Ricordiamo, per dovere di cronaca, che l'individuazione degli impianti di Ferrandelle (Caserta) e Marigliano (Napoli) è stata oggetto, nelle ultime settimane, cioè prima della loro effettiva apertura, di consistenti proteste popolari (compresi tafferugli e scontri con le forze dell'ordine).
domenica 23 marzo 2008
Aggiornamenti...
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che l'individuazione degli impianti di Ferrandelle (Caserta) e Marigliano (Napoli) è stata oggetto, nelle ultime settimane, cioè prima della loro effettiva apertura, di consistenti proteste popolari (compresi tafferugli e scontri con le forze dell'ordine).
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argomento notizie
lunedì 17 marzo 2008
La Questione...
Cronaca di un disastro politico e della catena degli errori e delle responsabilità di due giunte regionali e del governo.
di Giuseppe Morrone
Le "ecoballe", di proprietà, per forza di cose, della Impregilo-Fibe, diventano così l'esempio e il paradosso della catena di scelte poco ponderate, per non dire peggio, che hanno portato all'attuale drammatica situazione. Però si continua come se non fossero, appunto, una "balla", una bugia, ecologica.
Liberazione, 13 Marzo 2008
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sabato 8 marzo 2008
Un pò di chiarezza...
Da allora è calato di nuovo il silenzio, rotto soltanto dalla pubblicizzazione di queste due vecchie ordinanze, assurdamente non notificate a chi di dovere nei tempi dovuti, le quali hanno scatenato l'ennesima ondata di speranze, timori, rettifiche e battage mediatico. Delle due ci interessa particolarmente la 620, che, è bene chiarirlo, oltre ad un discorso di prammatica, cioè revocare un'ordinanza precedente perché non vi è stato dato corso concretamente, non dice una sola parola di sostanza riguardo alla vera questione: dichiarare che il sito di Serra Arenosa è inadeguato dal punto di vista geo-ambientale, logistico e legale. Probabilmente non era questo il compito del commissario liquidatore, Goffredo Sottile, è vero, ma è altrettanto vero che il commissario De Gennaro, dopo aver dimostrato di recepire ben tre punti d'incompatibilità fra la serie di essi indicata dai Comuni di Caggiano e Vietri, e dalla Provincia di Potenza e dalla Regione Basilicata, non ha dato seguito fattuale a tale circostanza, esprimendo, ad esempio, una contrarietà chiara e netta all'indicazione della Provincia di Salerno, pronunciamento il quale, come riconosce perfino Angelo Paladino, avrebbe chiuso, e ancora chiuderebbe, definitivamente la questione. Sarà soltanto questione di tempo e sarà, quindi, che si attendono i risultati dei sopralluoghi tecnici delle ultime settimane? Lo vogliamo ancora sperare confidando nella competenza e nell'oculatezza, dimostrate, del commissario De Gennaro, ma intanto la delibera consiliare della Provincia di Salerno resta appesa a mezz'aria come un'ingiusta Spada di Damocle sulle nostre teste, e contro di essa potranno agire, ma in là nel tempo di qualche mese ed ovviamente in caso di accoglimento, soltanto i ricorsi presentati, negli ultimi tempi, presso il Tar del Lazio, dal Comune di Caggiano e dalla Provincia di Potenza.
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mercoledì 5 marzo 2008
Sul filo delle ordinanze...
Discarica di Serra Arenosa a Caggiano, punto e a capo. Il commissario delegato per la liquidazione della gestione commissariale e per la liquidazione della precedente gestione dei rifiuti in Campania, Goffredo Sottile, ha revocato l’ordinanza dell’ex commissario Pansa che prevedeva l’apertura, nella cava a cavallo tra le province di Salerno e Potenza, di una discarica a servizio di tutto il "salernitano". Firmata alcuni giorni fa, è stata resa pubblica soltanto ieri in tarda serata. Per l’assessore all’Ambiente della Provincia di Salerno, Paladino, occorrerà adesso attendere una posizione ufficiale del commissario De Gennaro che, però, sembra concentrato su altri problemi.
A presto per un approfondimento sulla questione, intanto segnaliamo come, oltre al ricorso al Tar del Lazio, contro la delibera consiliare della Provincia di Salerno che indicava in Serra Arenosa il sito cui allocare la futura discarica provinciale, effettuato dalla Provincia di Potenza, analoga operazione è stata effettuata dal Comune di Caggiano.
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giovedì 28 febbraio 2008
La Provincia di Potenza andrà al Tar del Lazio. Obiettivo: annullare la delibera della Provincia di Salerno su Serra Arenosa!
L'articolo de La Gazzetta del Mezzogiorno.
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mercoledì 20 febbraio 2008
Ancora una fumata grigia... Intanto la Provincia di Potenza s'impegna ad impugnare la delibera...
Da Ansa.it:
Di questa netta, e ulteriore, presa di posizione non possiamo altro che compiacerci...
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martedì 19 febbraio 2008
La Provincia va in Commissariato e Paladino smorza i toni... Giorni decisivi...
Da segnalare come l'assessore Paladino, nel primo dei due articoli in oggetto, si permetta d'ironizzare sul professor Ortolani, cioè una delle poche persone che ha dimostrato, e non solo in questa occasione, seria professionalità ed attenzione alle prerogative, ed ai diritti, dei territori e delle persone. Veramente deplorevole, ma non ci stupiamo più di nulla.
CONTINUIAMO A VIGILARE, LA LOTTA PERMANE SERIA E INTRANSIGENTE!
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sabato 16 febbraio 2008
Cambia il piano De Gennaro: non ri-aprirà nessuna delle vecchie discariche, perchè inidonee. Finalmente un gesto di responsabilità!
Da un estratto (con nostri incisi in grassetto) de Il Corriere del Mezzogiorno di sabato 16 febbraio:
Il calcolo di previsione che il commissario per l'emergenza, il prefetto Gianni De Gennaro, provò a elaborare al momento del suo insediamento mirava a sfondare il tetto di 1 milione di tonnellate (ma non, come furbescamente ipotizzava Paladino, da depositare in una o due mega discariche soltanto, bensì indicando questa concreta cifra complessivamente, da smaltire in 4-5 discariche di media grandezza; in questo senso basta consultare l'originario piano De Gennaro, da noi precedentemte riportato, anche se ormai divenuto, quasi del tutto, carta straccia, come sarà chiaro nel prosieguo del presente articolo, ndr) da smaltire in cento giorni, in coincidenza con la fine del suo mandato. Ora, la portata si riduce (probabilmente si attesterà sulle 700 mila tonnellate, considerando l'andamento di raccolta attuale e sottolineando come si stiano stringendo i contatti con due associazioni tedesche impegnate nello smaltimento dei rifiuti, Itad e Bde, le quali hanno ricevuto una richiesta ufficiale per smaltire, tramite incenerimento, 200 mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania, ndr). Non solo. Infatti, De Gennaro punta ad aprire le discariche provinciali nel più breve tempo possibile, data l'imprecisione delle valutazioni pregresse (lasciate in eredità dalla precedente struttura commissariale, ndr), attestanti la bonifica e/o l'idoneità dei vecchi siti (che si prevedeva, appunto, di utilizzare secondo il piano De Gennaro, ndr), nei quali è stato, invece, impossibile operare alla luce dei preoccupanti esiti scaturiti dalle nuove analisi (con lo stesso commissario che, in una dichiarazione all'Ansa, è stato costretto ad ammettere che avevano ragione le locali popolazioni nel protestare, ndr). De Gennaro preferisce la riservatezza, ma sarebbero soprattutto le condizioni in cui versa Lo Uttaro, il sito di Caserta già posto sotto sequestro, a suscitare inquietudine. "A Montesarchio - dice De Gennaro - ho dovuto revocare l'ordinanza poichè è emerso un rischio statico dell'invaso. Ad Ariano Irpino (quasi a voler smentire, inconsapevolmente, le recenti dichiarazioni dell'assessore Paladino, il quale aveva giustappunto nominato Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpino, oltre che dimostrando, ancora una volta, come dei dati tecnici, ambientali e geologici, dalle parti del Commissariato, nonostante le deroghe, se ne tiene adeguatamente conto, ndr) ho disposto delle analisi ed è emerso che oltre a franare, la discarica è anche inquinata. A Villaricca mi accorgo che la capacità residuale è di appena 10 mila tonnellate e, fatti velocemente i calcoli, non mi conviene spendere soldi per uno spazio tanto insufficiente". A questo punto, diventa non solo necessario, ma improcrastinabile aprire nuovi invasi: "Chiuso il discorso con le vecchie discariche - affonda il commissario - dato che le carte che abbiamo trovato segnalavano situazioni ben diverse rispetto a quello che abbiamo effettivamente rinvenuto dopo aver eseguito i nostri esami, compresi i carotaggi obliqui e le analisi del terreno, non ci resta che aprire le nuove discariche provinciali" (ricordiamo che, secondo la legge 87/07, esse sarebbero da edificare a: Savignano Iripino (Av), Sant'Angelo Trimonte (Bn) e Terzigno (Na); il caso di Serre (Sa), è diverso: essa è già attiva ed è in fase di esaurimento; infatti, nella stessa legge 87, si demandava alla Provincia di Salerno d'individuarne un'altra in sua sostituzione: come tutti sappiamo, in tale ottica, è stata indicata Serra Arenosa, Caggiano (Sa); per quel che riguarda la discarica provinciale da ubicare nel territorio casertano, infine, nella legge 87 non v'è traccia, nè menzione, alcuna, ndr). Prosegue De Gennaro: "Tra una settimana incominceremo a lavorare a Savignano Irpino. Quindi, avvieremo Sant'Arcangelo Trimonte, nel Sannio, dove mi recherò martedì prossimo per incontrare i rappresentanti locali. Poi toccherà a Terzigno. Successivamente esamineremo quale discarica aprire nel Casertano e quale nel Salernitano". Per Savignano, De Gennaro ha già firmato gli atti amministrativi, c'è il progetto definitivo ed è stato modificato anche il provvedimento per gli espropri. "In due mesi - precisa - spero di poter occupare progressivamente sia Savignano che Sant'Arcangelo, giacché si tratta di siti capaci, rispettivamente, di accogliere 700 mila e 450 mila tonnellate". Per Terzigno, infine, è pronto lo studio di fattibilità del ministero dell'Ambiente.
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venerdì 15 febbraio 2008
Voci di stampa...
Da un estratto de Il Corriere del Mezzogiorno di mercoledì 13 febbraio:
Da La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 14 febbraio:
Da La Nuova Basilicata di giovedì 14 febbraio:
E' questa (l'ipotesi mega discariche, ndr), secondo Paladino, l'unica possibilità per non realizzare la discarica al confine tra le province di Salerno e Potenza. Anche perchè i rilievi tecnici evidenziati dai Comuni di Caggiano e Vietri di Potenza, e dalle stesse Regione e Provincia di Potenza, non potrebbero aiutare in caso di necessità. "Parlare di sismicità o di vicinanza ai centri abitati - ha ricordato l'assessore - non farebbe recedere il Commissariato dal costruire la discarica tenuto presente che Ariano Irpino o altri siti che si trovano nella stessa situazione saranno riaperti" (vergogna, spudoratezza e mancanza di contatto con la realtà, da parte di Paladino, ancora una volta, ndr).
In attesa che venga fissato qualche punto fermo e preciso, valutiamo le indiscrezioni, deploriamo la solita ambiguità (tendente al pilatesco scaricabarile) dell'assessore Paladino e, soprattutto, segnaliamo uno spunto di riflessione: si è mai visto un responsabile dell'Ambiente, quale è Paladino, per il quale i requisiti tecnici, geologici e, giustappunto, ambientali, di una data zona, valgano meno di zero?
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martedì 12 febbraio 2008
Informiamoci...
Da Il Manifesto del 10 febbraio 2008:
La Fibe voleva guadagnare dalla produzione di energia. Un business da milioni di euro. Bruciando di tutto, anche i pneumatici. Ecco cosa si nasconde dietro la costruzione dell'impianto.
Francesca Pilla
Napoli
E' stata l'inchiesta della Procura di Napoli a evitare l'inevitabile. Tre anni di indagini che hanno prodotto oltre 100 mila pagine di fascicoli e 29 imputati. Cento faldoni zeppi di passaggi meticolosi, documenti, intercettazioni, compongono un impianto accusatorio confermato la scorsa estate dal gip Rosanna Saraceno, che ha disposto il sequestro di 750 milioni di euro e interdetto la ditta alla partecipazione di gare pubbliche di smaltimento rifiuti. Ora nell'udienza preliminare l'accusa cerca di confermare le tesi: hanno truffato la regione Campania e il governo per interessi privati. La camorra non c'entra un tubo nella lenta agonia che ha portato al collasso l'intero ciclo. Se pure si è infiltrata nei vari processi, il suo ruolo è stato marginale.
Come ti aggiro il contratto
La gara d'appalto del '99 era chiara e senza scappatoie. L'Impregilo avrebbe dovuto entro 14 mesi costruire il termovalorizzatore, avere a disposizione terreni e impianti funzionanti a norma di legge, in particolare al Dm del '98. Non avrebbe potuto subappaltare a terzi nessuna delle attività, anche del trasporto, e soprattutto in caso di disfunzioni o di slittamento dei tempi avrebbe dovuto sostenere ogni spesa relativa all'invio delle ecoballe fuori regione. Tutto disatteso. La multinazionale avrebbe mentito fin dall'inizio, partecipato senza avere la metà dei requisiti richiesti, tra l'altro lanciandosi in un'attività che nulla aveva a che fare con la sua esperienza in costruzioni. Come confermato dai fatti, l'Impregilo-Fisia-Fibe non ha rispettato nessuna delle prescrizioni, anzi quando si è accorta che il ciclo non funzionava avrebbe organizzato la truffa, tentando di guadagnare sui disastri. E' qui che Bassolino e il suo staff avrebbero commesso una serie di illeciti dal 2001 al 2004, concedendo deroghe su punti fondamentali del contratto. Non sarebbe stata infatti nei poteri del commissariato la possibilità di modificare la gara d'appalto per favorire l'azienda affidataria. Il commissariato avrebbe autorizzato, senza averne il potere, la «creazione» delle piazzole di sosta per le ecoballe: mostri come la cittadella della "munnezza" a Taverna del Re di Giugliano, a Villa Literno, a Santa Maria La Fossa. Non solo, si è accollato tutti i costi del mancato smaltimento e non ha «controllato» gli impianti cdr. Se è andata effettivamente così qual è il motivo? Sono stati aggirati o ci hanno guadagnato? Saranno i giudici a decidere.
Le banche sapevano?
I tecnici e i consulenti, però avevano le prove che il sistema era «taroccato». Sono, infatti, prima le banche finanziatrici a rendersi conto che qualcosa non quadra. Già nel 2001 la San Paolo Imi group e l'istituto di credito internazionale West Lb, alla richiesta di ingenti finanziamenti vogliono vederci chiaro e mandano un consulente, l'ingegnere Paolo Polinelli della Montgomery Watson. Nonostante i tentativi di dissimulazione e le analisi «addomesticate» dal laboratorio Fisia di Genova, Polinelli giudica inidonei gli impianti. Procede a nuovi controlli e come dichiarato ai pm conclude: «La nostra analisi del progetto fu progressivamente confortata da analisi sul cdr... fu considerato assolutamente lontano dai valori richiesti». Ma Armando Cattaneo, l'ex ad di Fibe, che secondo l'accusa sapeva e condivideva con la supervisione di Pier Giorgio Romiti, dà tutte le rassicurazioni sull'adeguamento. Le parti trovano un «escamotage», come riferisce Polinelli: «Il cdr sarebbe stato mediamente conforme ai parametri contrattuali». Prima del finanziamento avvenuto nel 2003 stipulano dunque un «Cdr side letter» dove si garantiscono eventuali adeguamenti. Solo il Credito Lyonnaise si era già sfilato, probabilmente aveva sentito puzza di «bruciato». Al telefono, nel maggio 2004, lo stesso Cattaneo afferma che mentre le banche si erano accorte dei problemi sulla qualità del cdr «il commissario (Bassolino, ndr) ha avuto un approccio blando». In seguito, con gli impianti che facevano acqua la Fibe decide di «andare oltre» e apre discariche fantasma per non vedersi chiudere i rubinetti da parte delle banche.
No differenziata, più energia
Già nel 2002, però, la situazione inizia a precipitare, da destra a sinistra in parlamento chiedono conto della monnezza in strada attraverso due interrogazioni parlamentari di Emidio Novi (Fi) e Pecoraro Scanio (Verdi). Nell'agosto 2002 Cattaneo scrive una nota al cdm «per dirimere ogni dubbio»: il materiale è a norma, cita i controlli Fisia di Genova. Dalla sua ha anche il via libera dell'Arpac, per questo è indagato il dirigente Maurizio Avallone, che nonostante i sopralluoghi non avrebbe mai denunciato le irregolarità. Il commissario Bassolino è l'intermediario con il governo e riesce a strappare diversi Opcm per fronteggiare la perenne emergenza. Piovono soldi, deroghe, poteri speciali. I progetti per la differenziata, però, non decollano. I motivi sono diversi. Nel 2005 sull'utenza in uso a Ettore Figliola, avvocato del dipartimento della protezione civile, la spiegano così: «Qui forse non hanno capito una mazza... è stata creata una società che ha fatto gli appalti per darli a. .. (indecifrabile) ...di intera proprietà del comune di Napoli. Bassolino e soci fecero una gara per la raccolta differenziata spendendo la bellezza di 280 miliardi; hanno poi comperato una serie di mezzi e autocompattattori per la munnezza normale? Dopo che glielo hanno dato all'Asia in comodato d'uso gratuito. Insomma il commissario compra i mezzi, li regala a qualcuno, qualcuno crea una società... peggio!». Ma questa è una supposizione ai limiti dell'illazione e non una prova.
Per l'accusa è invece un fatto che l'Impregilo avesse interesse a mettere di tutto nel termovalorizzatore per guadagnare di più e anche recuperare il tempo perduto a causa delle proteste degli acerrani, delle prescrizioni governative e delle inchieste. Infatti i magistrati, con diverse indagini parallele, iniziano via via a sequestrare gli impianti giudicati vecchi e inadeguati, bloccando un ciclo «artificioso». Non a torto visto che le «macchine» non riuscivano a stoccare nemmeno l'alluminio e i rifiuti presentavano più plastica in uscita rispetto all'entrata del talquale, come confermato perfino da un tecnico Fibe, l'ingegnere Sergio Pomodoro. Non solo. Nelle ecoballe ci finivano anche i pneumatici, che avrebbero aumentato l'energia prodotta dall'incenerimento. Ecco quanto si legge negli atti: «Effettuavano recupero di rifiuti speciali, pneumatici fuori uso, dotati di elevato potere calorifico destinati all'additivazione prodromica all'aumento del Pci delle balle di Cdr». Il tecnico della Fibe scrive nel tempo a tutti i dirigenti Impregilo per chiedere gli adeguamenti necessari per legge. Il 16-10-2002, in particolare, fa riferimento ai test interni nei siti di Caivano e Giugliano. «Mentre quelli di Caivano - scrive - sono ritenuti mediamente positivi (a parte il contenuto di cloro) quelli di Giugliano sono da ritenersi non soddisfacenti». Pomodoro sostiene anche che si tratta di una condizione generalizzata perché «le efficienze di separazione degli impianti sono sostanzialmente difformi da quelle di progetto (cioè va tutto insieme: carta plastica, metalli ferrosi, ndr)» e che si deve procedere all'adeguamento. Oggi, dopo sei anni, quell'adeguamento è ancora lettera morta.
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Termovalorizzatori, la vera alternativa?
La definizione di termovalorizzatore dovrebbe essere quella di una centrale elettrica che produce energia termica ed elettrica per cogenerazione bruciando come combustibile i rifiuti. Non serve scomodare i più grandi ingegneri e professori del mondo, basta uno studentello accorto per smentire questa definizione: è fisicamente impossibile che esista un impianto simile.
Cerchiamo di capirne qualcosa:
http://files.meetup.com/206766/GrilloNewsgiugno.pdf
La gestione a freddo dei rifiuti
Cliccando sul link lo si potrà consultare in versione integrale:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/gestione-rifiuti-a-freddo.pdf