia, presidi permanenti, ecc...) a protezione del luogo della cava di tufo (leggi incredibilmente permeabile a qualsiasi cosa) entro la quale dovrebbe sorgere la discarica, sassaiole, bombe carta, molotov, scontri fra manifestanti e forze dell'ordine (si registrano diversi feriti, una ventina circa, fra cui bambini, donne e anziani), blocchi stradali, cortei, mentre che si annuncia la preparazione di una manifestazione nazionale da tenersi a Napoli per il prossimo 1 giugno. Massiccia la presenza dei centri sociali e da rimarcare quella dell'intero consiglio comunale di Marano, paese limitrofo. Per il momento, regna la calma, e Chiaiano resta un fortino inespugnato. D'altro canto, i primi risultati della stretta sicuritaria, impressa dal governo, sono già sotto gli occhi di tutti: processate per direttissima, e condotte agli arresti domiciliari, 3 persone, e fermate altre 6; ma, come vedremo, tramite una diretta testimonianza, sono state, più che altro, l'intolleranza (non si sopporta la protesta ad oltranza, seppure nelle forme di un pacifico sit-in), la premeditazione, l'abuso delle proprie funzioni ed il non rispetto delle minime regole di uno Stato democratico (semmai di quelle di uno Stato di polizia), il che non rappresenta una novità, da parte delle forze dell'ordine (cariche e manganellate indiscriminate cui si è opposta una legittima resistenza) a causare i violenti disordini di ieri e dell'altro ieri.

UNSITOSBAGLIATO DICHIARA SODDISFAZIONE PER SERRA ARENOSA ED
ESPRIME PIENA SOLIDARIETA' ALLA LOTTA DI POPOLO DI CHIAIANO ED A TUTTE QUELLE CHE SEGUIRANNO!

domenica 23 marzo 2008

Aggiornamenti...

Napoli, 22 marzo - (Adnkronos, Corriere del Mezzogiorno) - Il commissario delegato per l'emergenza rifiuti, Gianni De Gennaro, ha reso noto che "prosegue con regolarità lo smaltimento dei rifiuti a Napoli ed in tutta la Campania, come evidenziano i dati degli ultimi giorni che, a partire dal 17 marzo, hanno fatto registrare i seguenti quantitativi di tonnellate raccolte: circa 7.650 nella giornata del 17; oltre 8.750 il giorno successivo, circa 8.100 il 19 e 8.860 il 20. Nella giornata di ieri le tonnellate di spazzatura raccolte sono state 10.060, per un totale complessivo di circa 43.418 tonnellate, con una media di 8.700 al giorno". In una nota del commissariato di governo è spiegato che "il risultato positivo è stato determinato dal regolare funzionamento degli impianti di Ferrandelle e dall'avvio di quelli di Marigliano oltre che dalla ripresa di maggiore operatività della discarica di Macchia Soprana, ed anche considerando che non si è potuto ancora dare corso - prosegue la nota - allo smaltimento, tramite termovalorizzazione, negli impianti tedeschi, perché non é stato completato l'iter procedurale della firma di tutti i contratti e delle relative autorizzazioni". Sottolinea De Gennaro: "L'attuale evoluzione positiva della crisi è, quindi, da attribuire quasi esclusivamente alla forte sensibilità dei cittadini campani ed in particolar modo di quelle comunità che, con grande spirito di solidarietà sopportano i maggiori disagi per l'interesse collettivo". Tra i comuni che hanno beneficiato dei recenti progressi, San Giorgio a Cremano, uno degli epicentri dell'emergenza. "Fino a pochi giorni fa avevamo 1000 tonnellate di spazzatura in strada - riferisce il sindaco Domenico Giorgiano - ora va meglio grazie ad un intervento straordinario di raccolta". Ma non è tutto rose e fiori. A Marigliano, giovedì sera, è iniziato l'abbancamento delle ecoballe (mentre prosegue la querelle su Eboli o Battipaglia come sede di un ulteriore sito di stoccaggio delle stesse, ndr). Ventotto camion hanno già scaricato 560 metri cubi di immondizia impacchettata nell'area del depuratore, requisita da De Gennaro l'otto febbraio scorso. Intanto, una delegazione del comitato per la tutela della salute ha concordato con i funzionari del consorzio di bacino Napoli 3, che gestirà le operazioni, una visita all'interno del sito. Al termine, l'ingegnere Sebastiano Pesce ha espresso preoccupazione: "Non tutte le balle sono coperte; le fosse per il percolato non sono state ancora realizzate e mancano pure i pozzi spia dello stesso. Complici le abbondanti piogge, un'autocisterna ha già prelevato 13 metri cubi del liquido che cola dai rifiuti". I tecnici del comitato rilevano, inoltre, che manca un sistema di lavaggio delle ruote dei camion che entrano nel sito e poi tornano indietro. Il sito di stoccaggio non sarebbe, infine, dotato di alcun sistema idoneo a spegnere gli incendi, estintori in primis. Replicano i collaboratori del Commissariato di governo: "I lavori sono stati effettuati dopo aver acquisito il parere di Arpac e Asl sulla fattibilità dell'intervento, i risultati sulla caratterizzazione della falda acquifera e del suolo da parte dell'Arpac, nonché altre valutazioni".

Ricordiamo, per dovere di cronaca, che l'individuazione degli impianti di Ferrandelle (Caserta) e Marigliano (Napoli) è stata oggetto, nelle ultime settimane, cioè prima della loro effettiva apertura, di consistenti proteste popolari (compresi tafferugli e scontri con le forze dell'ordine).

lunedì 17 marzo 2008

La Questione...

L'eco “balla” dei rifiuti campani

Cronaca di un disastro politico e della catena degli errori e delle responsabilità di due giunte regionali e del governo.

di Giuseppe Morrone

Emergenza rifiuti uguale a cumuli di spazzatura, roghi o discariche presidiate dalla polizia, cittadini inferociti... Ma qual è la catena di errori, incompetenze e malaffare che in un quindicennio di fallimenti commissariali e con un buco finanziario di 2 miliardi di euro ha prodotto il disastro?

L'emergenza in Campania è stata dichiarata fin dal 1994, per la cattiva gestione dei rifiuti urbani e per l'illecito sversamento di rifiuti tossici, soprattutto in terre comprese fra le province di Caserta e di Napoli, provenienti da tutta Europa spesso con l'aiuto delle ecomafie, camorra in primis. Su questi aspetti la magistratura e gli inquirenti sono al lavoro da tempo e ci diranno, quello che conosciamo, invece, è la catena politica delle decisioni.

Sin dalla fine degli anni '90, con un'amministrazione regionale e commissariato governativo presiedute/i da Antonio Rastrelli (An), in Campania viene stabilito un piano per lo smaltimento dei rifiuti. Nonostante il decreto Ronchi (ministro dell'Ambiente, Verdi) predisponga già l'obbligo di realizzare in tempi brevi un 35% di raccolta differenziata sul totale, la Regione punta essenzialmente sul "ciclo integrato": raccolta, selezione meccanica del Cdr (combustibile da rifiuto), tritovagliato e compattato nelle cosiddette "ecoballe" (ossia con selezione, teoricamente non inquinante, del rifiuto da bruciare) e infine incenerimento di queste mediante un unico termovalorizzatore (in origine se ne prevedevano tre, indicazione recentemente ripresa con un'ordinanza da Romano Prodi). Viene già individuato il territorio per la costruzione del mega-inceneritore campano: Acerra (Na), zona già ampiamente inquinata, con una concentrazione di diossina considerevole, ed in attesa di bonifica.

La scelta della Regione non prende in considerazione strade alternative come ad esempio le quattro "r" dell'opzione "Rifiuti Zero" (riduzione a monte della produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso), gli impianti di compostaggio, l'impiantistica a freddo, perfino le discariche pubbliche e controllate, oppure - senza troppo sognare - una normativa severa che informasse e orientasse pesantemente le amministrazioni locali e cittadini alla raccolta differenziata "porta a porta". Tanto più che proprio in Campania e in particolare nel salernitano esistono esempi d'eccellenza nazionale in materia (basti citare Mercato San Severino o Atena Lucana, che toccano vette dell'80%). Niente di tutto ciò.

Tralasciando l'inganno insito nel termine "termovalorizzatore" (ovverosia convertitore in energia dei rifiuti via produzione di calore ovvero di combustione), in generale, dato che l'incenerimento dei rifiuti nonostante tutte le mediazioni positive produce emissioni inquinanti, e nello specifico di Acerra, posto in aperta campagna, mal collegato e col rischio di diventare una delle tanti cattedrali del non-sviluppo del Sud, arriviamo alla gara di appalto per l'assegnazione della costruzione dello stesso. Il bando della giunta Rastrelli è del 1999, i principali concorrenti che si presentanto sono Enel e Impregilo-Fibe di Cesare Romiti. Nonostante la compagnia semi-pubblica avesse presentato un progetto giudicato più avanzato a livello tecnico, è l'Impregilo-Fibe, più nota per la costruzione di ponti e strade, ad accaparrarsi il gruzzolo pubblico, proponendo una tariffa stracciata, 83 lire per chilogrammo di rifiuto smaltito. E' il mercato, bellezza.

La costruzione del termovalorizzatore parte e si giunge fino all'attuale 92% della sua struttura finale realizzata, Antonio Bassolino, nel frattempo subentrato a Rastrelli, a presidente della Regione e commissario per l'emergenza rifiuti, sostiene l'opera e - direttamente o meno, lo sta vagliando la magistratura - l'ambiguo operato della Impregilo-Fibe (i cui massimi dirigenti sono attualmente rinviati a giudizio per diversi reati inerenti alla commessa Acerra). Tutto procede liscio quindi? Non proprio, perché la popolazione di Acerra è in rivolta e le minuziose contro-inchieste svolte da Tommaso Sodano, attuale presidente della commissione parlamentare Ambiente, di Rifondazione Comunista, denunciano che molte cose nell'appalto, nel progetto, nella raccolta non vanno. Diventeranno materiale per i giudici. La politica non ha voluto ascoltarle.

L'esempio migliore sono le "ecoballe", ovvero il punto centrale del piano del 1999, ormai giunte a contenere 7 milioni di tonnellate di rifiuti all'interno dei loro involucri plastificati, che continuano ad essere depositate nei 5-6 centri di raccolta della regione. Praticamente nessuna è stata ancora incenerita. E il motivo non è, banalmente, come i fans della termovalorizzazione (da Berlusconi a Veltroni, passando per Fini e Prodi, consigliati da quella che questo giornale ha più volte chiamato "lobby del Cip6") continuano a sostenere: l'entrata in funzione dell'impianto di Acerra bloccato dai "veti ideologici" dei nimby, degli "ambientalisti del no" ecc. ecc. Ma perché, molto più concretamente, come sostengono "gli oppositori", le "ecoballe" non sono compatibili con il termovalorizzatore in oggetto, e forse con nessun altro: infatti queste non sono neanche lontanamente "eco", in quanto composte, principalmente, da immondizia non dissezionata, né selezionata. In pratica, nelle "ecoballe" è mischiato di tutto, dai solidi indifferenziati all'umido, ecc., solamente compattato. Incenerirle equivarrebbe ad emettere nell'aria qualsiasi cosa. Con tutti i rischi del caso, spesso non prevedibili, essendo sconosciuto il contenuto del materiale da bruciare.

Morale: quelle "ecoballe" non sono combustibili, a meno di non volere creare una situazione catastrofica, e proprio su questa linea si attesta l'ultima, della fine di febbraio, ennesima e scellerata, ordinanza di Romano Prodi, la quale dichiara, senza mezzi termini, che le "ecoballe", seppure non a norma, come fra l'altro chiarisce uno studio del ministero dell'Ambiente di due anni fa, saranno bruciate, comunque, nell'impianto di Acerra e in sovrappiù - dato che i rifiuti si accumulano - in altri due inceneritori da costruire da zero a S. Maria la Fossa (Caserta) e Salerno.

Le "ecoballe", di proprietà, per forza di cose, della Impregilo-Fibe, diventano così l'esempio e il paradosso della catena di scelte poco ponderate, per non dire peggio, che hanno portato all'attuale drammatica situazione. Però si continua come se non fossero, appunto, una "balla", una bugia, ecologica.

Secondo paradosso: le discariche. Attualmente in Campania l'unica discarica, non a caso detta regionale, funzionante, e pubblica, è quella di Macchia Soprana, a Serre, in provincia di Salerno, capiente ma non infinita. Non si tratta della stessa area che scatenò le proteste dei cittadini, lo scorso anno, quando era in questione l'apertura di un altro sito poco distante, Valle della Masseria, a ridosso dell'oasi naturalistica di Persano, bensì appunto dell'alternativa a quest'ultima, indicata dalla Provincia di Salerno e caldeggiata dal ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. A parte Serre, il resto dei rifiuti viene scaricato in centinaia di piccole discariche abusive, specie fra Napoli e Caserta, che hanno consentito che i territori in oggetto, il cosiddetto "triangolo della morte", fossero considerati come una delle zone a più alta incidenza tumorale d'Europa. Queste discariche sono per la grande maggioranza localizzate all'interno di cave dismesse controllate dalla camorra. E ancora, continuando con il confezionamento delle "ecoballe", i rifiuti vengono sparsi lungo l'intero territorio della regione in centri di raccolta. L'umido, dove esiste la raccolta differenziata vera, viene mandato, a prezzi altissimi, verso la Sicilia per mancanza di adeguati impianti di compostaggio.

L'individuazione delle discariche pubbliche, o per lo stoccaggio delle "ecoballe", è un altro mistero. Esistono due documenti: uno è la legge 87/07, che recepisce le direttive del piano Bertolaso (commissario per l'emergenza rifiuti all'epoca), disponendo per ognuna delle cinque province campane (in realtà ne vengono prese in considerazione soltanto quattro, perché Caserta è inspiegabilmente ignorata) una discarica unica entro cui far confluire i rifiuti del territorio di competenza. Di queste quattro zone indicate, tre (Savignano Irpino per Avellino, Sant'Arcangelo Trimonte per Benevento e Terzigno per Napoli) stanno subendo solo adesso i primi controlli valutativi, mentre Serre (Macchia Soprana), passata dallo status di "provinciale" a "regionale" per ovvi motivi, è attiva e sull'orlo dell'esaurimento, tanto è vero che ci si sta attrezzando per individuarne un'altra in sua sostituzione, entro i confini della provincia di Salerno (c'è un'indicazione, dell'amministrazione provinciale salernitana, in tal senso, per quanto concerne Serra Arenosa, una cava dismessa sita nel territorio di Caggiano, e posta a confine con la Basilicata, ma l'inidoneità geo-ambientale, sottolineata rumorosamente dai geologi e dalla locale popolazione, oltre alla comprensibile ira lucana per lo sconfinamento, sembrerebbero invalidarla come ipotesi).

L'altro documento, meno ufficiale ma non per questo meno rilevante, è stato stilato da due eminenti geologi della "Federico II" di Napoli, Giovanbattista De Medici e Franco Ortolani, per le Assise della Città di Napoli e del "Mezzogiorno d'Italia" (una libera associazione d'individui tesa ad interrogarsi seriamente, tramite continue assemblee ed un portentoso bollettino, sugli scandali, anzitutto di moralità, presenti nel Mezzogiorno), oltre che sottoposto ai vari commissari succedutisi durante l'ultimo anno in Campania, a Romano Prodi e ad Alfonso Pecoraro Scanio, senza mai ottenere uno straccio di risposta. Lo studio contiene una dettagliatissima, e dovutamente motivata, mappa circa l'indicazione di una serie di siti (5, tutti posizionati fra l'alta Irpinia ed il beneventano, i feudi cioè di Ciriaco De Mita e Clemente Mastella...) perfettamente idonei ad ospitare, ognuno, una possibile discarica, dal punto di vista logistico, tecnico e della sicurezza ambientale: zone non naturalisticamente protette, non localizzazione entro i perimetri di cave dismesse, spesso e volentieri in mano alla camorra, adeguata lontananza dai centri abitati, assenza pressoché totale di falde acquifere e quindi del rischio di infiltrazioni di percolato, viabilità ampia e poco trafficata, quindi pressoché ideale per i mezzi che effettuerebbero il trasporto dei rifiuti, ecc. E' vero che lo studio inficerebbe il principio della "provincializzazione", posto come esiziale dalla stessa legge 87/07, ma è altrettanto vero, allora, che bisognerebbe dar ragione subito, e non demonizzare, le legittime rimostranze degli abitanti di Terzigno, Sant'Arcangelo, Savignano, Caggiano e, ancor prima, Pianura. Anche quando le proteste locali sono più che altro sospinte dall'ingenua e banale sindrome nimby (“Not in my back yard”) piuttosto che dalla ricognizione precisa e puntuale dei problemi, ambientali, logistici e tecnici, che potrebbero sorgere dall'apertura di siti di smaltimento in posti inidonei. Ma si sa. Se manca la politica, non resta che la protesta.

Liberazione, 13 Marzo 2008

sabato 8 marzo 2008

Un pò di chiarezza...

Grazie all'ausilio delle carte, proviamo a districare la matassa degli ultimi giorni, rilanciata dalla notizia richiamata nel post precedente. I fatti, anzitutto: il giorno 31 dicembre 2007, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, all'epoca Alessandro Pansa, preso atto della delibera consiliare della Provincia di Salerno del giorno 21 dicembre 2007, la quale indica nella cava di Serra Arenosa, tra i comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, il sito della futura discarica provinciale, emana l'ordinanza 520. Tale ordinanza dispone di “autorizzare, nel pieno rispetto delle prioritarie esigenze di carattere ambientale ed igienico sanitario, a decorrere dalla data odierna e sino a cessata esigenza... l'immediato accesso ai fondi del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa, riportati nella planimetria e nell'elenco delle particelle catastali allegati, per l'espletamento delle attività conoscitive, rilievi, sondaggi e verifiche tecniche, utili per lo studio di fattibilità e le ulteriori iniziative da porre in essere da parte della Struttura Commissariale....”. Segue l'elenco dei soggetti individuati dalla Provincia di Salerno, e quello dei soggetti individuati dalla Struttura Commissariale, preposti ai compiti, in realtà mai effettuati. Inoltre, tale ordinanza commissariale, come scritto in calce ad essa, avrebbe dovuto essere recapitata alla Provincia di Salerno ed al Comune di Caggiano; però, non si sa per quale misterioso motivo, al Comune di Caggiano, in realtà, è giunta soltanto il giorno 3 marzo 2008, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Ma non corriamo troppo. Il giorno 18 febbraio 2008, quando da un mese si è insediato Gianni De Gennaro a capo della Struttura Commissariale e quando l'onda lunga della protesta popolare va un po' scemando, viene emanata, da parte del neo-commissario delegato liquidatore per l'emergenza rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, l'ordinanza 612. In essa, “considerato che non risulta eseguito l'accesso al fondo in questione e che la competenza in ordine alla scelta e realizzazione dei siti è passata in capo” alla rinnovata Struttura Commissariale, e “rilevato che è opportuno rimuovere il provvedimento di individuazione del citato sito di stoccaggio (Serra Arenosa, ndr)”, si dispone di “revocare l'ordinanza commissariale n.520 del 31/12/2007 nella parte in cui prevede l'individuazione del sito di stoccaggio preliminare nel territorio del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa”. Anche tale ordinanza, nonostante in calce ad essa sia stato scritto che avrebbe dovuto essere notificata alla Regione Campania, alla Prefettura di Salerno ed al Comune di Caggiano, in realtà giungerà in Comune soltanto il giorno 3 marzo 2008, quindi contestualmente alla precedente, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Esposti i fatti, restano da segnalare tre ulteriori discrepanze, le quali si sommano alle precedenti: 1) come mai nell'ordinanza 612 si parla di “sito di stoccaggio preliminare” e non di "discarica provinciale", come in tutti gli altri documenti elaborati a proposito della vicenda oltre che nella dialettica della pubblica opinione? 2) alcuni sopralluoghi tecnici presso Serra Arenosa, stando ai racconti degli abitanti della zona, effettuati da militari, quindi della Struttura Commissariale, e civili, sono stati portati a compimento nelle scorse settimane (comunque posteriori all'ordinanza 612), non si sa con quali scopi e risultati; 3) il 20 febbraio 2008 si è tenuto l'incontro fra il commissario De Gennaro ed i vertici della Provincia di Salerno, al cui termine l'assessore all'Ambiente, Angelo Paladino, rilasciò queste due dichiarazioni: “nei prossimi giorni verranno effettuati dei sopralluoghi tecnici” (cosa effettivamente, ma nascostamente come detto, avvenuta, ndr); “l'ultima parola spetterà a De Gennaro”.

Da allora è calato di nuovo il silenzio, rotto soltanto dalla pubblicizzazione di queste due vecchie ordinanze, assurdamente non notificate a chi di dovere nei tempi dovuti, le quali hanno scatenato l'ennesima ondata di speranze, timori, rettifiche e battage mediatico. Delle due ci interessa particolarmente la 620, che, è bene chiarirlo, oltre ad un discorso di prammatica, cioè revocare un'ordinanza precedente perché non vi è stato dato corso concretamente, non dice una sola parola di sostanza riguardo alla vera questione: dichiarare che il sito di Serra Arenosa è inadeguato dal punto di vista geo-ambientale, logistico e legale. Probabilmente non era questo il compito del commissario liquidatore, Goffredo Sottile, è vero, ma è altrettanto vero che il commissario De Gennaro, dopo aver dimostrato di recepire ben tre punti d'incompatibilità fra la serie di essi indicata dai Comuni di Caggiano e Vietri, e dalla Provincia di Potenza e dalla Regione Basilicata, non ha dato seguito fattuale a tale circostanza, esprimendo, ad esempio, una contrarietà chiara e netta all'indicazione della Provincia di Salerno, pronunciamento il quale, come riconosce perfino Angelo Paladino, avrebbe chiuso, e ancora chiuderebbe, definitivamente la questione. Sarà soltanto questione di tempo e sarà, quindi, che si attendono i risultati dei sopralluoghi tecnici delle ultime settimane? Lo vogliamo ancora sperare confidando nella competenza e nell'oculatezza, dimostrate, del commissario De Gennaro, ma intanto la delibera consiliare della Provincia di Salerno resta appesa a mezz'aria come un'ingiusta Spada di Damocle sulle nostre teste, e contro di essa potranno agire, ma in là nel tempo di qualche mese ed ovviamente in caso di accoglimento, soltanto i ricorsi presentati, negli ultimi tempi, presso il Tar del Lazio, dal Comune di Caggiano e dalla Provincia di Potenza.

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf