lunedì 26 maggio 2008

Fragile tregua a Chiaiano. I tecnici arriveranno martedì, ma la Resistenza non smobilita!

Da Corriere.it


Averne, di montagne che partoriscono topolini del genere. Ancora alle 21 (di ieri sera, domenica 25 maggio, ndr), a Chiaiano tutto sembrava pronto per lo scontro finale. Un uomo scaricava tre fusti di vernice dal bagaglio di una Twingo blu e li affidava ad altrettanti ragazzi in motorino, che sgommavano verso il fondo di via Cupa di cane, e appariva chiaro, non solo per l’ora, che quella vernice non sarebbe stata utilizzata per dare una mano di bianco alle pareti. «Ci fanno le bombe», era la corretta deduzione di un anziano signore che assisteva alla scena da una finestra al primo piano. C’era un’aria che mancava l’aria, qui a Chiaiano, uno strano impasto di sagra paesana e trincea, dove tutti erano concordi nell’aspettarsi il peggio, e guardavano con apprensione la strada da dove sarebbero dovute spuntare le camionette della Polizia. I fuochi invece non si accendono, e nessuno avrebbe puntato un centesimo su questa eventualità. Quando è notte fonda, la delegazione dei sindaci e dei comitati si presenta all’assemblea di piazza Titanic divisa, ma decisa a discutere di quello che è emerso dalle tre ore passate in Prefettura, nell'incontro con il sottosegretario Bertolaso. I tecnici incaricati di controllare la cava dovrebbero arrivare martedì, non si sa ancora attraverso quale strada. Il governo vorrebbe la rimozione della barricata all’ingresso di via Cupa di cane. I sindaci non possono prometterla. Sarebbe una resa, e i centri sociali non lo permetterebbero. La soluzione potrebbe giungere da un tacito accordo, il passaggio della trivella da una strada secondaria, lasciando così intonso il muro di cassonetti avvolti dal filo spinato e il loro valore simbolico. Ma è anche sui simboli che si gioca questa partita, e non è sicuro che il governo sia disponibile ad accettare questo compromesso. Un passo indietro. Ore 17 di ieri. In piazza Plebiscito, a Napoli, sfilano le delegazioni dei Comuni interessati dall’ordinanza. Quella di Serre, nemico storico di Guido Bertolaso, è composta da poche persone. Mezz’ora ed è tutto finito. Arriva il turno di Chiaiano, e sull’ascensore della Prefettura non c’è posto per tutti. Oltre al presidente della municipalità, istituzionalmente l’unico autorizzato a trattare, vengono fatti accomodare anche i sindaci di Marano e Mugnano, i presidenti delle sezioni locali dei partiti, dal Pdl alla Sinistra Arcobaleno, il leader dei centri sociali napoletani, e altri personaggi che in qualche modo rappresentano la piazza. Sedici persone in tutto, un numero esagerato solo in apparenza. Il tavolo allargato non è dovuto a galateo istituzionale, ma ad una strategia ben precisa, rappresentare ogni aspetto della protesta, riprodurre il fronte sociale e politico più ampio possibile, per isolare i violenti. La trattativa, durata quasi quattro ore, non è stata rose e fiori. Ci sono stati momenti di dissenso forte. I sindaci hanno chiesto dieci giorni di tempo per consentire ai tecnici di entrare nelle cave per le analisi, lo stesso trattamento che è stato riservato a Serre. La risposta è stata un no secco. L’ulteriore proposta del fronte anti-discarica è stata al ribasso, 72 ore. Un altro no. Alla fine si è arrivati a queste 36 ore (che si concluderanno, appunto, martedì), che rappresentano il sottile diaframma tra lo scontro e la speranza di una soluzione non cruenta. Resta il nodo della barricata, da sciogliere entro domani. Ma l’accordo, firmato dai rappresentanti istituzionali e dai comitati cittadini, all’interno dei quali c’erano i centri sociali, è un modo per impedire a chi vuole la violenza ad ogni costo di nascondersi dietro a chi protesta in modo civile. Chi non ci sta e sceglie altre strade da ieri è più solo. Non sarà moltissimo, ma è comunque meglio di un disastro annunciato.

Marco Imarisio

Nessun commento:

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf