lunedì 26 maggio 2008

Serre in rivolta: «Bertolaso ci vuole morti». In 500 al Consiglio: trattiamo ma non cediamo.

Da Il Mattino del 26/05

«Torniamo a casa con animo più sereno dopo l'incontro con il sottosegretario Bertolaso, al quale abbiamo esposto tutte le nostre perplessità sull'inserimento nel decreto del sito di Valle della Masseria». Il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, dopo l'incontro avuto in prefettura a Napoli con Bertolaso sembra possibilista su di una soluzione positiva. «Ci siamo dati appuntamento fra dieci giorni - dice il sindaco di Serre - in pratica quando sarà ultimata l'opera del commissario De Gennaro». Bertolaso sarà a Serre nei prossimi giorni. «A Bertolaso abbiamo spiegato che per il territorio di Valle della Masseria esiste un protocollo d'intesa tra ministero dell'Ambiente, l'allora commissario per l'emergenza rifiuti Pansa, la Regione Campania e la Provincia di Salerno nel quale è specificato che dopo l'individuazione e l'entrata in funzione della discarica di località Macchia Soprana, a Serre non sarebbero state realizzate altre discariche». A Serre le reazioni sono di altro tono. «Il sottosegretario ha voluto saggiare in anticipo la nostra resistenza. Vuole subito altro spazio a Macchia Soprana. E ci ricatta su Valle della Masseria». Nella piazza centrale di Serre, un minuto dopo la riunione napoletana, i particolari dell'incontro di Guido Bertolaso e del prefetto Alessandro Pansa con una delegazione partita da Serre, sono già conosciuti ed analizzati. Fra i tavolini dei bar all'aperto si parla solo di questo. «L'ha fatto per prassi, quello lì ha già deciso. Ci vuole "accidere", ci vuole morti», riflette un anziano. «Ci ha dato altri dieci giorni di riflessione. Verrà di nuovo qui per vedere come vanno le cose a Macchia Soprana. Forse ha cominciato a stimarci. Succede spesso fra nemici, no?». Su Bertolaso la diffidenza è sempre tanta. «Rispetti i patti già fatti, pacta sunt servanda», aggiunge un attempato avvocato. In prefettura a Napoli, dal paese degli Alburni, si sono presentati in 15, nove fra amministratori comunali e consiglieri d'opposizione e sei componenti dei comitati popolari. «Io da solo da quello lì non ci vado». È da sempre questa la linea di Cornetta verso Bertolaso, una diffidenza che viene da lontano. Questa volta il sindaco ha con sé tutte le anime della società civile del suo paese. L'esordio è di Bertolaso: «Innanzitutto voglio sgombrare il campo da dicerie: non agisco per ripicca. Io so bene ciò che state sopportando. Ve ne sono grato», dice il sottosegretario. Tocca a Cornetta mettere subito le cose in chiaro: «Non si discute con una pistola puntata alla tempia. Il protocollo firmato pochi mesi fa deve essere rispettato. Valle Della Masseria deve essere tolta dal decreto e poi parliamo. Serre ha già dato» e «se la vittoria è data dalla guerriglia, la gente considererà anche questo. L'appello alla collaborazione l'abbiamo rispettato - dice Cornetta - da un anno si scarica a Serre. Non ci possiamo far seppellire sotto l'immondizia». «Consentite l'ampliamento di Macchia Soprana», è la richiesta di Bertolaso. In cambio, fa capire, del possibile salvataggio di Valle della Masseria. Lo stesso scontro di un anno fa.

Dopo la processione del "Corpus Domini", Serre si ritrova nella palestra comunale per il Consiglio. Ci sono cinquecento persone ad ascoltare il sindaco Cornetta. Ed è subito colpo di scena: apertura di credito a Bertolaso, ma attenzione vigile: insomma credito condizionato. Ci sono dieci giorni di tempo per confrontarsi sull’ipotesi messa in campo ieri pomeriggio a Napoli: ampliamento di Macchia Soprana in cambio della salvaguardia di Valle della Masseria. Il sindaco porta la proposta del sottosegretario, ma non a tutti piace. Anzi, gran parte del consiglio comunale, a cominciare da Tommaso Scelza, Mimmo Catalano e Giovanni Grieco, tutti e tre appartenenti alla maggioranza del sindaco, diffida sostanzialmente il primo cittadino ad accedere al «do ut des» di Bertolaso. Il mandato che arriva dall'assemblea al sindaco è di trattare ad oltranza. Si chiede innanzitutto il rispetto del protocollo d’intesa, «perchè lo Stato non può venir meno ai patti stipulati con i cittadini», dicono tutti. Pesante la critica anche alla Provincia che non ha indicato un sito alternativo, facendo divenire nuovamente Serre il principale punto di sfogo dei rifiuti della Campania. E ripartono ancora le proposte che più di una volta erano affiorate. A cominciare dalle dimissioni in massa dei consiglieri e consegna delle chiavi del Comune al Commissariato qualora dovesse passare l’ipotesi di aprire un sito a Valle della Masseria. Il sindaco, anche con i suoi concittadini, ha ripetuto quanto aveva detto a Bertolaso: ha continuato a stigmatizzare il fatto che sullo stesso territorio debbano esistere due siti di discarica e poco lontano, a Coda di Volpe, un sito di stoccaggio temporaneo. E continua a chiedere che sia avviata la bonifica del territorio dalle discariche "legali" del passato, fino ad oggi promessa mai effettuata. Poi l’annuncio di una visita di Bertolaso non ha suscitato entusiasmi, ma non ci sono stati nemmeno fischi: solo qualche sparuto applauso ironico e di disapprovazione. Bertolaso è finanche disposto ad incontrare la gente, a partecipare al "faccia a faccia", correndo il rischio di un confronto diretto. La sua sarà una visita al sito, ma anche alle aree di pregio dove ci sono progetti di sviluppo turistico. Il tutto entro i prossimi dieci giorni. La trattativa, per i prossimi giorni, ha comportato anche la decisione di una moratoria su ogni tipo di protesta o presidio. Gli abitanti di Serre hanno assicurato che rimarranno buoni buoni ad osservare quel che accade, ma nessuno scenderà nuovamente in piazza. E l’ex sindaco Marano ha infine fatto un appello alla protesta civile e democratica: niente presidi e violenza, niente pietre. Si discuta con civiltà.

Oreste Mottola



Fragile tregua a Chiaiano. I tecnici arriveranno martedì, ma la Resistenza non smobilita!

Da Corriere.it


Averne, di montagne che partoriscono topolini del genere. Ancora alle 21 (di ieri sera, domenica 25 maggio, ndr), a Chiaiano tutto sembrava pronto per lo scontro finale. Un uomo scaricava tre fusti di vernice dal bagaglio di una Twingo blu e li affidava ad altrettanti ragazzi in motorino, che sgommavano verso il fondo di via Cupa di cane, e appariva chiaro, non solo per l’ora, che quella vernice non sarebbe stata utilizzata per dare una mano di bianco alle pareti. «Ci fanno le bombe», era la corretta deduzione di un anziano signore che assisteva alla scena da una finestra al primo piano. C’era un’aria che mancava l’aria, qui a Chiaiano, uno strano impasto di sagra paesana e trincea, dove tutti erano concordi nell’aspettarsi il peggio, e guardavano con apprensione la strada da dove sarebbero dovute spuntare le camionette della Polizia. I fuochi invece non si accendono, e nessuno avrebbe puntato un centesimo su questa eventualità. Quando è notte fonda, la delegazione dei sindaci e dei comitati si presenta all’assemblea di piazza Titanic divisa, ma decisa a discutere di quello che è emerso dalle tre ore passate in Prefettura, nell'incontro con il sottosegretario Bertolaso. I tecnici incaricati di controllare la cava dovrebbero arrivare martedì, non si sa ancora attraverso quale strada. Il governo vorrebbe la rimozione della barricata all’ingresso di via Cupa di cane. I sindaci non possono prometterla. Sarebbe una resa, e i centri sociali non lo permetterebbero. La soluzione potrebbe giungere da un tacito accordo, il passaggio della trivella da una strada secondaria, lasciando così intonso il muro di cassonetti avvolti dal filo spinato e il loro valore simbolico. Ma è anche sui simboli che si gioca questa partita, e non è sicuro che il governo sia disponibile ad accettare questo compromesso. Un passo indietro. Ore 17 di ieri. In piazza Plebiscito, a Napoli, sfilano le delegazioni dei Comuni interessati dall’ordinanza. Quella di Serre, nemico storico di Guido Bertolaso, è composta da poche persone. Mezz’ora ed è tutto finito. Arriva il turno di Chiaiano, e sull’ascensore della Prefettura non c’è posto per tutti. Oltre al presidente della municipalità, istituzionalmente l’unico autorizzato a trattare, vengono fatti accomodare anche i sindaci di Marano e Mugnano, i presidenti delle sezioni locali dei partiti, dal Pdl alla Sinistra Arcobaleno, il leader dei centri sociali napoletani, e altri personaggi che in qualche modo rappresentano la piazza. Sedici persone in tutto, un numero esagerato solo in apparenza. Il tavolo allargato non è dovuto a galateo istituzionale, ma ad una strategia ben precisa, rappresentare ogni aspetto della protesta, riprodurre il fronte sociale e politico più ampio possibile, per isolare i violenti. La trattativa, durata quasi quattro ore, non è stata rose e fiori. Ci sono stati momenti di dissenso forte. I sindaci hanno chiesto dieci giorni di tempo per consentire ai tecnici di entrare nelle cave per le analisi, lo stesso trattamento che è stato riservato a Serre. La risposta è stata un no secco. L’ulteriore proposta del fronte anti-discarica è stata al ribasso, 72 ore. Un altro no. Alla fine si è arrivati a queste 36 ore (che si concluderanno, appunto, martedì), che rappresentano il sottile diaframma tra lo scontro e la speranza di una soluzione non cruenta. Resta il nodo della barricata, da sciogliere entro domani. Ma l’accordo, firmato dai rappresentanti istituzionali e dai comitati cittadini, all’interno dei quali c’erano i centri sociali, è un modo per impedire a chi vuole la violenza ad ogni costo di nascondersi dietro a chi protesta in modo civile. Chi non ci sta e sceglie altre strade da ieri è più solo. Non sarà moltissimo, ma è comunque meglio di un disastro annunciato.

Marco Imarisio

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf