domenica 23 marzo 2008

Aggiornamenti...

Napoli, 22 marzo - (Adnkronos, Corriere del Mezzogiorno) - Il commissario delegato per l'emergenza rifiuti, Gianni De Gennaro, ha reso noto che "prosegue con regolarità lo smaltimento dei rifiuti a Napoli ed in tutta la Campania, come evidenziano i dati degli ultimi giorni che, a partire dal 17 marzo, hanno fatto registrare i seguenti quantitativi di tonnellate raccolte: circa 7.650 nella giornata del 17; oltre 8.750 il giorno successivo, circa 8.100 il 19 e 8.860 il 20. Nella giornata di ieri le tonnellate di spazzatura raccolte sono state 10.060, per un totale complessivo di circa 43.418 tonnellate, con una media di 8.700 al giorno". In una nota del commissariato di governo è spiegato che "il risultato positivo è stato determinato dal regolare funzionamento degli impianti di Ferrandelle e dall'avvio di quelli di Marigliano oltre che dalla ripresa di maggiore operatività della discarica di Macchia Soprana, ed anche considerando che non si è potuto ancora dare corso - prosegue la nota - allo smaltimento, tramite termovalorizzazione, negli impianti tedeschi, perché non é stato completato l'iter procedurale della firma di tutti i contratti e delle relative autorizzazioni". Sottolinea De Gennaro: "L'attuale evoluzione positiva della crisi è, quindi, da attribuire quasi esclusivamente alla forte sensibilità dei cittadini campani ed in particolar modo di quelle comunità che, con grande spirito di solidarietà sopportano i maggiori disagi per l'interesse collettivo". Tra i comuni che hanno beneficiato dei recenti progressi, San Giorgio a Cremano, uno degli epicentri dell'emergenza. "Fino a pochi giorni fa avevamo 1000 tonnellate di spazzatura in strada - riferisce il sindaco Domenico Giorgiano - ora va meglio grazie ad un intervento straordinario di raccolta". Ma non è tutto rose e fiori. A Marigliano, giovedì sera, è iniziato l'abbancamento delle ecoballe (mentre prosegue la querelle su Eboli o Battipaglia come sede di un ulteriore sito di stoccaggio delle stesse, ndr). Ventotto camion hanno già scaricato 560 metri cubi di immondizia impacchettata nell'area del depuratore, requisita da De Gennaro l'otto febbraio scorso. Intanto, una delegazione del comitato per la tutela della salute ha concordato con i funzionari del consorzio di bacino Napoli 3, che gestirà le operazioni, una visita all'interno del sito. Al termine, l'ingegnere Sebastiano Pesce ha espresso preoccupazione: "Non tutte le balle sono coperte; le fosse per il percolato non sono state ancora realizzate e mancano pure i pozzi spia dello stesso. Complici le abbondanti piogge, un'autocisterna ha già prelevato 13 metri cubi del liquido che cola dai rifiuti". I tecnici del comitato rilevano, inoltre, che manca un sistema di lavaggio delle ruote dei camion che entrano nel sito e poi tornano indietro. Il sito di stoccaggio non sarebbe, infine, dotato di alcun sistema idoneo a spegnere gli incendi, estintori in primis. Replicano i collaboratori del Commissariato di governo: "I lavori sono stati effettuati dopo aver acquisito il parere di Arpac e Asl sulla fattibilità dell'intervento, i risultati sulla caratterizzazione della falda acquifera e del suolo da parte dell'Arpac, nonché altre valutazioni".

Ricordiamo, per dovere di cronaca, che l'individuazione degli impianti di Ferrandelle (Caserta) e Marigliano (Napoli) è stata oggetto, nelle ultime settimane, cioè prima della loro effettiva apertura, di consistenti proteste popolari (compresi tafferugli e scontri con le forze dell'ordine).

lunedì 17 marzo 2008

La Questione...

L'eco “balla” dei rifiuti campani

Cronaca di un disastro politico e della catena degli errori e delle responsabilità di due giunte regionali e del governo.

di Giuseppe Morrone

Emergenza rifiuti uguale a cumuli di spazzatura, roghi o discariche presidiate dalla polizia, cittadini inferociti... Ma qual è la catena di errori, incompetenze e malaffare che in un quindicennio di fallimenti commissariali e con un buco finanziario di 2 miliardi di euro ha prodotto il disastro?

L'emergenza in Campania è stata dichiarata fin dal 1994, per la cattiva gestione dei rifiuti urbani e per l'illecito sversamento di rifiuti tossici, soprattutto in terre comprese fra le province di Caserta e di Napoli, provenienti da tutta Europa spesso con l'aiuto delle ecomafie, camorra in primis. Su questi aspetti la magistratura e gli inquirenti sono al lavoro da tempo e ci diranno, quello che conosciamo, invece, è la catena politica delle decisioni.

Sin dalla fine degli anni '90, con un'amministrazione regionale e commissariato governativo presiedute/i da Antonio Rastrelli (An), in Campania viene stabilito un piano per lo smaltimento dei rifiuti. Nonostante il decreto Ronchi (ministro dell'Ambiente, Verdi) predisponga già l'obbligo di realizzare in tempi brevi un 35% di raccolta differenziata sul totale, la Regione punta essenzialmente sul "ciclo integrato": raccolta, selezione meccanica del Cdr (combustibile da rifiuto), tritovagliato e compattato nelle cosiddette "ecoballe" (ossia con selezione, teoricamente non inquinante, del rifiuto da bruciare) e infine incenerimento di queste mediante un unico termovalorizzatore (in origine se ne prevedevano tre, indicazione recentemente ripresa con un'ordinanza da Romano Prodi). Viene già individuato il territorio per la costruzione del mega-inceneritore campano: Acerra (Na), zona già ampiamente inquinata, con una concentrazione di diossina considerevole, ed in attesa di bonifica.

La scelta della Regione non prende in considerazione strade alternative come ad esempio le quattro "r" dell'opzione "Rifiuti Zero" (riduzione a monte della produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso), gli impianti di compostaggio, l'impiantistica a freddo, perfino le discariche pubbliche e controllate, oppure - senza troppo sognare - una normativa severa che informasse e orientasse pesantemente le amministrazioni locali e cittadini alla raccolta differenziata "porta a porta". Tanto più che proprio in Campania e in particolare nel salernitano esistono esempi d'eccellenza nazionale in materia (basti citare Mercato San Severino o Atena Lucana, che toccano vette dell'80%). Niente di tutto ciò.

Tralasciando l'inganno insito nel termine "termovalorizzatore" (ovverosia convertitore in energia dei rifiuti via produzione di calore ovvero di combustione), in generale, dato che l'incenerimento dei rifiuti nonostante tutte le mediazioni positive produce emissioni inquinanti, e nello specifico di Acerra, posto in aperta campagna, mal collegato e col rischio di diventare una delle tanti cattedrali del non-sviluppo del Sud, arriviamo alla gara di appalto per l'assegnazione della costruzione dello stesso. Il bando della giunta Rastrelli è del 1999, i principali concorrenti che si presentanto sono Enel e Impregilo-Fibe di Cesare Romiti. Nonostante la compagnia semi-pubblica avesse presentato un progetto giudicato più avanzato a livello tecnico, è l'Impregilo-Fibe, più nota per la costruzione di ponti e strade, ad accaparrarsi il gruzzolo pubblico, proponendo una tariffa stracciata, 83 lire per chilogrammo di rifiuto smaltito. E' il mercato, bellezza.

La costruzione del termovalorizzatore parte e si giunge fino all'attuale 92% della sua struttura finale realizzata, Antonio Bassolino, nel frattempo subentrato a Rastrelli, a presidente della Regione e commissario per l'emergenza rifiuti, sostiene l'opera e - direttamente o meno, lo sta vagliando la magistratura - l'ambiguo operato della Impregilo-Fibe (i cui massimi dirigenti sono attualmente rinviati a giudizio per diversi reati inerenti alla commessa Acerra). Tutto procede liscio quindi? Non proprio, perché la popolazione di Acerra è in rivolta e le minuziose contro-inchieste svolte da Tommaso Sodano, attuale presidente della commissione parlamentare Ambiente, di Rifondazione Comunista, denunciano che molte cose nell'appalto, nel progetto, nella raccolta non vanno. Diventeranno materiale per i giudici. La politica non ha voluto ascoltarle.

L'esempio migliore sono le "ecoballe", ovvero il punto centrale del piano del 1999, ormai giunte a contenere 7 milioni di tonnellate di rifiuti all'interno dei loro involucri plastificati, che continuano ad essere depositate nei 5-6 centri di raccolta della regione. Praticamente nessuna è stata ancora incenerita. E il motivo non è, banalmente, come i fans della termovalorizzazione (da Berlusconi a Veltroni, passando per Fini e Prodi, consigliati da quella che questo giornale ha più volte chiamato "lobby del Cip6") continuano a sostenere: l'entrata in funzione dell'impianto di Acerra bloccato dai "veti ideologici" dei nimby, degli "ambientalisti del no" ecc. ecc. Ma perché, molto più concretamente, come sostengono "gli oppositori", le "ecoballe" non sono compatibili con il termovalorizzatore in oggetto, e forse con nessun altro: infatti queste non sono neanche lontanamente "eco", in quanto composte, principalmente, da immondizia non dissezionata, né selezionata. In pratica, nelle "ecoballe" è mischiato di tutto, dai solidi indifferenziati all'umido, ecc., solamente compattato. Incenerirle equivarrebbe ad emettere nell'aria qualsiasi cosa. Con tutti i rischi del caso, spesso non prevedibili, essendo sconosciuto il contenuto del materiale da bruciare.

Morale: quelle "ecoballe" non sono combustibili, a meno di non volere creare una situazione catastrofica, e proprio su questa linea si attesta l'ultima, della fine di febbraio, ennesima e scellerata, ordinanza di Romano Prodi, la quale dichiara, senza mezzi termini, che le "ecoballe", seppure non a norma, come fra l'altro chiarisce uno studio del ministero dell'Ambiente di due anni fa, saranno bruciate, comunque, nell'impianto di Acerra e in sovrappiù - dato che i rifiuti si accumulano - in altri due inceneritori da costruire da zero a S. Maria la Fossa (Caserta) e Salerno.

Le "ecoballe", di proprietà, per forza di cose, della Impregilo-Fibe, diventano così l'esempio e il paradosso della catena di scelte poco ponderate, per non dire peggio, che hanno portato all'attuale drammatica situazione. Però si continua come se non fossero, appunto, una "balla", una bugia, ecologica.

Secondo paradosso: le discariche. Attualmente in Campania l'unica discarica, non a caso detta regionale, funzionante, e pubblica, è quella di Macchia Soprana, a Serre, in provincia di Salerno, capiente ma non infinita. Non si tratta della stessa area che scatenò le proteste dei cittadini, lo scorso anno, quando era in questione l'apertura di un altro sito poco distante, Valle della Masseria, a ridosso dell'oasi naturalistica di Persano, bensì appunto dell'alternativa a quest'ultima, indicata dalla Provincia di Salerno e caldeggiata dal ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio. A parte Serre, il resto dei rifiuti viene scaricato in centinaia di piccole discariche abusive, specie fra Napoli e Caserta, che hanno consentito che i territori in oggetto, il cosiddetto "triangolo della morte", fossero considerati come una delle zone a più alta incidenza tumorale d'Europa. Queste discariche sono per la grande maggioranza localizzate all'interno di cave dismesse controllate dalla camorra. E ancora, continuando con il confezionamento delle "ecoballe", i rifiuti vengono sparsi lungo l'intero territorio della regione in centri di raccolta. L'umido, dove esiste la raccolta differenziata vera, viene mandato, a prezzi altissimi, verso la Sicilia per mancanza di adeguati impianti di compostaggio.

L'individuazione delle discariche pubbliche, o per lo stoccaggio delle "ecoballe", è un altro mistero. Esistono due documenti: uno è la legge 87/07, che recepisce le direttive del piano Bertolaso (commissario per l'emergenza rifiuti all'epoca), disponendo per ognuna delle cinque province campane (in realtà ne vengono prese in considerazione soltanto quattro, perché Caserta è inspiegabilmente ignorata) una discarica unica entro cui far confluire i rifiuti del territorio di competenza. Di queste quattro zone indicate, tre (Savignano Irpino per Avellino, Sant'Arcangelo Trimonte per Benevento e Terzigno per Napoli) stanno subendo solo adesso i primi controlli valutativi, mentre Serre (Macchia Soprana), passata dallo status di "provinciale" a "regionale" per ovvi motivi, è attiva e sull'orlo dell'esaurimento, tanto è vero che ci si sta attrezzando per individuarne un'altra in sua sostituzione, entro i confini della provincia di Salerno (c'è un'indicazione, dell'amministrazione provinciale salernitana, in tal senso, per quanto concerne Serra Arenosa, una cava dismessa sita nel territorio di Caggiano, e posta a confine con la Basilicata, ma l'inidoneità geo-ambientale, sottolineata rumorosamente dai geologi e dalla locale popolazione, oltre alla comprensibile ira lucana per lo sconfinamento, sembrerebbero invalidarla come ipotesi).

L'altro documento, meno ufficiale ma non per questo meno rilevante, è stato stilato da due eminenti geologi della "Federico II" di Napoli, Giovanbattista De Medici e Franco Ortolani, per le Assise della Città di Napoli e del "Mezzogiorno d'Italia" (una libera associazione d'individui tesa ad interrogarsi seriamente, tramite continue assemblee ed un portentoso bollettino, sugli scandali, anzitutto di moralità, presenti nel Mezzogiorno), oltre che sottoposto ai vari commissari succedutisi durante l'ultimo anno in Campania, a Romano Prodi e ad Alfonso Pecoraro Scanio, senza mai ottenere uno straccio di risposta. Lo studio contiene una dettagliatissima, e dovutamente motivata, mappa circa l'indicazione di una serie di siti (5, tutti posizionati fra l'alta Irpinia ed il beneventano, i feudi cioè di Ciriaco De Mita e Clemente Mastella...) perfettamente idonei ad ospitare, ognuno, una possibile discarica, dal punto di vista logistico, tecnico e della sicurezza ambientale: zone non naturalisticamente protette, non localizzazione entro i perimetri di cave dismesse, spesso e volentieri in mano alla camorra, adeguata lontananza dai centri abitati, assenza pressoché totale di falde acquifere e quindi del rischio di infiltrazioni di percolato, viabilità ampia e poco trafficata, quindi pressoché ideale per i mezzi che effettuerebbero il trasporto dei rifiuti, ecc. E' vero che lo studio inficerebbe il principio della "provincializzazione", posto come esiziale dalla stessa legge 87/07, ma è altrettanto vero, allora, che bisognerebbe dar ragione subito, e non demonizzare, le legittime rimostranze degli abitanti di Terzigno, Sant'Arcangelo, Savignano, Caggiano e, ancor prima, Pianura. Anche quando le proteste locali sono più che altro sospinte dall'ingenua e banale sindrome nimby (“Not in my back yard”) piuttosto che dalla ricognizione precisa e puntuale dei problemi, ambientali, logistici e tecnici, che potrebbero sorgere dall'apertura di siti di smaltimento in posti inidonei. Ma si sa. Se manca la politica, non resta che la protesta.

Liberazione, 13 Marzo 2008

sabato 8 marzo 2008

Un pò di chiarezza...

Grazie all'ausilio delle carte, proviamo a districare la matassa degli ultimi giorni, rilanciata dalla notizia richiamata nel post precedente. I fatti, anzitutto: il giorno 31 dicembre 2007, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, all'epoca Alessandro Pansa, preso atto della delibera consiliare della Provincia di Salerno del giorno 21 dicembre 2007, la quale indica nella cava di Serra Arenosa, tra i comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, il sito della futura discarica provinciale, emana l'ordinanza 520. Tale ordinanza dispone di “autorizzare, nel pieno rispetto delle prioritarie esigenze di carattere ambientale ed igienico sanitario, a decorrere dalla data odierna e sino a cessata esigenza... l'immediato accesso ai fondi del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa, riportati nella planimetria e nell'elenco delle particelle catastali allegati, per l'espletamento delle attività conoscitive, rilievi, sondaggi e verifiche tecniche, utili per lo studio di fattibilità e le ulteriori iniziative da porre in essere da parte della Struttura Commissariale....”. Segue l'elenco dei soggetti individuati dalla Provincia di Salerno, e quello dei soggetti individuati dalla Struttura Commissariale, preposti ai compiti, in realtà mai effettuati. Inoltre, tale ordinanza commissariale, come scritto in calce ad essa, avrebbe dovuto essere recapitata alla Provincia di Salerno ed al Comune di Caggiano; però, non si sa per quale misterioso motivo, al Comune di Caggiano, in realtà, è giunta soltanto il giorno 3 marzo 2008, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Ma non corriamo troppo. Il giorno 18 febbraio 2008, quando da un mese si è insediato Gianni De Gennaro a capo della Struttura Commissariale e quando l'onda lunga della protesta popolare va un po' scemando, viene emanata, da parte del neo-commissario delegato liquidatore per l'emergenza rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, l'ordinanza 612. In essa, “considerato che non risulta eseguito l'accesso al fondo in questione e che la competenza in ordine alla scelta e realizzazione dei siti è passata in capo” alla rinnovata Struttura Commissariale, e “rilevato che è opportuno rimuovere il provvedimento di individuazione del citato sito di stoccaggio (Serra Arenosa, ndr)”, si dispone di “revocare l'ordinanza commissariale n.520 del 31/12/2007 nella parte in cui prevede l'individuazione del sito di stoccaggio preliminare nel territorio del Comune di Caggiano, località Serra Arenosa”. Anche tale ordinanza, nonostante in calce ad essa sia stato scritto che avrebbe dovuto essere notificata alla Regione Campania, alla Prefettura di Salerno ed al Comune di Caggiano, in realtà giungerà in Comune soltanto il giorno 3 marzo 2008, quindi contestualmente alla precedente, dopo casuale scoperta ed insistita richiesta fatta pervenire, presso il Commissariato, dal sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano. Esposti i fatti, restano da segnalare tre ulteriori discrepanze, le quali si sommano alle precedenti: 1) come mai nell'ordinanza 612 si parla di “sito di stoccaggio preliminare” e non di "discarica provinciale", come in tutti gli altri documenti elaborati a proposito della vicenda oltre che nella dialettica della pubblica opinione? 2) alcuni sopralluoghi tecnici presso Serra Arenosa, stando ai racconti degli abitanti della zona, effettuati da militari, quindi della Struttura Commissariale, e civili, sono stati portati a compimento nelle scorse settimane (comunque posteriori all'ordinanza 612), non si sa con quali scopi e risultati; 3) il 20 febbraio 2008 si è tenuto l'incontro fra il commissario De Gennaro ed i vertici della Provincia di Salerno, al cui termine l'assessore all'Ambiente, Angelo Paladino, rilasciò queste due dichiarazioni: “nei prossimi giorni verranno effettuati dei sopralluoghi tecnici” (cosa effettivamente, ma nascostamente come detto, avvenuta, ndr); “l'ultima parola spetterà a De Gennaro”.

Da allora è calato di nuovo il silenzio, rotto soltanto dalla pubblicizzazione di queste due vecchie ordinanze, assurdamente non notificate a chi di dovere nei tempi dovuti, le quali hanno scatenato l'ennesima ondata di speranze, timori, rettifiche e battage mediatico. Delle due ci interessa particolarmente la 620, che, è bene chiarirlo, oltre ad un discorso di prammatica, cioè revocare un'ordinanza precedente perché non vi è stato dato corso concretamente, non dice una sola parola di sostanza riguardo alla vera questione: dichiarare che il sito di Serra Arenosa è inadeguato dal punto di vista geo-ambientale, logistico e legale. Probabilmente non era questo il compito del commissario liquidatore, Goffredo Sottile, è vero, ma è altrettanto vero che il commissario De Gennaro, dopo aver dimostrato di recepire ben tre punti d'incompatibilità fra la serie di essi indicata dai Comuni di Caggiano e Vietri, e dalla Provincia di Potenza e dalla Regione Basilicata, non ha dato seguito fattuale a tale circostanza, esprimendo, ad esempio, una contrarietà chiara e netta all'indicazione della Provincia di Salerno, pronunciamento il quale, come riconosce perfino Angelo Paladino, avrebbe chiuso, e ancora chiuderebbe, definitivamente la questione. Sarà soltanto questione di tempo e sarà, quindi, che si attendono i risultati dei sopralluoghi tecnici delle ultime settimane? Lo vogliamo ancora sperare confidando nella competenza e nell'oculatezza, dimostrate, del commissario De Gennaro, ma intanto la delibera consiliare della Provincia di Salerno resta appesa a mezz'aria come un'ingiusta Spada di Damocle sulle nostre teste, e contro di essa potranno agire, ma in là nel tempo di qualche mese ed ovviamente in caso di accoglimento, soltanto i ricorsi presentati, negli ultimi tempi, presso il Tar del Lazio, dal Comune di Caggiano e dalla Provincia di Potenza.

mercoledì 5 marzo 2008

Sul filo delle ordinanze...

Da Telecolore.it del 04/03/08:

Discarica di Serra Arenosa a Caggiano, punto e a capo. Il commissario delegato per la liquidazione della gestione commissariale e per la liquidazione della precedente gestione dei rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, ha revocato l’ordinanza dell’ex commissario Pansa che prevedeva l’apertura, nella cava a cavallo tra le province di Salerno e Potenza, di una discarica a servizio di tutto il "salernitano". Firmata alcuni giorni fa, è stata resa pubblica soltanto ieri in tarda serata. Per l’assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, Paladino, occorrerà adesso attendere una posizione ufficiale del commissario De Gennaro che, però, sembra concentrato su altri problemi.

A presto per un approfondimento sulla questione, intanto segnaliamo come, oltre al ricorso al Tar del Lazio, contro la delibera consiliare della Provincia di Salerno che indicava in Serra Arenosa il sito cui allocare la futura discarica provinciale, effettuato dalla Provincia di Potenza, analoga operazione è stata effettuata dal Comune di Caggiano.

giovedì 28 febbraio 2008

mercoledì 20 febbraio 2008

Ancora una fumata grigia... Intanto la Provincia di Potenza s'impegna ad impugnare la delibera...

Da Ansa.it:

Il commissario di governo per l'emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro, ha incontrato oggi, negli uffici della Provincia di Salerno, il Presidente della Provincia, Angelo Villani, e l'assessore all'Ambiente, Angelo Paladino, per fare il punto sull'emergenza rifiuti nel "salernitano". Al vertice ha preso parte anche il sottosegretario ai Trasporti, Andrea Annunziata. L'incontro è durato circa due ore. Il commissario De Gennaro è andato via senza rilasciare dichiarazioni. «Abbiamo discusso della situazione emergenziale, dell'impiantistica, della raccolta differenziata. È stato un incontro che ha visto sul tavolo la discussione di argomenti a 360 gradi»: ha detto l'assessore provinciale all'Ambiente, Angelo Paladino, alla fine del vertice. Paladino ha ribadito che al supercommissario è stata fatta esplicita richiesta affinchè si dia il via alla provincializzazione del ciclo dei rifiuti. Nel corso dell'incontro si è parlato anche del sito di Caggiano, individuato dalla Provincia di Salerno, mentre è stato smentito, da Paladino, che sia previsto un possibile ampliamento della discarica di Serre. «Serre chiuderà - ha affermato l'assessore - quando avrà finito di assolvere al suo compito. Cioè fino a quando potrà accogliere 700 mila tonnellate di rifiuti (capienza massima di Macchia Soprana, ndr) prodotti dalla regione Campania».

Da segnalare che Angelo Paladino, in una dichiarazione rilasciata a Il Mattino, ha aggiunto questa notazione: "Si è deciso che nei prossimi giorni ci saranno una serie di sopralluoghi tecnici". In un'altra dichiarazione ancora (da notare come ad ogni organo di stampa l'assessore Paladino fa trasparire un particolare diverso, forse orientato a tranquillizzare, o destabilizzare, l'uditorio cui si rivolge, ndr), rilasciata a La Nuova Basilicata, ha snocciolato queste frasi: "La Provincia di Salerno ha evidenziato come il sito sia potenzialmente idoneo (cosa vuol dire potenzialmente poi ce lo spiegherà, ndr), ora spetta al Commissariato prendere le ulteriori decisioni. Anche perchè sono i tecnici del Commissariato che dovranno valutare tutti gli aspetti idrogeologici e politici prima di ufficializzare il sito. Il commissario De Gennaro si è, appunto, riservato di decidere con la sua struttura tecnica". Sempre nello stesso articolo, La Nuova Basilicata c'informa che il commissario De Gennaro avrebbe riferito, a chiare lettere, che le proprie valutazioni si baseranno sotto l'aspetto della "capacità e della accessibilità" delle discariche da aprire (e ci mancherebbe altro, verrebbe da aggiungere, ndr).

In quali termini si sia parlato di Serra Arenosa, nonostante le numerose esternazioni di Paladino, non è ancora del tutto chiaro. Certo è che questi sopralluoghi non si capisce bene a cosa servano, dato che la situazione geo-ambientale risulta assolutamente INIDONEA (ci siamo perfino stancati di ripeterlo, altro che "potenzialmente idonea"...), checchè ne dicano, e ne scrivano, Belgiorno e la Provincia! L'altro fatto che registriamo è che, per parte di Paladino e contrariamente alle indiscrezioni fra ieri e oggi circolate, Macchia Soprana, Serre, non dovrebbe essere ampliata, ipotesi che, se si fosse concretizzata, avrebbe escluso, automaticamente, la soluzione Serra Arenosa.


Sempre nella giornata di oggi, l'intero Consiglio provinciale di Potenza ha approvato un ordine del giorno con cui dichiara «contrarietà» alla realizzazione di una discarica di rifiuti solidi urbani indifferenziati in località Serra Arenosa, tra Caggiano (Salerno) e Vietri (Potenza). Il Consiglio provinciale ha inoltre impegnato la giunta provinciale a «produrre tutti gli atti formali per impugnare la legittimità della delibera della Provincia di Salerno». Il sito è stato scelto dal Consiglio provinciale di Salerno ma, al momento, è stato dichiarato non idoneo dal commissario per l'emergenza rifiuti in Campania, Gianni De Gennaro.

Di questa netta, e ulteriore, presa di posizione non possiamo altro che compiacerci...

martedì 19 febbraio 2008

La Provincia va in Commissariato e Paladino smorza i toni... Giorni decisivi...

Indichiamo gli ultimi due articoli (cliccare sulla dicitura "primo link" che riguarda l'articolo del 18/02; cliccare sulla dicitura "secondo link" che riguarda l'articolo del 19/02) che La Gazzetta del Mezzogiorno ha pubblicato a proposito del caso-Serra Arenosa.

Riguardano l'annunciato, e nuovo (eufemismo!), studio di fattibilità presentato dall'ingegnere Vincenzo Belgiorno, per la Provincia di Salerno, al Commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania, nella giornata di lunedì 18 febbraio, affinchè il commissario De Gennaro possa esprimere la propria decisione finale avendo in mano anche la posizione della Provincia di Salerno. In esso sono state ribadite (primo link), senza vergogna nè ravvedimento, le valutazioni già contenute nella famigerata, ed incompetente, relazione tecnica, sulla quale si basò l'indicazione di Serra Arenosa da parte della Provincia. Ma, a parte ciò, vi consigliamo di leggere le odierne dichiarazioni (secondo link) rilasciate dall'ineffabile Angelo Paladino, assessore all'Ambiente della Provincia di Salerno. Egli ri-mescola, ancora una volta, le carte, e, forse perchè accortosi di essere divenuto indifendibile, non dimostra la solita fiducia in se stesso e nelle proprie azioni, anzi appare piuttosto titubante, evasivo e confuso, atteggiamento che per noi potrebbe rappresentare un segnale definitivamente positivo dopo due mesi di passione.

Da segnalare come l'assessore Paladino, nel primo dei due articoli in oggetto, si permetta d'ironizzare sul professor Ortolani, cioè una delle poche persone che ha dimostrato, e non solo in questa occasione, seria professionalità ed attenzione alle prerogative, ed ai diritti, dei territori e delle persone. Veramente deplorevole, ma non ci stupiamo più di nulla.

CONTINUIAMO A VIGILARE, LA LOTTA PERMANE SERIA E INTRANSIGENTE!



sabato 16 febbraio 2008

Cambia il piano De Gennaro: non ri-aprirà nessuna delle vecchie discariche, perchè inidonee. Finalmente un gesto di responsabilità!

Da un estratto (con nostri incisi in grassetto) de Il Corriere del Mezzogiorno di sabato 16 febbraio:

Il calcolo di previsione che il commissario per l'emergenza, il prefetto Gianni De Gennaro, provò a elaborare al momento del suo insediamento mirava a sfondare il tetto di 1 milione di tonnellate (ma non, come furbescamente ipotizzava Paladino, da depositare in una o due mega discariche soltanto, bensì indicando questa concreta cifra complessivamente, da smaltire in 4-5 discariche di media grandezza; in questo senso basta consultare l'originario piano De Gennaro, da noi precedentemte riportato, anche se ormai divenuto, quasi del tutto, carta straccia, come sarà chiaro nel prosieguo del presente articolo, ndr) da smaltire in cento giorni, in coincidenza con la fine del suo mandato. Ora, la portata si riduce (probabilmente si attesterà sulle 700 mila tonnellate, considerando l'andamento di raccolta attuale e sottolineando come si stiano stringendo i contatti con due associazioni tedesche impegnate nello smaltimento dei rifiuti, Itad e Bde, le quali hanno ricevuto una richiesta ufficiale per smaltire, tramite incenerimento, 200 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, ndr). Non solo. Infatti, De Gennaro punta ad aprire le discariche provinciali nel più breve tempo possibile, data l'imprecisione delle valutazioni pregresse (lasciate in eredità dalla precedente struttura commissariale, ndr), attestanti la bonifica e/o l'idoneità dei vecchi siti (che si prevedeva, appunto, di utilizzare secondo il piano De Gennaro, ndr), nei quali è stato, invece, impossibile operare alla luce dei preoccupanti esiti scaturiti dalle nuove analisi (con lo stesso commissario che, in una dichiarazione all'Ansa, è stato costretto ad ammettere che avevano ragione le locali popolazioni nel protestare, ndr). De Gennaro preferisce la riservatezza, ma sarebbero soprattutto le condizioni in cui versa Lo Uttaro, il sito di Caserta già posto sotto sequestro, a suscitare inquietudine. "A Montesarchio - dice De Gennaro - ho dovuto revocare l'ordinanza poichè è emerso un rischio statico dell'invaso. Ad Ariano Irpino (quasi a voler smentire, inconsapevolmente, le recenti dichiarazioni dell'assessore Paladino, il quale aveva giustappunto nominato Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpino, oltre che dimostrando, ancora una volta, come dei dati tecnici, ambientali e geologici, dalle parti del Commissariato, nonostante le deroghe, se ne tiene adeguatamente conto, ndr) ho disposto delle analisi ed è emerso che oltre a franare, la discarica è anche inquinata. A Villaricca mi accorgo che la capacità residuale è di appena 10 mila tonnellate e, fatti velocemente i calcoli, non mi conviene spendere soldi per uno spazio tanto insufficiente". A questo punto, diventa non solo necessario, ma improcrastinabile aprire nuovi invasi: "Chiuso il discorso con le vecchie discariche - affonda il commissario - dato che le carte che abbiamo trovato segnalavano situazioni ben diverse rispetto a quello che abbiamo effettivamente rinvenuto dopo aver eseguito i nostri esami, compresi i carotaggi obliqui e le analisi del terreno, non ci resta che aprire le nuove discariche provinciali" (ricordiamo che, secondo la legge 87/07, esse sarebbero da edificare a: Savignano Iripino (Av), Sant'Angelo Trimonte (Bn) e Terzigno (Na); il caso di Serre (Sa), è diverso: essa è già attiva ed è in fase di esaurimento; infatti, nella stessa legge 87, si demandava alla Provincia di Salerno d'individuarne un'altra in sua sostituzione: come tutti sappiamo, in tale ottica, è stata indicata Serra Arenosa, Caggiano (Sa); per quel che riguarda la discarica provinciale da ubicare nel territorio casertano, infine, nella legge 87 non v'è traccia, nè menzione, alcuna, ndr). Prosegue De Gennaro: "Tra una settimana incominceremo a lavorare a Savignano Irpino. Quindi, avvieremo Sant'Arcangelo Trimonte, nel Sannio, dove mi recherò martedì prossimo per incontrare i rappresentanti locali. Poi toccherà a Terzigno. Successivamente esamineremo quale discarica aprire nel Casertano e quale nel Salernitano". Per Savignano, De Gennaro ha già firmato gli atti amministrativi, c'è il progetto definitivo ed è stato modificato anche il provvedimento per gli espropri. "In due mesi - precisa - spero di poter occupare progressivamente sia Savignano che Sant'Arcangelo, giacché si tratta di siti capaci, rispettivamente, di accogliere 700 mila e 450 mila tonnellate". Per Terzigno, infine, è pronto lo studio di fattibilità del ministero dell'Ambiente.

venerdì 15 febbraio 2008

Voci di stampa...

Da un estratto de Il Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 13 febbraio:

Sul destino della discarica da realizzarsi a Caggiano si apre ufficialmente la "crisi" diplomatica tra Provincia di Salerno e commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti. A sancire il gelo è l'assessore provinciale alle Politiche Ambientali, Angelo Paladino, intervenuto ieri alla presentazione dello spot promozionale "Coltiva le differenze, che nelle prossime settimane sarà trasmesso dalle tv e dalle radio locali per sensibilizzare la popolazione all'abitudine della raccolta differenziata. "A fine settimana o al massimo nei primi giorni della prossima - ha esordito l'assessore - saremo a Napoli per presentare la nuova relazione tecnica preparata dal professore Vincenzo Belgiorno sulla discarica da realizzarsi a Caggiano. Restiamo convinti della bontà del lavoro fatto, ma siamo perplessi rispetto a quanto in realtà vuole il commissario De Gennaro. Se ha in mente una mega discarica da un milione di tonnellate (come sembra dalle ultime indiscrezioni rilanciate attraverso diversi organi di comunicazione, ndr), per reggere molto tempo, allora siamo su due strade completamente opposte e Caggiano, prevista per 300mila tonnellate, non potrà mai essere utilizzata per un quantitativo simile. Se così stanno le cose è meglio che ce lo dica subito".

Da La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 14 febbraio:

"La scelta di una mega discarica da un milione di tonnellate per De Gennaro potrebbe risolvere il problema dell'emergenza rifiuti ed escluderebbe automaticamente la località di Serra Arenosa in Caggiano, di dimensioni infinitamente inferiori." E' quanto sottolinea il sindaco di Caggiano, Giovanni Caggiano, secondo il quale "è giunto il momento di decisioni irrevocabili da parte della Provincia". Intanto, ieri mattina, il sindaco Caggiano ha inviato al presidente del Consiglio Provinciale una richiesta di audizione nella Conferenza dei capigruppo della Provincia di Salerno.

Da La Nuova Basilicata di giovedì 14 febbraio:

E' questa (l'ipotesi mega discariche, ndr), secondo Paladino, l'unica possibilità per non realizzare la discarica al confine tra le province di Salerno e Potenza. Anche perchè i rilievi tecnici evidenziati dai Comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, e dalle stesse Regione e Provincia di Potenza, non potrebbero aiutare in caso di necessità. "Parlare di sismicità o di vicinanza ai centri abitati - ha ricordato l'assessore - non farebbe recedere il Commissariato dal costruire la discarica tenuto presente che Ariano Irpino o altri siti che si trovano nella stessa situazione saranno riaperti" (vergogna, spudoratezza e mancanza di contatto con la realtà, da parte di Paladino, ancora una volta, ndr).

In attesa che venga fissato qualche punto fermo e preciso, valutiamo le indiscrezioni, deploriamo la solita ambiguità (tendente al pilatesco scaricabarile) dell'assessore Paladino e, soprattutto, segnaliamo uno spunto di riflessione: si è mai visto un responsabile dell'Ambiente, quale è Paladino, per il quale i requisiti tecnici, geologici e, giustappunto, ambientali, di una data zona, valgano meno di zero?








martedì 12 febbraio 2008

Informiamoci...

Da Il Manifesto del 10 febbraio 2008:

Acerra, gli affari dell'inceneritore

Inchiesta.

La Fibe voleva guadagnare dalla produzione di energia. Un business da milioni di euro. Bruciando di tutto, anche i pneumatici. Ecco cosa si nasconde dietro la costruzione dell'impianto.

Francesca Pilla
Napoli

Incenerire ogni cosa, tutta l'immondizia della Campania, plastica, carta, vetro, alluminio e perché no, anche pneumatici. Termovalorizzare, produrre energia e guadagnare miliardi di euro, con la garanzia di avere un monopolio per almeno 16 anni, ma attraverso le «mosse» giuste arrivare a un quarto di secolo e oltre. Sarebbe stato questo l'obiettivo Fibe-Impregilo, non certo i due miliardi e mezzo di euro serviti in 14 anni a mantenere in piedi le spese per il carrozzone del commissariato speciale. Le consulenze d'oro, gli stipendi milionari di Antonio Bassolino, del vicecommissario Raffaele Vanoli, del subcommissario Giulio Facchi (che negano di aver riscosso cifre da capogiro) sono una storia nella storia, se ci sono state spiegano solo in parte il disastro ambientale. Possono essere la ragione del consenso a un progetto «conveniente», dove anche i «raccomandati» fanno parte del sistema. Ma il come e il perché si arriva all'irreparabile nel sistema gestionale, ora in mano al prefetto De Gennaro, si chiama business e per i dirigenti Impregilo aveva un nome: il termovalorizzatore di Acerra. Per riuscire a costruirlo - secondo le indagini dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - Pier Giorgio Romiti a capo dell'Impregilo, Paolo Romiti direttore commerciale della controllata Fibe, gli altri dirigenti Armando Cattaneo e Vincenzo Urciuoli, insieme ai capimpianto dei cdr avrebbero ingannato, aggirato, lavorato sottobanco con la sola garanzia-speranza che il progetto andasse a buon fine. Nessuno si sarebbe dovuto accorgere che il cdr prodotto non era a norma, che non avevano in possesso le discariche dichiarate al momento della gara, che non si erano accollati le spese di spedizione delle ecoballe fuori regione (come pure previsto dal contratto). Una volta accesi quei benedetti forni di Acerra, le montagne di rifiuti si sarebbero volatilizzate nella cenere (anche tossica). Magari avrebbero ricevuto anche i complimenti delle amministrazioni e del governo di turno per avere messo la parola fine alle cicliche crisi campane. Di sicuro avrebbero guadagnato negli anni cifre astronomiche. E il commissario Bassolino? Per l'accusa avrebbe facilitato le operazioni e dato diversi, troppi, via libera e uscite «in sicurezza».

E' stata l'inchiesta della Procura di Napoli a evitare l'inevitabile. Tre anni di indagini che hanno prodotto oltre 100 mila pagine di fascicoli e 29 imputati. Cento faldoni zeppi di passaggi meticolosi, documenti, intercettazioni, compongono un impianto accusatorio confermato la scorsa estate dal gip Rosanna Saraceno, che ha disposto il sequestro di 750 milioni di euro e interdetto la ditta alla partecipazione di gare pubbliche di smaltimento rifiuti. Ora nell'udienza preliminare l'accusa cerca di confermare le tesi: hanno truffato la regione Campania e il governo per interessi privati. La camorra non c'entra un tubo nella lenta agonia che ha portato al collasso l'intero ciclo. Se pure si è infiltrata nei vari processi, il suo ruolo è stato marginale.

Come ti aggiro il contratto

La gara d'appalto del '99 era chiara e senza scappatoie. L'Impregilo avrebbe dovuto entro 14 mesi costruire il termovalorizzatore, avere a disposizione terreni e impianti funzionanti a norma di legge, in particolare al Dm del '98. Non avrebbe potuto subappaltare a terzi nessuna delle attività, anche del trasporto, e soprattutto in caso di disfunzioni o di slittamento dei tempi avrebbe dovuto sostenere ogni spesa relativa all'invio delle ecoballe fuori regione. Tutto disatteso. La multinazionale avrebbe mentito fin dall'inizio, partecipato senza avere la metà dei requisiti richiesti, tra l'altro lanciandosi in un'attività che nulla aveva a che fare con la sua esperienza in costruzioni. Come confermato dai fatti, l'Impregilo-Fisia-Fibe non ha rispettato nessuna delle prescrizioni, anzi quando si è accorta che il ciclo non funzionava avrebbe organizzato la truffa, tentando di guadagnare sui disastri. E' qui che Bassolino e il suo staff avrebbero commesso una serie di illeciti dal 2001 al 2004, concedendo deroghe su punti fondamentali del contratto. Non sarebbe stata infatti nei poteri del commissariato la possibilità di modificare la gara d'appalto per favorire l'azienda affidataria. Il commissariato avrebbe autorizzato, senza averne il potere, la «creazione» delle piazzole di sosta per le ecoballe: mostri come la cittadella della "munnezza" a Taverna del Re di Giugliano, a Villa Literno, a Santa Maria La Fossa. Non solo, si è accollato tutti i costi del mancato smaltimento e non ha «controllato» gli impianti cdr. Se è andata effettivamente così qual è il motivo? Sono stati aggirati o ci hanno guadagnato? Saranno i giudici a decidere.

Le banche sapevano?

I tecnici e i consulenti, però avevano le prove che il sistema era «taroccato». Sono, infatti, prima le banche finanziatrici a rendersi conto che qualcosa non quadra. Già nel 2001 la San Paolo Imi group e l'istituto di credito internazionale West Lb, alla richiesta di ingenti finanziamenti vogliono vederci chiaro e mandano un consulente, l'ingegnere Paolo Polinelli della Montgomery Watson. Nonostante i tentativi di dissimulazione e le analisi «addomesticate» dal laboratorio Fisia di Genova, Polinelli giudica inidonei gli impianti. Procede a nuovi controlli e come dichiarato ai pm conclude: «La nostra analisi del progetto fu progressivamente confortata da analisi sul cdr... fu considerato assolutamente lontano dai valori richiesti». Ma Armando Cattaneo, l'ex ad di Fibe, che secondo l'accusa sapeva e condivideva con la supervisione di Pier Giorgio Romiti, dà tutte le rassicurazioni sull'adeguamento. Le parti trovano un «escamotage», come riferisce Polinelli: «Il cdr sarebbe stato mediamente conforme ai parametri contrattuali». Prima del finanziamento avvenuto nel 2003 stipulano dunque un «Cdr side letter» dove si garantiscono eventuali adeguamenti. Solo il Credito Lyonnaise si era già sfilato, probabilmente aveva sentito puzza di «bruciato». Al telefono, nel maggio 2004, lo stesso Cattaneo afferma che mentre le banche si erano accorte dei problemi sulla qualità del cdr «il commissario (Bassolino, ndr) ha avuto un approccio blando». In seguito, con gli impianti che facevano acqua la Fibe decide di «andare oltre» e apre discariche fantasma per non vedersi chiudere i rubinetti da parte delle banche.

No differenziata, più energia

Già nel 2002, però, la situazione inizia a precipitare, da destra a sinistra in parlamento chiedono conto della monnezza in strada attraverso due interrogazioni parlamentari di Emidio Novi (Fi) e Pecoraro Scanio (Verdi). Nell'agosto 2002 Cattaneo scrive una nota al cdm «per dirimere ogni dubbio»: il materiale è a norma, cita i controlli Fisia di Genova. Dalla sua ha anche il via libera dell'Arpac, per questo è indagato il dirigente Maurizio Avallone, che nonostante i sopralluoghi non avrebbe mai denunciato le irregolarità. Il commissario Bassolino è l'intermediario con il governo e riesce a strappare diversi Opcm per fronteggiare la perenne emergenza. Piovono soldi, deroghe, poteri speciali. I progetti per la differenziata, però, non decollano. I motivi sono diversi. Nel 2005 sull'utenza in uso a Ettore Figliola, avvocato del dipartimento della protezione civile, la spiegano così: «Qui forse non hanno capito una mazza... è stata creata una società che ha fatto gli appalti per darli a. .. (indecifrabile) ...di intera proprietà del comune di Napoli. Bassolino e soci fecero una gara per la raccolta differenziata spendendo la bellezza di 280 miliardi; hanno poi comperato una serie di mezzi e autocompattattori per la munnezza normale? Dopo che glielo hanno dato all'Asia in comodato d'uso gratuito. Insomma il commissario compra i mezzi, li regala a qualcuno, qualcuno crea una società... peggio!». Ma questa è una supposizione ai limiti dell'illazione e non una prova.

Per l'accusa è invece un fatto che l'Impregilo avesse interesse a mettere di tutto nel termovalorizzatore per guadagnare di più e anche recuperare il tempo perduto a causa delle proteste degli acerrani, delle prescrizioni governative e delle inchieste. Infatti i magistrati, con diverse indagini parallele, iniziano via via a sequestrare gli impianti giudicati vecchi e inadeguati, bloccando un ciclo «artificioso». Non a torto visto che le «macchine» non riuscivano a stoccare nemmeno l'alluminio e i rifiuti presentavano più plastica in uscita rispetto all'entrata del talquale, come confermato perfino da un tecnico Fibe, l'ingegnere Sergio Pomodoro. Non solo. Nelle ecoballe ci finivano anche i pneumatici, che avrebbero aumentato l'energia prodotta dall'incenerimento. Ecco quanto si legge negli atti: «Effettuavano recupero di rifiuti speciali, pneumatici fuori uso, dotati di elevato potere calorifico destinati all'additivazione prodromica all'aumento del Pci delle balle di Cdr». Il tecnico della Fibe scrive nel tempo a tutti i dirigenti Impregilo per chiedere gli adeguamenti necessari per legge. Il 16-10-2002, in particolare, fa riferimento ai test interni nei siti di Caivano e Giugliano. «Mentre quelli di Caivano - scrive - sono ritenuti mediamente positivi (a parte il contenuto di cloro) quelli di Giugliano sono da ritenersi non soddisfacenti». Pomodoro sostiene anche che si tratta di una condizione generalizzata perché «le efficienze di separazione degli impianti sono sostanzialmente difformi da quelle di progetto (cioè va tutto insieme: carta plastica, metalli ferrosi, ndr)» e che si deve procedere all'adeguamento. Oggi, dopo sei anni, quell'adeguamento è ancora lettera morta.

Termovalorizzatori, la vera alternativa?

Il termovalorizzatore è un impianto che fa parte della mitologia, non della realtà: è la mistificazione pubblicitaria dell’inceneritore a recupero energetico, cioè un inceneritore che impiega il calore sviluppato nell’incenerimento dei rifiuti per produrre calore ed elettricità.
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.

Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf



La gestione a freddo dei rifiuti

Nell’ambito delle iniziative legate alla Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, promossa dalla coalizione mondiale GAIA, la Rete Nazionale ”Rifiuti Zero” e Greenpeace Italia pubblicano la traduzione del rapporto di Greenpeace Gran Bretagna: "GESTIONE A FREDDO DEI RIFIUTI. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”.

Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf